Capitolo 19

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La mattina mi sveglio grazie a un buon odore di torta provenire dalla cucina e per paura che qualcuno finisca il dolce prima del mio arrivo mi vesto come un fulmine e mi fiondo a tutta velocità. Quando arrivo mi rendo conto che l'idea di accaparrarsi quel dolce così buono fatto da Tia Jiuleta non è solo mia,  la maggior parte della famiglia è a tavola a sgranocchiare la colazione. Saluto tutti con poca attenzione e prendo posto a tavola con la bava alla bocca, afferro un pezzettino velocemente e scopro che il dolce è alla mele "Buonissima!" esclamo tutta felice di iniziare la splendida giornata così.

"A che punto sei con il controllo del tuo talento cara?" mi chiede Abuela mentre, aiutata da Casita, sparecchia la tavola "A buon punto credo" buon punto può essere considerato evitare che Mirabel mi spacchi la faccia?

"Bene" continua lei "Perché a fine estate, oltre che iniziare la scuola-tira un occhiataccia a Camilo- speravo che venissi ad aiutarci al villaggio" finisce la frase con un tono suadente "Certo!" dico io piena di entusiasmo, che viene malamente spezzato da Camilo che ride "Non sarà facile" spiega "Avrai bisogna di qualcuno che ti aiuti" fa gli occhioni grandi sperando in una mia risposta positiva "Grazie Camilo, ma se va bene preferirei che mi aiutasse il signor Bruno" mi pare una risposta ovvia dato che ormai è mio padre "Ne sarei felicissimo" risponde lui con i baffi imbrattati di latte bianco, Abuela alza un sopracciglio poco convinta "Meglio sicuramente di Camilo" borbotta alla fine.

La mia bellissima colazione viene bruscamente interrotta da un urlo, di scatto mi alzo dalla mia sedia come tutti i presenti e corriamo a vedere cosa è successo, l'immagine che mi si para davanti mi lascia di stucco e credetemi: di scene strane io ne ho viste. La scala della casa sta trascinando Mirabel a mo' di scala mobile dei centri commerciali, ma lei non sembra felice, ha gli occhiali storti ed è a quattro zampe. "Casita" esclamo esasperata, ma Bruno dietro di me mi fa segno di guardare più in alto a Mirabel: la parete è illuminata di oro, sta tracciando due porte luminose su cui stanno comparendo due sagome ancora indistinte.

Le piastrelle sotto i miei piedi si muovono da sole conducendomi alle scale, d'istinto arretro ma mi trovo bloccata dalla corrente che mi spinge a continuare finché una piastrella fa un movimento più brusco rispetto alle altre e mi catapulta su uno scalino dove accidentalmente sbatto la testa. Vedo tanti puntini neri ballare davanti agli occhi mentre le figure intorno a me si fanno a poco a poco sfuocate fino a diventare macchie indistinte, il sangue mi pulsa forte, quasi da sembrare un martello picchiato sulla mia testa. Mi accovaccio a terra mentre le scale mobili mi trascinano di sopra, non capisco bene cosa sta succedendo di sotto: sento solo gli strilli di Mirabel sopra di me e un campanello suonare con insistenza. Cerco di alzarmi in piedi barcollando a destra e a sinistra e sarei caduta se non fosse stato per la mia amica che mi sostiene "Ti sei ripresa?" biascico divertita e non troppo contenta, non sono mai stata ubriaca, ma non credo sia tanto diverso da ora. Metto leggermente più a fuoco le immagini di fronte a me ma ormai la corsa sulle scale è finita e di nuovo le piastrelle sotto i miei piedi si muovono separando me e l'altra vittima, ci spingono contro il muro parallelamente e per fortuna due porte create mentre ero stordita si aprono due secondi prima dello schianto facendomi entrare e cadere sul pavimento poi la porta si chiude con un botto. 

Mi gira ancora la testa quando mi accorgo che sono chiusa dentro una stanza che fino a due secondi fa non esisteva, schioccò la lingua indispettita e faccio per tirarmi su quando le mie mani perdono la presa sul pavimento e scivolo con la schiena contro, sbuffo irritata e mi giro, tiro l'urlo più acuto fatto in tutta la mia vita, mi rizzo in piedi con uno stecchino e realizzo che mi trovo dentro una stanza che in realtà è il cielo. Il pavimento è un alternarsi di nuvole e cielo che mette i brividi, come le pareti e il soffitto. Prendo fiato e mi avvicino cautamente alla porta, respiro e dico tra me e me "Ora apro la porta e tutto andrà bene" strattono la maniglia verso di me, ma questa è bloccata, prova a spingerla ma nulla da fare "E no, non puoi dirmi che sono bloccata qui dentro" piagnucolo al nulla, riprovo una decina di volte prima di capire che non c'è modo di aprire la porta, mi chiedo se anche Mirabel è bloccata lì dentro. 

Mi obbligo a non strillare come una bambina ma a ragionare, mi metto seduta a gambe incrociate attaccata alla porta e rifletto: la parete illuminata che crea delle porte l'ho già sentita. . . Quello che mi ha raccontato Mirabel!  Quando Casita da un talento nuovo si crea una nuova stanza, lei non ha un talento, forse è arrivata l'ora che Casita glielo doni? Ma comunque gli ha già dato una stanza. . . Inoltre io ho un talento. . .

Provo ad attivare la mia telepatia ma mi rendo conto che non ho niente da far levitare, di botto la stanza emette un sibilo di accensione, come se avessi schiacciato l'interruttore, dal fondo parte una linea oro che avanza verso di me facendo scomparire tutto il cielo, emetto un sibilo strozzato e mi copro gli occhi con le mani sicura di cadere nel nulla, ma questo non succede.

Riapro gli occhi e scopro di essere in una stanza completamente diversa dalla stanza cielo: sono dentro una camera che sembra celebro(x-men), con un soffitto altissimo rotondo fatto interamente di pannelli (non blu) ma viola, al centro non c'è nulla, ma la strana foschia oro sta creando nuovi arredi.

Senza accorgermi inizio a fluttuare verso l'alto, come se fossi sott'acqua, arrivo a toccare il tetto, divertita mi do la giusta spinta per tornare a terra, quando tocco il pavimento al centro la nebbia si espande rivelando ciò che c'è sotto: la stanza circolare è circondata da una libreria da sette scaffali, al centro c'è un bellissimo letto che sembra fatto di zucchero filato. Salto sul letto che rimbalza proprio come mi aspettavo che facesse una nuvola, mi accorgo che non tutto è ricoperto da libreria ma che in due angoli opposti ci sono strani macchinari, ma alzo e fluttuo verso il più vicino. Un laboratorio di ... Fisica? Chimica? Credo entrambe . . . Sono abbastanza bravina quindi sorrido soddisfatta e a saltelli mi dirigo verso l'altro macchinario. Credo sia un pannello di controllo perché è pieno di strani pulsanti e al centro c'è un semi-planisfero oscurato, lo tocco e quello si illumina, mostra l'America e l'Europa, lo faccio ruotare con la mano e quello mostra la Russia e l'Asia, per curiosità tocco un punto a caso della Cina e tutti i pannelli della stanza si attivano trasformandosi in una grande catene di montagne, che credo sia l'Himalaya, innevate, mi alzo in aria per vedere il paesaggio più da vicino e con mio grande stupore giro molto più lontano di quella che era il soffitto rotondo di partenza, torno al pannello e clicco il Giappone, mi catapulto a Tokyo, un auto mi attraversa senza ne ma ne se e a me va benissimo così, girovago un po' nella città strapiena di gente, piangendo il mio essere invisibile, avrei potuto mangiare o comprare manga, in giapponese ma dettagli, uso il mio talento per prendere una bacchetta e a quanto pare posso prendere tutto quello che voglio finché resto nella simulazione, creata forse per allenare il mio potere.

    Mentre passo davanti a una vetrina piena zeppa di action figure, ri-rimpiangendo il fatto che sia una simulazione, sento un esplosione e tanto fumo provenire da un palazzo, che però rimane intatto mentre la simulazione sfarfalla, preoccupata mi avvicino e perdo un battito quando vedo un buco nella mia stanza, che per fortuna si sta già rigenerando, Mirabel è al centro con un ago appuntito in mano, corre ad abbracciarmi e tutta allegra dice "Ho un nuovo talento" mi mette davanti agli occhi l'ago, per poco non mi acceca "Ho questo ago con cui posso creare di tutto" saltella euforica, poi torna seria, bipolare la ragazza "Comunque dobbiamo aprire un varco per uscire" la guardo male, non voglio altri buchi in camera mia "Tranquilla Casita sistema tutto"

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Encanto: Camilo MadrigalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora