4. Paulo Dybala

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Scesi le scale di casa mia per raggiungere il piano terra per fare colazione con i miei genitori, come ogni mattina

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Scesi le scale di casa mia per raggiungere il piano terra per fare colazione con i miei genitori, come ogni mattina. Sbadigliai e mi stiracchiai mentre prendevo posto accanto a mia mamma e di fronte a papà che leggeva il giornale.

« Buongiorno. » Dissi afferrando la bottiglia di latte sulla tavola e versandone il contenuto nella mia amatissima tazza rosa.

« Buongiorno tesoro. » Rispose mia mamma rivolgendomi un sorriso.

« Papà buongiorno. » Ripetei notandolo spento e cupo rispetto al solito.

« Papà è triste oggi... » Borbottò mia madre.

« Perché? — Alzai un sopracciglio. — La Juve ha pure vinto ieri! Perché mai dovrebbe- »

« Paulo Dybala non rinnoverà il suo contratto con la Juventus. Dal primo luglio non sarà più un calciatore bianconero. » Rispose lui con voce spezzata.

Immediatamente sentii una scarica elettrica percorrermi il corpo e le mani iniziarono a tremarmi come prima di un esame importante.

« P- Paulino? » Balbettai provando a non far diventare i miei occhi lucidi.

Io e papà eravamo juventini da una vita ed eravamo cresciuti con i gol della Joya, anche se lui non sapeva niente della mia storia con lui. Nessuno sapeva niente, se non la mia migliore amica.

« Si, Bianca. Paulino... »

« Ma lo zio non aveva detto che- » La voce mi si spezzò mentre ricordai quando mio zio, nonché presidente della Juventus Andrea Agnelli, ci aveva informati che Paulo sarebbe rimasto volentieri a Torino e che considerava questa città come la sua casa — il suo luogo de cuore dov'era cresciuto.

« Si... Ma a quando pare non è così. »

« Cazzo... » La voce mi uscii in un sussurro, bevvi il latte nel modo più velocemente possibile e mi avviai a passo svelto verso la mia camera, con gli occhi gonfi di lacrime.

Aprii immediatamente Instagram e la mia home venne invasa da post del numero 10, del mio numero 10. Del ragazzo che amavo nonostante fosse andato tutto storto ed adesso neanche ci parlavamo.
Scoppiai in un pianto e singhiozzai come una stupida, non avrei mai pensato di ridurmi così per un calciatore, o meglio dire per amore.
Immediatamente — all'improvviso — tutta la nostra storia mi passò davanti agli occhi: dalla prima volta che lo vidi esordire sul campo juventino, alla prima volta che mi ha notata, al primo bacio, fino alla litigata che ci ha portato qui oggi, a soffrire come due pezzi. O almeno, io soffrivo come una pazza mentre lui era circondato da modelle sexy da mozzare il fiato.
Tirai sul col naso e decisi che, una volta rientrata dall'università, sarei andato a cercarlo fuori dalla Continassa, fregandomene altamente di tutti i suoi compagni. Tanto lo sapevano anche loro che c'era qualcosa tra noi due, lo si percepiva e poi, diciamocelo, Paulo non era bravo a mentire.

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