Traccia Tredicesima.

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Traccia Tredicesima.

Quando mi accorgo che è da più di un'ora che sono seduto sul marciapiede a osservare il vuoto, i primi spiragli di sole mi colpiscono il viso.

Sono pochi e cercano di farsi strada tra le nubi alte e scure di Londra, lottano con tutte le loro forze per arrivare a me, a noi, per svegliare la città che sta ancora dormendo nel più completo tepore.

Ma sono ancora le cinque e mezza di mattina, la città non si sveglierà fino alle prossime due ore.

Io, intanto, non ho dormito per una notte intera e mi chiedo ancora come riesca ad essere sveglio.

Questa cosa, questa giostra è già durata abbastanza. Ho incontrato molte persone con cui ho condiviso, volente o nolente, quello che era Sherlock. Ho dato un po' del mio e loro hanno dato un po' del loro Sherlock.

E mi è bastato.

Premo il tasto PLAY.

PLAY.

Dopo la commovente storia di mia zia Julia, eccoci arrivati all'Epilogo. John Watson. Ehi.

Ha la voce un po' più rilassata.

Sembra quasi sollevato. È un bene? Non lo so, Sherlock è imprevedibile.

Mi correggo, "era".

Non è una traccia come le altre, questa. John ha tutte, ma allo stesso tempo nessuna colpa.
Tutto cominciò quando John mi salvò la vita per la prima volta, in maniera anche piuttosto idiota mi resi partecipe ad uno dei giochi più screanzati mai inventati, tutto solo per dimostrare la mia intelligenza contro un tassista psicotico.
John gli sparò, lui morì e mi salvò dal mio tragico destino, proprio come un soldatino viene addestrato a fare. Salvare la gente, la vita delle persone.

Accenno una risata e mi alzo dal marciapiede, mentre cerco una scala antincendio per salire su, sul tetto del St Bart's.

Con mia sorpresa la trovo e comincio a fare la mia scalata verso ciò che è stato il palcoscenico della morte di Sherlock.

Poi, mi salvò la vita un'altra volta. Avrete sicuramente letto da qualche parte la notizia.

Vi dò alcune parole chiave: piscina, Jim Moriarty, bomba.

È stato un vero e proprio faccia a faccia.

Sapere che lo incontrerò di nuovo fra poche ore scatena in me emozioni contrastanti.

Proprio così, emozioni.

Per poco non cado dalle scale per le risate. Lo ha detto con un tono sarcastico che mi ha lasciato di stucco e allo stesso tempo mi fa ridere.

In qualche modo lo sento ancora con me, come se lui fosse arrivato già in cima.

Posso quasi sentire la sua voce che dice "Muoviti John, i criminali non si fanno aspettare!" e mi immagino ad accelerare il passo, perché lui ha di nuovo ragione.

La terza volta che mi salvò la vita fu quando cominciammo a seguire il caso della Donna. Lei si finse morta e io, scioccamente, non mangiai e non dormii per giorni.
Rischiavo di mettere in serio pericolo la mia salute e John, sempre più preoccupato, parlò con Irene, convincendola a parlarmi.

Ovviamente scoprì tutto da solo, ma non è questo il punto.

Lui si preoccupò per me, era sul punto di smuovere mari e monti pur di risollevarmi il morale, di salvarmi da me stesso.


13 Reasons Why || Johnlock style.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora