Traccia prima.

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Il vento gelido a Londra c'è e si fa sentire.

Premo PAUSE e comincio a chiudere tutte le imposte. È incredibile il meteo di questa città: se poche ore prima, durante il pomeriggio c'era un bel tempo soleggiato, adesso la situazione è completamente cambiata.

In ogni caso, comincio a cercare di capire chi fosse questa "Kitty".

Chi chiamerebbe la propria figlia "Kitty"? È il diminutivo di "Kitten" un nome da gatto.

E non credo che chiamare la propria figlia Kitty (o Kitten) sia un comportamento da uomo (o donna) normale.

Comunque, ora che ci penso bene, questa donna che avevo seppellito nella mia memoria torna a riaffiorare, insieme ai ricordi legati a lei.

Era una specie di giornalista, se non vado errato, l'aveva incontrata durante il processo a Moriarty.

Mi ricordo di quando Sherlock ed io siamo andati a casa sua, violando ogni legge sull'effrazione e la privacy dell'intero Regno Unito, e l' abbiamo aspettata seduti comodamente sul suo divano.

Io continuavo a tenergli la manica del cappotto: mi dava un senso di protezione, in qualche modo, e lui mi teneva per il maglione.

Solo pochi minuti prima avevamo fatto una corsa squinternata per le strade di Londra, ammanettati per giunta.

Non appena Kitty rientrò a casa, Sherlock sentì il dovere di chiederle spiegazioni.

Tutto stava andando a pezzi, in pochissime ore, e noi... lui... io dovevo sapere.

Perché era quella, fondamentalmente, la questione.

Sherlock voleva che io sapessi che era tutto vero, che non era un falso.

Come se avessi mai potuto credere il contrario...

Kitty non seppe spiegarsi, balbettava cose talmente assurde che le ho dimenticate nell'esatto momento in cui le ho sentite, e poi Moriarty entrò a casa. Sembrava totalmente diverso, barba sfatta e cardigan, e cominciò a indicare Sherlock e ad accusarlo di averlo ingaggiato come attore per la sua "farsa".

Non ci ho minimamente creduto e ho cominciato ad urlargli contro che lui era quello che voleva farmi saltare in aria.

Lui si è scusato. Ma non mi è passato mai per la testa che lui potesse essere Richard Brook e non James Moriarty.

E poi, appena siamo andati via, Kitty ha sibilato a Sherlock, che ora lui era ripugnante per lei.

Quella parte non l'ho capita, probabilmente aveva a che fare con i loro trascorsi.

Ricordo solo che l'avrei volentieri presa a pugni solo per averla anche pensata, una cosa del genere.

E dire che io le donne non le toccherei mai.

Ma lei aveva messo in dubbio Sherlock, gli aveva dato dell'essere ripugnante, e quello non avevo potuto sopportarlo.

PLAY.

Dovete sapere che Kitty Riley è una giornalista ambiziosa che vuole finire in prima pagina ad ogni costo. Ha  cercato anche di fare gossip su me e John. E devo dire che è stata una buona pista. Le rispondo qui, tanto lei è la prima ad ascoltare: no, non c'era nulla di platonico.

PAUSE.

Cosa? Sherlock mi amava per davvero? Sento le lacrime fare capolino, ma le ricaccio indietro.

PLAY.

Bene, se non fosse stato per lei, io probabilmente non sarei morto disprezzato dall'intera Londra. E sono felice di ripeterle di nuovo: lei è ripugnante per me.

13 Reasons Why || Johnlock style.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora