Il quarto fantasma

71 6 2
                                    

Nota: eventuali avvisi o warnings sono e saranno sempre messi alla fine della storia!


Tagliarsi le vene, ho appena scoperto, è un affare sporco e doloroso. Lascio andare il coltello da cucina con un sibilo di fastidio, mentre mi porto la ferita che ho sul polso in bocca e succhio un pochino.

Il dolore si attenua leggermente.

Davide mi sta guardando, un po' deluso. "Ma cosa fai?"

"Fa malissimo!" Esclamo, risentita. "Non ci riesco."

"Scherzi, vero?" Replica, incrociando le braccia. Sospiro. E' carino perfino quando si arrabbia.

"Mi hai promesso che l'avresti fatto. Mi hai promesso che ti saresti uccisa per me, così saremmo potuti stare assieme per sempre. E' un po' di dolore a fermarti? La tua promessa vale così poco?"

Distolgo lo sguardo, imbarazzata. La ferita sul polso sta iniziando a pulsare. Cosa si deve fare con un taglio così? Non è profondo, ma fa male da morire. Passarlo sotto l'acqua? Fasciarlo? Disinfettarlo?

Davide sospira. Sbatto le palpebre, e quando le riapro, è svanito nel nulla.

Ora sono io a sospirare. Odio quando fa così.

Io e la mia famiglia (mamma, papà, le mie pestifere sorelline gemelle di nome Alessia e Alessandra di otto anni e il piccolo e frignone Marco di tre anni) ci siamo trasferiti in questa casa quasi sei mesi fa.

Erano anni che i miei cercavano un'alternativa al piccolo appartamento in cui sono cresciuta e in cui dovevo dividere la stanza con le gemelle.

A forza di cercare, hanno trovato questa bella casa in periferia, pianoterra e primo piano, con ben quattro camere da letto, tre fantastici bagni e una cucina di mobili di rovere. Hanno dovuto aprire un mutuo per comprarla, ma dicono che in un decennio lo estingueranno senza problemi, giusto in tempo per far andare le gemelle all'università.

Adoro come danno per scontato che io non andrò all'università. Non vado bene a scuola, anzi, ma non è colpa mia, davvero. Un paio di professori mi hanno presa di mira. E poi passare sei lunghe ore in classe mi uccide. Ogni volta che torno a casa vorrei solo seppellirmi nel mio letto.

Fin da subito, le gemelle si sono messe a dire che nella casa c'era qualcosa che non andava. Mia madre dice che è colpa mia se adesso sono così ossessionate dai fantasmi. Solo perché gli ho fatto vedere tutta la trilogia di Insidious e il primo The Grudge quando avevano sei anni, non vuol dire che sia colpa mia se sono convinte che in ogni dimora ci debbano essere degli spiriti.

In ogni caso, io adoro questa casa.

Mi piace soprattutto il bagno in cui mi trovo ora, appollaiata sul bordo dell'imponente vasca color ottone. Adoro i muri ricoperti di piastrelle rosa pallido e l'enorme specchio. E' stato qui che Davide mi è apparso la prima volta, quindi è un posto speciale per me.

"Davide?" Chiamo, incrociando le braccia. "Davide, dai, mi dispiace. Torna qui."

Niente. Se non fosse già morto da quasi un secolo, direi che non da segni di vita. Eh, eh.

"Giuro che domani comprerò un sacco di pillole e andrò in overdose." Prometto.

Ancora nulla. Realizzo che con ogni probabilità, non sa cosa vuol dire overdose.

"Davide?" Mi mordo un labbro. "Va bene, è colpa mia. Non pensavo che tagliarsi le vene avrebbe fatto così male. Ho sopravvalutato la mia resistenza al dolore."

Le gemelle avevano ragione, però.

In questa casa c'era sul serio qualcosa di strano. Gli oggetti si muovevano, li mettevi sul letto e li ritrovavi per terra o sulla scrivania. Inizialmente avevo dato la colpa ad Alessandra e Alessia, ma questi fenomeni accadevano anche quando loro non c'erano.

Brevi Storie HorrorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora