24. chase the sun

436 31 27
                                    



Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



L'aria vibrava di un fresco tepore e delicato gelsomino, quel pomeriggio soleggiato di metà febbraio.

Sembrava che anche l'inverno si fosse stancato di essere così rigido. Dopo una settimana di vento gelido e temperature bassissime, finalmente il sole era tornato a fare capolino oltre le nuvole, ed era apparso più caldo e luminoso che mai. È proprio vero che se non ci fosse l'inverno, la primavera non sarebbe così singolare.

Le previsioni del meteo facevano ben sperare per la seconda metà di febbraio, anche se ovviamente la primavera era ancora molto lontana. Eppure, i londinesi non si facevano mai scappare quelle piccole opportunità e quei piccoli momenti felici. Bastava un solo giorno di sole per sopperire a mesi di pioggia, e tutti lasciavano l'auto nel vialetto e dimenticavano la metro per buttarsi in strada a passeggiare, con i raggi di sole tiepidi sul viso e un gran sorriso sulle labbra. C'era chi aveva già organizzato un picnic per quel weekend e chi pensava ad una gita fuori porta per festeggiare il bel tempo. L'erba era luccicante di brina, ma non più di ghiaccio. I parchi riprendevano vita.

«Dovremmo andare da qualche parte» mormorò Harry, corrucciato, gli occhi fissi sul cespuglio di gelsomini in fondo al vialetto.

«A volte mi chiedo come tu possa essere tanto intelligente e tanto stupido al tempo stesso».

Harry sollevò le sopracciglia e i suoi tratti si distesero all'istante. Abbandonò con lo sguardo i piccoli fiori bianchi e si voltò verso quella voce frizzante come il vento leggero che gli scompigliava i ricci.

Louis lo guardava divertito da sotto il ciuffo di capelli morbidi che gli copriva la fronte. Era ormai alla fine della terza settimana che trascorreva al Saint John Hospital e oltre ai capelli aveva lasciato crescere barba e baffi, che gli avrebbero donato un'aria più adulta e matura se solo non fosse stato per quegli occhi azzurri pungenti e il suo sorriso furbo.

Non aveva tutti i torti, comunque.

Era la prima volta che metteva il naso fuori dalla stanza 4820 e che riassaporava l'ossigeno e lo smog di Londra. Harry aveva insistito. Era arrivato a lavoro in bicicletta e, rinvigorito dalla pedalata e dalla bella giornata, non aveva esitato un attimo a prendere una sedia a rotelle e convincere Louis ad uscire, anche se era pur sempre il cortiletto dell'ospedale. Tuttavia avrebbero dovuto attendere ancora un po' prima di fare qualche gita fuoriporta.

«Non penso andrò molto lontano per un po' di tempo ancora» specificò Louis, siccome l'altro non diceva niente.

Harry lasciò ricadere lo sguardo sulla coperta di pile che lo copriva e sulle ruote della sedia accanto alla panchina dove invece si era seduto lui.

«Credo che dovresti richiedere le dimissioni anticipate» mormorò, invece.

Louis comprese dal suo tono di voce serio che non stavano più avendo una conversazione leggera sul tempo o sulla primavera.

CEASEFIREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora