Era la prima volta che la vedeva così. Era sempre lei ma in quella posizione e da quell'angolo la vista non era credibile, sembrava quasi un sogno. Era disteso, come la moto. Se normalmente sono le ruote a toccare terra, ora lo stava facendo l'intero lato destro. 'Cosa sta succedendo ? Cos..' poi d'un tratto, come un fulmine, gli passarono davanti agli occhi le immagini che sarebbero rimaste per molto tempo a venire dentro il cranio del ragazzo. Normalità, che in un istante si tramuta in follia, il tempo che si dilata e si restringe nello stesso momento.
Da parte sua quella situazione non era credibile. Credeva che da un momento all'altro sarebbe uscito dalle coperte o più normalmente ancora, avrebbe schiacciato il tasto start e avrebbe ricominciato come nulla fosse accaduto. Non era quello il caso.
Il terribile stato di lucidità durante lo shock non riusciva a fargli vedere le cose come stavano realmente. La sua moto era là, distesa, nell'altra corsia. Lui nell'opposta.
Come dei lampi, questi ricordi continuavano a ripresentarsi davanti agli occhi di Carlo con una frequenza costante, fino a scomparire accompagnati da un intenso brivido. Duravano poco, anzi pochissimo, e proprio per questo lui riusciva a sopportarli.
Restò per parecchi secondi disteso, e anzi, sarebbe rimasto in quella posizione per molto più tempo se non fosse intervenuta la consapevolezza di trovarsi in mezzo alla strada.
Un passo alla volta, prese coscienza anche di quello che era accaduto. Col passare dei secondi, tristezza e preoccupazione cominciavano a spartirsi una parte sempre maggiore della sua ragione fino ad annebbiarlo completamente. Il piccolo velo di lacrime davanti agli occhi non aiutava sicuramente. Tutto il nero del cielo nuvoloso sembrava essersi riversato su quel maledetto asfalto !
Lui riusciva a sopportarli, era convinto addirittura che gestendo quei lampi del passato nel modo giusto sarebbe riuscito a trarne vantaggio. E anzi, a volte era lui stesso che li cercava. Aveva paura che se non li avesse riportati alla luce per troppo tempo il suo inconscio avrebbe deciso di sotterrarli definitivamente come forma di autoprotezione. Chissà quanti drammi, quante figuracce il suo cervello aveva già fatto sparire, lui non poteva saperlo.
Un passo alla volta, si avvicinò alla moto e la tirò su. Man mano che la spostava verso il bordo della strada, si fece sempre più pesante, rischiò addirittura di farla cadere. Di nuovo. Tirato giù il cavalletto, si concentrò su se stesso : non aveva, o almeno non sentiva, niente di anomalo. Si guardò il busto, le braccia e le gambe. Tutto a posto. Le uniche cose che riuscì a notare furono due squarci, uno sui pantaloni all'altezza del ginocchio e l'altro sul giaccone, vicino al gomito. Girare la testa dall'altra parte, verso di lei, fu la cosa che gli costò più fatica quel giorno.
Non si curò dei possibili graffi, inserì la chiave e premette il pulsante dell'accensione automatica.
Voleva sentirla, voleva sapere che respirava ancora. Gli attimi che seguirono furono lunghissimi. Poi, goffamente, si accese e sputò fuori dal terminale quello che Carlo aveva immaginato fosse sangue. Lui cadde in ginocchio e rimase per un minuto ad ascoltare. La forza che aiutò il ragazzo ad alzarsi fu proprio il rumore di quel piccolo pistone che si muoveva su e giù.
Tutto questo era riapparso toccando l'estremità del freno destro. Lui aveva ritratto le dita, quasi quel pezzo di metallo fosse incandescente. In un attimo tutta quella fila di emozioni si erano riversate sul ragazzo in una maniera che lui stesso non riusciva a spiegarsi.
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Due ruote ed un ragazzo
AventuraDue ruote accarezzavano l'asfalto. Un fedele cuore meccanico batteva più di 7000 volte al minuto. Poche decine di km con lei ma già l'amava. Un viaggio in moto descritto da piccolo sognatore appassionato.