14. vulnerable in trust

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Si dice che onestà e sincerità rendano vulnerabili

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Si dice che onestà e sincerità rendano vulnerabili. Si dice che amare, renda vulnerabili. Si dice che sia meglio rischiare e finire per soffrire che non provare nulla. Si dice che essere vivi sia sinonimo di essere vulnerabili.

Si dicono tante cose, in fondo.

Quando si è bambini si riesce a percepire la propria vulnerabilità, diventa una sensazione materica, qualcosa che si può sfiorare e abbracciare, qualcosa che si può toccare. Da bambini si riconosce di non avere potere e ci si affida agli adulti, ai genitori, per essere protetti e soddisfatti. Da bambini si pensa che una volta cresciuti non ci sia più quella coperta pesante di paura, perché una volta cresciuti ci si potrà soddisfare da soli. Eppure, crescere non è cancellare quella vulnerabilità, ma scoprirla e, in un certo senso, accettarla. Solo accettandola, si può continuare a vivere.

Tutto ebbe inizio un piovoso sabato di novembre.

L'ospedale brulicava di persone, i corridoi erano pieni di infermiere e dottori che correvano a destra e a sinistra per accontentare le richieste di tutti. Il laboratorio faceva gli straordinari per consegnare le analisi in tempo.

Pioveva da tre giorni senza alcuna interruzione. Le persone erano scivolate lungo i marciapiedi, le auto si erano scontrate e gli incidenti domestici tra elettricità e acqua si erano accumulati insieme agli altri traumi, intasando il pronto soccorso e l'intero ospedale. Tutta quella pioggia non era particolarmente strana per Londra, ma le persone continuavano a sorprendersene come se quello non fosse autunno, e come se quella non fosse la Gran Bretagna.

Harry aveva trascorso la sua mattinata nei corridoi del piano terra. Aveva accolto i malati delle ambulanze, aveva indirizzato gli specializzandi del primo e del secondo anno sui casi con maggiore emergenza e aveva sistemato quelli che non correvano grossi rischi. Qualcuno era finito alle suture, altri erano potuti entrare in sala operatoria.

Sebastian aveva trascorso tre ore con il dottor Campbell per occludere un'emorragia celebrare dovuta ad un trauma cranico.

Harry aveva guardato dalla galleria, silenziosamente. Sloan aveva svolto un altro intervento di routine insieme a O'Brian per la sostituzione di una valvola cardiaca e aveva invece richiesto Sebastian, ora libero, per un caso di emergenza con una perforazione polmonare.

Harry aveva sempre guardato dalla galleria.

Sapeva perfettamente di non doversi aspettare niente. Sloan lo aveva avvertito la prima volta, ordinando di ubbidirgli in silenzio e nient'altro dopo l'episodio in pediatria, e quando il primario gli aveva dato la possibilità di superarlo in quell'embolectomia... era stato l'inizio della fine. Si era sentito vivo come mai prima d'ora a svolgere quell'operazione da solo con il braccio dentro Jimmy fino al gomito e gli infermieri di chirurgia a disposizione pronti a seguire i suoi ordini. Solo quando era uscito dalla camera sterile aveva capito quanto fosse grave ciò che era appena successo.

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