Era il settimo giorno da quando erano naufragati sull'isola, e Beatrice si trovava sulla spiaggia a scrutare attentamente l'orizzonte e il cielo sovrastante. Come al solito, gli occhi pieni di speranza cercavano un piccolo pallino bianco sopra alla distesa d'acqua o nel limpido etere. Niente, nemmeno quel giorno era arrivato qualcuno. Soltanto il riflesso azzurro dei due elementi si stagliava davanti alla sua vista. Come sempre.

Sospirò delusa e si rivolse di nuovo verso l'interno, dove si ergeva il loro rudimentale accampamento, collocato di fianco alla fonte d'acqua che aveva trovato Matsuda, immersa in quella foresta di latifoglie. La zona mediterranea era stata oltrepassata, anche se, andando in esplorazione, avevano notato che proseguiva per ancora diversi chilometri; dopodiché si infittivano le mangrovie, che diventavano pian piano sempre più grandi, e si passava in una vera e propria giungla. Non avevano mai provato neanche ad addentrarvisi: non serviva un biologo - che pure era con loro - per sapere che non sarebbero sopravvissuti in quel posto per più di cinque minuti.

Così si erano accampati lì, nella zona a nord, come si poteva notare guardando la posizione del sole e delle stelle. Era quella più lontana possibile dalle mangrovie, intanto, e al suo interno era possibile trovare la maggior parte dei cibi di cui potevano nutrirsi: qualora fossero riusciti a convincere Crümenerl a lasciar mangiare della carne almeno a loro, quel posto pullulava di conigli e uccelli. Nel mentre, potevano continuare a sfamarsi con succose bacche e radici.

L'unico, effettivo problema di quella zona era il gelido vento che si alzava di notte, ancora più rigido rispetto alle altre zone, ma era un male sopportabile: Matsuda aveva creato un grande falò con pietre e rametti, capace di riscaldarli per tutta la notte. Aveva poi posizionato sei giacigli composti da morbida erba tutt'intorno e così aveva creato quello che definivano il loro accampamento: non aveva costruito altro, dal momento che sarebbero tornati a prenderli presto.

Suo malgrado, Beatrice doveva ammettere che, da quando Matsuda aveva preso in mano la situazione, tutti erano più efficienti ed erano riusciti a trovare un equilibrio grazie al quale i litigi scoppiavano non più di tre volte al giorno: era già un grande traguardo. Quella che iniziava più discussioni prima era la signorina Alberti, che però era diventata estremamente tranquilla: seguiva il giapponese come un cagnolino tutto il giorno ed eseguiva tutto quello che le chiedeva e, se era con lui, non si lamentava nemmeno. La sera, mentre gli altri già dormivano, quasi volesse ripagarla, il giovane si sedeva sullo stesso giaciglio dell'aristocratica e iniziavano a parlare assiduamente e a ridacchiare tra loro. La conoscenza di Beatrice non andava oltre e non voleva neanche farlo; sebbene in quei momenti fosse ormai notte, la giovane se ne andava: meglio rabbrividire per il freddo, piuttosto che sentire l'Alberti fare la civetta!

Per calmare gli altri tre invece non aveva fatto molto: aveva imposto loro pochi, semplici lavori e, per il resto, li lasciava divertire, mentre lui svolgeva tutte le altre mansioni, che pure erano ancora poche e poco impegnative. Intanto Mora trascorreva il tempo a fare ginnastica, per essere in forma smagliante non appena fosse tornato in Italia, Crümenerl a guardare gli animali e, talvolta, a parlare con loro, in particolare con simpatici germani reali, e Nocenti a guardare il cielo terso, senza fare nulla, e cantare le sigle dei suoi cartoni preferiti.

Quando poi Matsuda terminava i suoi compiti, nel tardo pomeriggio o alla sera, intratteneva tutti quanti, o raccontando varie storie attorno al fuoco o organizzando alcuni giochi: il giorno precedente, per esempio, aveva ricavato un pallone avvolgendo su se stessa la muta di un'anaconda proveniente dalle mangrovie, che aveva trovato nella zona mediterranea. L'aveva poi cosparsa di una resina collosa ma non pesante, che aveva preso da una quercia presso il loro accampamento, e in men che non si dica aveva già attirato le attenzioni degli altri tre uomini. Così avevano iniziato un'accanita partita due contro due, Crümenerl e Mora da una parte e Matsuda e Nocenti dall'altra, mentre l'Alberti li guardava, facendo il tifo per il bel giapponese. Neanche per quel fatto Beatrice avrebbe saputo dire molto: era presto tornata a osservare il mare nella zona mediterranea, assaporando la pace della sera.

Il mare dell'eternità || L'arrivo dei neoteroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora