Capitolo 9

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< Ma lo spavento che mi hai fatto prendere cazzo! Sei un coglione, almeno avvisa se devi toccarmi il culo! >

< Scusami ma continuavi a dondolarmelo sotto gli occhi e non passa di certo inosservato, cosa avrei dovuto fare? > lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo anche se il suo tono aveva in fondo una punta di imbarazzo.

La testa di Christian si trasformò in un fiume di pensieri: c'erano stati troppi input nell'ultima manciata di secondi e lui non riusciva ad elaborarli tutti insieme. Si stavano configurando tantissime domande che riflettevano altrettante emozioni: aveva sbagliato? Era andato oltre il limite massimo consentito dal loro rapporto? Era spaventato, confuso ma anche abbastanza soddisfatto, aveva pur sempre toccato il culo di Mattia. Tutta quella situazione non aveva alcun senso e se possibile peggiorò quando sentì la risposta del biondo.

< Ah quindi stai dicendo che lo guardi spesso? >

Era una domanda. Certo posta in modo scherzoso ma pretendeva una risposta e lui non la voleva dare. Era stato messo all'angolo, aveva voluto esagerare e quella era la conseguenza. A quel punto doveva inventarsi qualcosa di geniale per rispondere, davvero geniale... ma mentre tutte quelle riflessioni così veloci gli stavano annebbiando la mente riuscì a trovare la forza di rimanere lucido per un secondo e fu quello che gli permise di farsi la domanda che da quel momento in poi diventò il suo incubo peggiore: "Mattia stava flirtando con lui?". Cercò di scacciare quel pensiero, non era il momento di cercare di capirlo, doveva trovare una risposta credibile alla domanda del biondo.

< Non lo guardo affatto idiota. Sei tu che non lo tieni mai fermo >

Mattia lo guardò con un'espressione che mirava a fargli capire quanto poco credesse alle sue parole. Poi allungò una mano verso il moro per infilarla tra i suoi capelli: glieli scompigliò in un gesto che apparentemente sembrava giocoso e innocente ma che non si concluse lì. Fece scorrere le dita sul collo del moro e percorse con estrema lentezza tutta la sua spina dorsale e nel farlo controllò ogni espressione e reazione che stava avendo.

All'inizio era rigido, probabilmente ancora in ansia per lo scambio di battute appena avuto ma poi a poco a poco si rilassò anche se il suo viso stava prendendo un colorito più rossastro: non si sentiva a disagio ma quella era una situazione a lui sconosciuta dalla quale non sapeva cosa aspettarsi. Mattia lo vide chiudere gli occhi proprio quando stava per terminare la sua discesa lungo la colonna vertebrale quindi staccò la mano e spostandola velocemente la ancorò ad una chiappa di Christian che per lo spavento gli tirò una gomitata nella pancia.

< Non c'è bisogno di essere così aggressivi > gli disse Mattia con fare divertito < stavo solo cercando di restituirti quello che hai appena fatto a me >

I gesti del biondo e il suo atteggiamento lo facevano apparire molto più sicuro di quel che era in realtà. Mattia era uno che non rifletteva molto prima di agire, anzi si faceva guidare quasi sempre dall'istinto e questo lo portava a compiere azioni che nell'immediato gli sembravano giuste ma che poi creavano situazioni complesse da gestire: quella volta non avrebbe fatto eccezione.

La spavalderia con cui affrontava quelle situazioni con Christian era solo apparente perchè dentro di lui non riusciva a gestire le emozioni. Voleva capire qualcosa negli atteggiamenti dell'altro ma sapeva di dover partire da sè stesso. Il problema? Non ci riusciva, aveva paura di farsi domande a cui avrebbe poi dovuto per forza dare delle risposte. Il livello di stress che gli causavano quei momenti era altissimo e non era in grado di gestirlo, aveva anche provato ad evitarli ma sembravano essere diventati parte della sua routine e soprattutto erano l'unico modo per sfogarsi. In quei brevi istanti quando il moro lo sfiorava, gli parlava o sorrideva si sentiva bene e quello gli bastava per sopportare tutto il resto. Non sarebbe stato così per sempre però, ad un certo punto avrebbe dovuto fare i conti con quei sentimenti: il momento non sembrava essere ancora arrivato.

Il moro lo guardò storto e decise di eclissarsi da quella stanza in cui la tensione, almeno per lui, era diventata insostenibile. Come se nulla fosse ricominciò a pulire e l'altro fu costretto ad imitarlo anche se, doveva ammetterlo, piuttosto controvoglia.

Un'ora dopo si buttarono sul letto con il viso rivolto al soffitto davvero stanchi e provati da quella giornata. Mattia prese la parola e disse:< Visto? Alla fine in due ci si diverte anche a pulire> mentre lo diceva aveva girato la testa per poter guardare il moro.

< Solo perchè siamo noi due > e sottolineò quel noi per fare in modo che l'altro lo notasse.

< Adesso che si fa ? > quella domanda non era posta a caso, non mirava a sapere se Christian preferiva andare a dormire o rimanere sveglio. Significava molto di più ma Mattia l'aveva posta in quel modo apposta, dava la possibilità all'altro di rispondere in modo evasivo se avesse voluto anche perchè nemmeno lui sapeva davvero cosa volesse fare e dire in quel contesto.

A posteriori si sarebbe maledetto più volte per non essere stato esplicito dato che la risposta che arrivò dall'altro non gli permise di capire se avesse capito la sua allusione allo strano rapporto che c'era tra loro. Infatti Christian rispose semplicemente: < Adesso si continua e non si molla mai > cosa che avrebbe potuto voler dire tutto e niente.

Il moro però non si limitò a quello ma fece una seconda cosa che fece aumentare le cose a cui Mattia non riusciva a dare una spiegazione. Infatti, puntò gli occhi in quelli dell'altro che già lo stava osservando e li fece scorrere sul suo viso, poi spostò la mano verso di lui e andò ad intrecciare le dita a quelle dell'altro.

Rimasero per un po' così, a godersi ogni attimo e ogni sensazione che stava donando loro quella magnifica serata passata insieme.

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