1. Matteo Pessina

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Ero diventata da poche settimane una delle fotografe della squadra bergamasca, meglio conosciuta come Atalanta, e mi stavo ambientando abbastanza bene

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Ero diventata da poche settimane una delle fotografe della squadra bergamasca, meglio conosciuta come Atalanta, e mi stavo ambientando abbastanza bene. Diego, nonché uno degli altri fotografi assunti insieme a me, era l'unico ragazzo con il quale mi trovavo veramente bene qui a lavoro, era l'unico con cui riuscivo a parlare liberamente.

« Va bene, allora ci vediamo domani. »Abbozzai un sorriso al mio amico pronta per andare ad aspettare l'arrivo del taxi che avevo chiamato poco fa.

« Ciao a domani. » Mi salutò.

Aspettavo impaziente poco fuori il parcheggio stringendomi per bene nel cappotto che sembrava non tenermi per niente al caldo. Dicembre era alle porte ed ogni giorno lavorare era pesantissimo a causa delle basse temperature.
Fu solo in quel momento che mi accorsi di avere con me solamente la borsa e di aver dimenticato l'oggetto più importante della mia vita: la macchina fotografica.
Sgranai gli occhi e mi avviai a passo svelto verso la struttura del centro sportivo Bortolotti maledicendomi infinite volte per la mia noncuranza delle mie azioni e per la mia mancata attenzione.

« Cazzo! » Imprecai quando notai che la porta d'ingresso era chiusa e che non conoscevo alcuno ingresso secondario dal quale intrufolarmi nell'edificio.
Mi portai le mani nei capelli preoccupata ed iniziai a pensare al peggio. E se qualcuno me la rubasse? Vale più della mia vita quell'oggetto divino.

« Tutto bene? » Una voce alle mie spalle mi fece sussultare e per poco non mi esplose il cuore nel petto quando vidi il centrocampista numero 32 dell'Atalanta scrutarmi attentamente.

Appena mi voltai per guardarlo mi tornò in mente cosa successe lo scorso sabato sera. Immagino che voi possiate già immaginare a cosa portino qualche drink di troppo in una discoteca.
Ho ricordi vaghi, non troppo precisi, ma sapevo benissimo che cos'era successo tra di noi. Ricordo benissimo lui che mi dice di seguirlo sui divanetti del locale, poi mi fa sedere sopra di lui ed iniziamo a baciarci con foga strusciandoci e facendo scontrare parecchie volte i nostri corpi.

"Respira e non diventare rossa come un pomodoro", mi ripetei, ma ovviamente avvampai alla sua vista. Diciamocelo, quel ragazzo era veramente perfetto, poi aveva un sorriso ed un fisico a dir poco magnifico.

« Emh. - Balbettai imbarazzata tenendo lo sguardo basso per non incrociare i suoi occhi. - Ho lasciato dentro la mia macchina fotografica e non so come entrare. »

« Allora puoi stare tranquilla. - Mi rivolse un sorriso, e che sorriso ragazzi miei. - Ho le chiavi. » Mi sventolò davanti agli occhi un mazzo di chiavi, successivamente ne inserì una nella toppa e mi fece largo nel centro sportivo.

« Grazie. » Lo ringraziai timidamente seguendolo e soffermandomi particolarmente sulla sua figura che mi incantava ogni volta che ci posavo sopra gli occhi, anche solo per un istante.

« Comunque tranquilla per la scorsa sera, è tutto okay, non devi imbarazzarti così tanto. »

« Non sono imbarazzata, Matteo. » Mentii ed iniziai a camminare verso il mio armadietto dove avevo lasciato la macchina fotografica.

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