Capitolo 14

127 9 3
                                    

DAVIS

Ho ancora bisogno di altri due minuti per elaborare ciò che è appena successo.
Una ragazza mi ha baciato ed è scappata via. Forse la storia del Karma non è totalmente falsa e quindi sto pagando pian piano tutto quello che ho fatto negli ultimi anni.

I miei muscoli stanno ancora tremando, come se avessi dato un bacio per la prima volta, per non parlare dei miei pensieri che stanno sbattendo da una parte all'altra nella mia testa provocandomi un'emicrania lancinante.

"Le avrò detto qualcosa di strano?" Risuona nella mia mente in modo assordante questa domanda.
In preda al panico, senza pensarci, corro verso la riva e mi tuffo in acqua, con la speranza che sia gelata in modo da farmi riprendere all'istante.

Quegli occhi verdi mi stanno facendo uscire pazzo. Ha lo stesso taglio degli occhi di Angelina Jolie, ci ho fatto caso già il primo giorno in cui l'ho vista. Uno sguardo profondo, che ti toglie il fiato, ma anche perso, come se gli mancasse qualcosa. Quando mi ha baciato è come se il verde dei suoi occhi si fosse illuminato dopo tanto tempo per poi lasciare spazio ad un grigio spento, nel momento in cui è scappata via, un colore che allo stesso modo è fottutamente bellissimo.

Ho avvertito il terrore nei suoi occhi, le sue labbra erano spaventate. Ho percepito la sua paura simile alla mia, ma più intensa.
C'è qualcosa di più dietro quel caratteraccio da finta burbera. C'è qualcosa di molto più forte che nasconde.

In questi anni è stato così naturale convincermi di non affezionarmi a nessuno ed è stato anche abbastanza semplice farlo, ma ora sento che qualcosa sta cambiando. Ogni volta che me la trovo davanti tutti i muri che ho costruito negli anni crollano.

Mi dirigo verso la moto ancora afflitto da mille domande e con lo sguardo basso.

" Ciao amico! Non sapevo di te e Talìa! Scusami, non era mia intenzione" mi dice Harry afferrandomi per il braccio cercando di bloccarmi.
"Non so neanche chi sia questa Talìa! Sei libero di fare quello che vuoi!" gli rispondo d'istinto liberandomi dalla presa.

Perché cazzo ho appena detto una cosa simile? Avrei voluto dargli quel pugno che tanto meritava e dirgli di non provare a guardarla neanche! E invece ho appena detto l'esatto contrario!

"Ma tu-t-tu hai detto di non avvicinarmi più e quindi i.." prova ad aggiungere.
" Quindi tu niente Harry, scherzavo, sai come sono fatto, va tutto bene tranquillo, ora devo andare". gli rispondo lasciandolo lì sbigottito.

Sono un perfetto idiota!
O forse no! Semplicemente tutto questo mistero dietro di lei forse mi sta offuscando la mente. È una come le altre e penso sia meglio non vederla più!

Salgo in moto con l'intenzione di raggiungere Luke al bar per scolarmi un bel Jack, poi squilla il telefono.

"Dave! Ti prego vai a recuperare Josh che ha appena fatto a pezzi un locale! Il Long Island, Marilla ave!" urla Louis.
"Come diavolo è possibile?
Di nuovo?"

So che non dovrei andarci! Se qualche agente di polizia dovesse di nuovo vedermi immischiato in un'altra rissa sarei fottutto del tutto, ma non posso lasciarlo lì. Josh per me è stato sempre come un fratello minore. Da quando suo padre è morto ha iniziato a prendere brutte strade. Sua madre è totalmente a pezzi, due lavori, altre tre figli piccoli da crescere e di certo non riesce più a stare dietro alle cazzate di Josh. Spesso è a casa mia per settimane e mio padre lo ha aiutato in molte occasioni.

"Vado" gli dico chiudendo la chiamata. Infilo il cellulare nel taschino della giacca e metto in moto velocemente.

Più mi avvicino al locale più vedo gente dimenarsi da una parte all'altra lungo la via. Tavoli in mezzo alla strada, cibo dappertutto e bottiglie di wiskhy frantumate. Cerco di scrutare Jake senza avvicinarmi molto al locale, mentre in lontananza sento già le sirene della polizia avvicinarsi.

"Salta su!" gli urlo appena lo vedo tra la folla.
"Metti il casco e copri la targa!" continuo mentre sfreccio via tra la gente incredula.

Dopo un paio di incroci fermo la moto e lo faccio scendere.

" Forse non ti è chiaro che sono stanco di farti da babysitter?? Non posso più permettermi un'altra denuncia." gli urlo contro spintonandolo.

"Dave!! Ti prego, perdonami. Quell'imbecille non voleva darmi un'altra birra e io non ci ho visto
più dalla rabbia!" mi dice barcollando da una parte all'altra.
Scuoto la testa in segno di disgusto e gli faccio cenno di salire sulla moto.
Lo accompagno a casa e poi mi dirigo di nuovo verso il locale per vedere come fosse messa la situazione.

Gli agenti di polizia stanno interrogando il proprietario e i clienti del bar. Penso proprio che a questo giro rischia grosso e mio padre sicuramente non vorrà più saperne nulla.

Mi dileguo da quella via prima di farmi notare da qualcuno e imbocco una stradina: Whittley ave.

Mi torna in mente tutto.

È qui che ho accompagnato Talìa la sera in cui era alla festa a casa mia. Percorro la strada lentamente cercando di ricordare la sua villetta. Ci sono case abbastanza grandi e lussuose ed è una via piena di alberi e lampioni che illuminano la strada come se fossimo in pieno giorno.

18! Un numero difficile da dimenticare!

Eccola qui. Una villetta bianca, con un cancello in legno, circondata da un enorme siepe che non lascia intravedere nulla da fuori. Si riescono a vedere solo le stanze al piano di sopra. Una di queste è illuminata. È delimitata da un terrazzino non molto grande ma decorato da tante piantine di diversi colori.
Di colpo si spalanca l'enorme vetrata di quella stanza e d'istinto spengo il motore della moto e mi nascondo tra gli alberi di fronte alla casa.

Cosa diavolo sto facendo?

Sbuca da lì una ragazza che appoggia i gomiti al balcone. È lei! La luna illumina i suoi occhi che vedo brillare fin da qui. È pensierosa e guarda insistentemente il cielo, mentre la sigaretta nella sua mano si consuma pian piano.

Quanto è bella..! Potrei rimanere qui a guardarla per un po!

Ma cosa dici maniaco?? Salta sulla moto e torna subito a casa.

Salgo in moto e noto che stringe forte la collana che indossa mentre manda un bacio al cielo. Poi rientra e la luce si spegne.

Rimango fermo lì a fissare la stanza forse con la speranza di vedere qualcos'altro, poi metto in moto.

"Notte nennè" dico a voce bassa senza rendermene conto.
Questo soprannome era di mia nonna, la mamma di mio papà, che aveva origini italiane, precisamente napoletane. La donna più donna che io abbia mai conosciuto e che mi manca da morire.

Non so perché l'avessi chiamati così ma il mio cuore ha parlato da sé.
Penso sia ora di tornare a casa, così accelero e vado via.

Due anime in fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora