L'aria era più scura e il cielo più grigio.Forse era solo un'impressione, ma pareva che le fabbriche in periferia infestassero la città stessa con i loro fantasmi, e i loro fumi. Harry non aveva idea di quali industrie ci fossero ora a Slough, ma neanche gli importava. Da qualche parte doveva ancora esserci il dipartimento di confezionamento di Mars con grandi pentoloni di caramello e di cioccolato, e tutti i conservanti che rendevano quelle barrette così buone. Tuttavia, non erano i fumi, né le fabbriche, a rendere tetra quella giornata. Il vento aveva iniziato a soffiare durante la notte con i fruscii sull'erba e tra le fronde degli alberi, e aveva trascinato con sé delle pesanti nubi grigie. Non aveva piovuto, però. L'asfalto era rimasto asciutto, e le temperature nella media per essere fine estate.
In fin dei conti, non era nemmeno colpa di Slough se di sorrisi, quel giorno, non ce n'era traccia. Non era colpa di Slough, se Pete era morto.
Harry si stropicciò gli occhi con le dita lunghe e risollevò la testa. I ricci corti gli solleticarono la fronte, ma si impose di non muoversi perché era da tutta la cerimonia che continuava ad ondeggiare sulla sedia. Si aggiustava il colletto della camicia che stringeva sulla gola, sistemava la manica della giacca nera, scrollava le spalle e piegava la schiena intorpidita dalla seduta di legno. Era arrivato all'ultimo minuto per evitare i saluti prima della cerimonia e si era seduto in una qualsiasi delle file, non troppo in fondo per non sembrare il ritardatario che era e non troppo avanti per farsi notare nel camminare a testa alta quando tutti erano già accomodati. Tuttavia, prima o poi sarebbe dovuto andare a fare le condoglianze ai genitori di Pete, e anche a sua moglie.
Pete lo aveva invitato al matrimonio due anni prima. Due anni. Peter Langley si era sposato a ventiquattro anni con la ragazza con cui era fidanzato dal liceo, Janette Dawson. Avevano partecipato insieme ad un ballo di fine anno e d'allora non si erano più separati. Peter era bruno con gli occhi scuri, gli zigomi pronunciati e il naso lungo e appuntito. Janette gli somigliava, in un certo senso, anche se aveva lunghi capelli biondi che lui annusava spesso quando le dava un bacio sulla tempia, perché gli piaceva il profumo alla pesca dello shampoo. Lo diceva spesso. Gli altri ridevano di lui, Harry invece lo trovava carino.
Chissà se Janette avrebbe continuato a usare quello shampoo, ora che Pete non poteva più annusarlo.
Comunque Harry non era andato al matrimonio. Aveva usato una scusa stupida, tipo che doveva lavorare, e non ci era andato. Ora i sensi di colpa lo soffocavano come il colletto della camicia.
Un brivido lo scosse e si mosse ancora sulla sedia, strofinando i palmi delle mani sui pantaloni scuri. L'uomo accanto a lui gli gettò un'occhiata di rimprovero e Harry serrò le labbra.
Era nervoso. Preoccupato. Spaventato, anche.
C'era stato un altro anno di morte, tempo prima. Un anno buio, scurissimo, nero come una notte senza luna e senza stelle, nero come la pece. Era stato un tunnel senza fine. Le ferite erano state così tante e così profonde da sembrare irreparabili. Ma non ci voleva pensare. Non più, almeno.
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CEASEFIRE
FanfictionNon si salutarono. Si guardarono e basta. Quando furono abbastanza vicini per parlarsi, invece, non pronunciarono nemmeno i propri nomi. «Ti sei tagliato i capelli» iniziò Louis. Harry esitò. «Anche tu». © livresdelu | 2022 fanart di sweetomlinsun c...