Capitolo 2

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Il trolley slittava sul marciapiede che portava alla casetta e Mattia, accompagnato da quel rumore, pensava a quante volte nei mesi successivi avrebbe percorso quel breve tratto di strada per andare e tornare dalle lezioni, dalle puntate, dalle sfide. Era tutto così incredibile, riusciva pensare solo al fatto che non vedeva l'ora di iniziare, sapeva che ci sarebbero stati alti e bassi ma era pronto.

Il cancello si aprì in automatico e lui spinse il battente, salì i pochi scalini ed entrò nella casetta di amici. Venne investito da una luce al neon che non si aspettava, venendo dall'esterno buio e non riuscì immediatamente a mettere a fuoco i volti di chi aveva davanti. Quando si abituò si accorse che attorno a sé si era creato un piccolo gruppetto di persone che volevano presentarsi e non aspettavano altro che fare la sua conoscenza. 

< Allora ragazzi, siete pronti a sta figata?! > 

Quella era una tipica entrata alla Mattia: aveva un carattere giocoso, sempre ben disposto nei confronti degli altri e dall'ironia a volte quasi tagliente.

In risposta ricevette urla e segni di assenso, battiti di mani e abbracci: si respirava un clima calmo e rilassato, pieno di gioia e aspettative.

I primi che si presentarono furono Albe che Mattia aveva già notato in studio e sembrava essere simpatico anche se gli dava l'impressione di vivere nel suo mondo; Carola che aveva capito essere una ballerina di classico dal tutù che aveva indossato per tutto il giorno e aveva ancora in quel momento: lei aveva ricevuto tutto il suo rispetto solo per avere il coraggio di essere allieva della Celentano; poi si sono susseguiti una serie di nomi che faceva fatica a ricordare Nicole, Dario, Luca. 

Sembravano tutti estremamente estroversi e questo gli piaceva anche se sperava di incontrare qualcuno di tranquillo che sapesse come prenderlo, era consapevole di riuscire a legarsi e sfogarsi solo con le persone più riservate: avevano un modo di ascoltare e parlare che lo metteva a suo agio .

Si rese conto di essere ancora praticamente all'ingresso con il manico della valigia in una mano e il borsone sulla spalla dall'altra parte così chiese dove avrebbe potuto mettere le sue cose: tutti gli risposero di scegliere il letto e la camera che gli piacevano di più. 

Così si avviò verso il reparto notte: le stanze avevano tutte colori diversi e in ognuna c'erano tre letti con i relativi armadi. Ne guardò qualcuna, pensava fossero tutte molto simili e intercambiabili, poi si accorse che una era chiusa: curioso, strinse la maniglia e la aprì. Era entrata in quella che doveva essere la stanza verde a giudicare dal colore delle pareti, che non aveva nulla in più o in meno delle altre. Intanto che la osservava per completare la sua accurata analisi vide che sull'ultimo letto in fondo c'era una persona.


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