Riciclare

2 0 0
                                    

Chiaramente quella notte l'ho passata in bagno. Avevo detto che sarei uscita una volta calmata, ma non successe proprio immediatamente. Nonna ha provato a dissuadermi più volte invitandomi ad andare a letto, ma non c'è stato verso.

Inoltre, non sono più uscita di casa. Neanche con la pioggia. Da allora passo le mie giornate tra tv, coperte e tè, esattamente come prima. Con l'elmetto ancora sotto il tavolino.

Adesso stanno dando un programma di cucina, il classico che spiega le ricette passo passo e ti illude di riuscire ad ottenere gli stessi perfetti risultati al primo colpo. Quante balle. E quante calorie, soprattutto ora che stanno facendo un dolce. Sbuffo stringendo a me Alfred con la mano sinistra mentre la destra fa ruotare il telecomando a vuoto.

Click

La porta si apre e riesco a distinguere le voci divertite di nonna e Sebastian. Scatto sull'attenti e abbandono Alfred sul divano mentre mi allungo per prendere l'elmetto.

"Dannazione!" mi maledico tra i denti per la mia scarsa elasticità. Sento le gambe soffrire nella posizione terribile in cui le ho piegate e le braccia iperestese si lamentano silenziosamente per l'improvvisa richiesta. Di là in cucina sento rumori di pacchi e confezioni manovrate e stipate nei pensili accompagnate dalla conversazione tra i due protagonisti della casa. Io rimango e forse rimarrò sempre un'estranea, una comparsa in questa storia che è la mia vita.

Essere i protagonisti deve essere affascinante, ma anche molto estenuante secondo me. Tu sei il centro di tutto, hai le tue responsabilità, i tuoi affetti, i tuoi doveri e diritti da far rispettare. Sembra proprio una bella gatta da pelare, per questo i protagonisti li invidio fino a una certa.

Stare dietro le quinte come me ti permette di avere molta più libertà, meno preoccupazioni, almeno in teoria, e una manciata di problemi lasciati a metà perchè se non sei il protagonista, non ti corre dietro nessuno. E i traumi rimangono lì a fissarti, dopo un po' si stancano perfino di tormentarti e poi finisce che decidi di invitarli a bere un tè. Perchè a chi non piace un bel tè caldo? Perchè se tanto dovete convivere, tanto vale farlo in pace e non in conflitto.

Ma tornando al mondo reale e non alle mie riflessioni astratte e astruse, ho appena varcato la porta della cucina ritrovandomi quattro paia di occhi sorpresi addosso.

"Questo è tuo" pronuncio dopo aver ripreso fiato dai pochi passi effettuati per cambiare stanza.

"Non direi" Sebastian fissa l'elemetto per parecchio tempo prima di rispondere. Poi fa scorrere lo sguardo ghiacciato sul mio braccio fino a risalire al mio volto scavato. Non riesce a nascondere una leggera smorfia, ma ormai ci sono abituata. Al contrario di molte ragazze della mia età, le mie borse non sono firmate Louis Vuitton e costano solo qualche notte insonne al posto di migliaia di euro. Un affare da non perdere.

"Invece direi di sì... dato che sei tu l'unico che fa... equitazione qui in mezzo" con calma articolo quella che credo essere la frase più lunga che abbia mai pronunciato da quando ho messo piede in questa casa.

"Invece direi di no dato che era sotto il tuo albero di natale, con il tuo nome sopra" continua imperterrito mostrandomi un sorriso sfacciato. La nonna ridacchia sotto i baffi e ammira soddisfatta quel pagliaccio che le passa l'ennesima verdura da riporre nel cassetto.

"Bene, allora te lo ri-regalo in vista delle tue future cavalcate verso l'orizzonte" scuoto l'oggetto in questione al termine del mio braccio per spronarlo a prenderlo. Ovviamente, senza risultato.

"Non si riciclano i regali" mi ammonisce dandomi le spalle per riporre l'aglio in uno scaffale alto altrimenti irraggiungibile dalla nonna, che questo giro non riesce a frenare una risatina sommessa.

Assottiglio gli occhi "Sempre meglio che buttarli" minaccio esasperata, con la gola che brucia per lo sforzo "Ormai ho detto che è tuo, riprenditelo" affermo senza mezzi termini. Le gambe mi tremano per il troppo tempo in piedi e gli occhi sfarfallano per gli zuccheri mancanti all'appello.

"Io ti ho detto che è tuo"

"Invece no..."

"Invece sì"

"Invece no"

"Invece sì"

"Invece no!"

"E va bene" accetta dopo avermi fatto alzare la voce "Però sarai tu a portarlo al suo posto". Sorride beffardo appoggiandomi una mano sulla spalla mentre esce. E io rimango esterrefatta a riprendere fiato con il braccio che si regge allo stipite della porta. Questo qua è tutto scemo. Scuotendo la testa torno sul divano con l'arma del delitto ancora in mano per riprendere il fiato sprecato con lui nella discussione più lunga dell'ultimo anno.

ĂmorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora