epilogue.

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Come chirurgo era abituato a vivere in un mondo in cui le situazioni peggiori sono all'ordine del giorno

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Come chirurgo era abituato a vivere in un mondo in cui le situazioni peggiori sono all'ordine del giorno. Non a caso era un pessimista, anche se Harry preferiva definirsi realista, perché in quanto medico si affidava solo alla realtà, ai fatti, senza abbellire o imbruttire le situazioni. Semplici, duri fatti. Evitava di sperare che le cose andassero per il meglio perché sapeva che la maggior parte delle volte ciò non accade.

Come medico era addestrato a fornire ai pazienti risposte semplici serafiche, ma i pazienti non vogliono i fatti. I pazienti vogliono sapere se il dolore passerà, se si sentiranno meglio, se sono finalmente guariti o se riusciranno a guarire in un futuro più o meno distante. Quello che i pazienti vogliono sapere, sotto sotto, è: c'è speranza? Dove per speranza si intende l'aspettazione e credenza di futuro benigno, dove i desideri si avverano, i sentimenti migliorano e buone notizie arrivano. È un termine che può essere legato alla lotta, alla bramosia, all'impegno per raggiungere i propri obiettivi o delle aspettative di vita migliori.

Insomma, fiducia nell'avvenire.

A volte capita che ci si trovi comunque nella peggiore situazione possibile, quando il corpo del paziente l'ha tradito e tutta la scienza che c'è da offrire ha fallito e allora non rimane altro che aggrapparsi alla speranza.

Tuttavia, ogni tanto, accade qualcosa di straordinario. Accade l'inaspettato: anche la situazione migliore appare finalmente possibile e a dispetto dei più fondati timori, si ricomincia a sperare in una giornata di sole in pieno inverno.

«Cazzo» imprecò Harry, tra i denti.

«Che c'è?» chiese Louis, voltandosi distrattamente a guardarlo.

«Non riesco ad arrotolare le maniche alla stessa altezza» lamentò lui, mentre tentava per l'ennesima volta di aggiustare la camicia sui gomiti.

Louis sorrise divertito. «Sei nervoso?»

«Stiamo solo andando insieme per la prima volta ad una festa dove ci saranno più o meno tutti quelli che conosciamo da quando siamo nati, non sono affatto nervoso».

«Andrà bene».

«È quello che non bisogna mai dire ai pazienti prima di entrare in sala operatoria».

Louis ridacchiò, che quella nuova versione di Harry su di giri lo faceva impazzire. Allungò la mano sinistra sulla sua gamba, accarezzandogli delicatamente la coscia sopra il tessuto morbido dei pantaloni eleganti.

«Non morirà nessuno» gli assicurò.

Harry fissò le dita tatuate. Smise di affannarsi con le maniche della camicia e si concentrò sul calore che gli trasmetteva Louis. Inspirò a fondo. Forse Louis aveva ragione. Non sarebbe morto nessuno, in fondo non andavano a quella festa per baciarsi e abbracciarsi, si sarebbero comportati normalmente e nessuno avrebbe fatto domande scomode o li avrebbe guardati stranito. Qualcuno magari nemmeno sapeva che ora stavano insieme, l'avrebbero saputo solo i loro amici più stretti, e prima di accorgersene la festa sarebbe finita e loro sarebbero potuti tornare a casa sani e salvi.

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