Capitolo 6

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Accende la moto con un movimento deciso mentre tiene ancora un piede poggiato per terra, poi accelera improvvisamente uscendo dal cancello della "reggia".
Con la sua mano destra afferra le mie mani che avvolgono il suo petto stringendole ancora di più a se.

"Stringiti forte o rischi di volare via!" mi dice rallentando e voltandosi di scatto verso di me.
"Questo casco ti dona" aggiunge ancora più divertito, squadrandomi per bene.
"Guarda la strada!!!" gli urlo.

Lui ridacchiando si gira tornando con due mani sul manubrio.

Sento il cuore in gola che mi toglie lentamente il respiro. Il vento mi scompiglia i capelli mentre guardo le luci che illuminano la strada perdersi dietro di me velocemente.

Per un attimo mi sento in pace.
Una pace che fino ad ora non avevo mai provato.

La parte diffidente di me vorrebbe togliere immediatamente le mie mani dal suo petto. Un'altra, che a quanto pare non sapevo neanche essistesse, sembra non avere la forza di farlo.
Ho l'impressione che il mio corpo e la mia mente in quest'istante stiano combattendo una guerra.

Torna alla realtà Talia.
Non sei cosi stupida da farti abbindolare da uno così.

Di colpo la mia mente e i miei pensieri si bloccano.

Ma dove mi sta portando se non conosce il mio indirizzo di casa?

Non lasciandomi neanche il tempo di trovare una risposta sento la moto che inizia a rallentare accostandosi di fronte ad un muretto in pietra.
Travolta dai miei pensieri non mi ero neanche resa conto della strada che avesse percorso.
Non avevo mai visto quel posto.

Scende dalla moto e contemporaneamente l'appoggia sul cavalletto mentre io ci sono seduta ancora sopra e al tocco del cavalletto sul terreno sobbalzo perdendo l'equilibrio.
Lui come se fosse già pronto mi afferra dai fianchi e mi solleva sedendomi sul muretto, mi slaccia il casco e lo sfila poggiandolo ai piedi della moto.
Mi fermo a guardarlo, totalmente confusa e inerme mentre si sfila il suo. Con un colpetto di testa si sistema i capelli in disordine e poi accende una sigaretta.

"Seguimi" mi dice scavalcando il muretto.
" Davis! Dovevi portarmi a casa!" gli dico.

Lo vedo correre verso di me e afferrarmi per le gambe buttandomi di peso sulla sua spalla larga. Sento il suo profumo avvolgermi di nuovo.

"Mettimi giù all'istante!" gli urlo mentre chiudo gli occhi per lo spavento, ma lui facendo finta di non ascoltarmi continua a camminare. Con una mano tiene strette le mie gambe e con l'altra la sua sigaretta che ormai si sta consumando da sola.
"Il vestito!!" gli urlo, cercando di spingerlo verso il basso.
"Tranquilla, non guardo.." risponde con una mezza risata.

Si abbassa senza sforzo e mi adagia per terra.
Avvertendo qualcosa di morbido apro gli occhi e mi rendo conto di essere in spiaggia, poi mi guardo un attimo intorno per capire dove mi trovassi sperando di riconoscere il posto.
Un enorme lampione illumina la spiaggia deserta e riflette la sua luce nel mare , con gli occhi sgranati mi fermo a guardare quella vista spettacolare.
Mentre sono lì a contemplare la bellezza delle onde che si dissolvono al contatto con la sabbia, si siede accanto a me allungando le braccia dietro la sua schiena per sostenersi. Poi distende le gambe incrociando i piedi.

"Niente male eh?" mi dice con lo sguardo rivolto al mare.
"Niente male.."rispondo sospirando.
La mia mente non riesce ad elaborare nient'altro da dire.
"Perché mi hai portata qui?" gli chiedo mentre mi scrollo la sabbia di dosso.
"Ero convinto che ne avessi bisogno. Prima ballavi con gli occhi chiusi in cerca di un po di pace. Io la pace la trovo qui,penso che ti possa aiutare." risponde voltandosi verso di me.

I suoi occhi neri fissano di nuovo i miei. Allunga la mano verso il mio viso e mi sistema una ciocca di capelli fuori posto dietro l'orecchio.

"Devo andare Davis!" esclamo alzandomi in fretta.
"Andiamo..!" mi risponde accennando un sorrisetto falso.

Inizio a camminare a passo svelto verso la moto senza voltarmi indietro ma sentendo i suoi passi che mi seguono.

"Dove ti porto?" mi chiede con un tono diverso. Più cupo del solito.
"Witthley ave,18" rispondo.

Senza guardarmi, mi afferra e mi tira su per sedermi di nuovo sul sedile, poi sale anche lui e mette in moto spingendo il cavalletto all'interno.
Parte ad una velocità meno elevata di quella di prima permettendomi di mantenere l'equilibrio senza dovermi tenere a lui.
E forse proprio per questo un'amarezza inspiegabile accresce nella mia mente lasciando spazio ad una sensazione di vuoto più totale.

Rallentando si ferma di fronte al cancello della mia villetta.
" Arrivata!" mi dice spegnendo il motore.

Con un energico salto scendo dalla moto e mi sfilo il casco porgendoglielo.

"Ti ringrazio" gli dico abbassando lo sguardo.
"Domani pomeriggio passo a prendere la macchina." aggiungo con un tono risoluto.
" Passa pure quando vuoi. Suona il campanello, ti risponderà Niall. Chiedigli pure di lasciarti entrare. Lo avviserò io." risponde in modo distaccato.
"D'accordo." gli rispondo mentre lui accende di nuovo la moto e accelera dileguandosi in mezzo secondo e lasciandomi li come una deficiente.

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