I Capitolo - La festa di compleanno

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Vienna, 1913


Un palpito selvaggio del cuore.

Katharina calò le pupille e sorrise a fior di labbra, avvertì le guance tingersi di rosso e un fremito puntellare la colonna vertebrale. I loro occhi si erano incrociati, e si erano riconosciuti come appartenenti alla stessa anima.

Quanti anni erano trascorsi dall'ultima volta che si erano visti? Tanti, troppi per lei che sopravviveva unicamente per incontrarlo. Erano stati degli adolescenti, vivaci e irrequieti, che rifuggivano l'etichetta del proprio rango sociale e si nascondevano nel parco di villa Eisner Von Eisenhof, tra i roseti e nelle serre, nei cunicoli che conducevano a passaggi sotterranei e nelle scuderie che ospitavano gli amati cavalli. Erano cresciuti, oramai; non potevano più sfuggire al dovere del casato, ma restare lì a sorridersi appena e non mostrare al mondo di appartenersi.

Lui era sempre lì, tra un battito e l'altro del cuore, nascosto nel dedalo di arterie e vene, a rammendarle che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbero potuto osare,  mostrandosi al mondo intero. E quel momento era arrivato.

Le note di An der schönen blauen Donau si librarono nell'enorme, e luccicante, sala e Katharina fremeva nell'attesa che lui la invitasse, dondolando le anche sotto la morbida gonna del suo vestito di chiffon azzurro.

«È arrivato, sei più tranquilla ora?»

«Zitta! Vuoi farmi scoprire?» Katharina sussurrò e ammonì la sorella. Portò una mano sul torace, sperando che nessuno udisse quel frastuono assordante che, invece, rimbombava nelle sue orecchie, e con l'altra sistemò una ciocca ribelle che minacciava di sfuggire dalla forcina. Si domandò perché avesse rifiutato l'aiuto di Clotilde, pagata proprio per assolvere questi compiti, e rammentò, poi, di averlo fatto per timore che la giovane dama di compagnia sciupasse o, peggio, facesse cadere, rompendolo, il fermaglio d'oro con pietre d'acquamarina incastonate sul dorso.

Perfettamente abbinate ai tuoi occhi.

«Fammi indovinare, stai pensando a quando te lo ha regalato?» Christina domandò; non le era sfuggito il gesto della sorella e sapeva quali fantasie baluginassero tra i suoi pensieri. «Sempre se sia stato lui a farlo.» La giovane smosse i deltoidi e innalzò impercettibilmente gli angoli delle labbra, accennando un sorriso sbieco.

«Stupidaggini! Chi vuoi che sia stato?»

Katharina ricordava nitidamente il giorno in cui lui glielo aveva regalato, quasi quattro anni prima; si era svegliata nella camera degli ospiti di villa Eisner Von Eisenhof e aveva trovato il dono. Non aveva avuto dubbi, era stato lui a posare il fermaglio lì e lei lo aveva indossato, dopo averlo rimirato tra il luccichio delle pupille inumidite, attirando subito l'attenzione della compianta duchessa Eisner Von Eisenhof quando era scesa per la colazione, in quella stessa stanza che, ora, era stata adibita come sala da ballo. «Quelle pietre sono perfettamente abbinate ai tuoi occhi, cara.» La donna aveva ammiccato e Katharina era arrossita.

Katharina socchiuse le palpebre e un ricordo ancora più lontano affiorò tra i pensieri, mentre un sospiro di beatitudine punzecchiò le ciglia calate. Era accaduto l'anno precedente a quando aveva ricevuto il fermaglio, era successo durante l'ultima vacanza che la sua famiglia aveva fatto insieme agli Eisner Von Eisenhof, a Parigi, davanti alla vetrina della gioielleria più rinomata della capitale francese.

L'aveva visto, e si era incantata.

Il fermaglio era lì, poggiato con accortezza su un cuscino di raso bianco e le pietre cristalline riflettevano la loro purezza, creando un fascio luminoso, sul vetro trasparente del negozio. E lui era sopraggiunto alle spalle di Katharina e le aveva detto che il gioiello avrebbe impreziosito i suoi capelli, poiché abbinato al colore degli occhi.

La sposa di CainoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora