VI Capitolo - Arrampicata sugli specchi

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Si avvolse nello scialle che Maximilian le aveva poggiato sulle spalle e ne annusò il profumo di lavanda; sedette sulla poltrona dinanzi al camino e protese le braccia in avanti, sicché le mani si riscaldassero con il tepore delle vivide e sinuose fiamme. Katharina le osservò alzarsi dal ciocco di legno e riempire, illuminandolo, il focolare, si libravano indomite e lambivano feroci la cappa. Si sentiva parte di quello scenario, simile al fuoco che bruciava rabbioso seppur fosse impotentemente racchiuso in un antro scuro.

«Come ti senti? Hai ancora freddo?» Maximilian domandò, appoggiandosi alla porta dello studio del defunto padre, situato in un'ala della villa lontana dal clamore della sala da ballo. Era stato lui l'unico a scorgere Katharina oltre il vetro della portafinestra e aveva sollecitato il fratello a raggiungerla all'esterno. Nessuno doveva vederla lì, a confondersi nelle tenebre di una notte fresca e piovigginosa, nonostante fosse giugno. Era andato anche lui con Alexander, non riusciva proprio a star fuori da quella storia che l'avrebbe irretito –ne era certo- in una trappola fatale. L'avevano trovata dietro una quercia, con il corpo sconquassato da un tremore inconsueto, una commistione d'ira e timore, di freddo e calore. Era madida di sudore, conseguenza della lunga, e pericolosa, camminata a piedi, e fradicia per la pioggia che molto probabilmente l'aveva colta di sorpresa durante il suo peregrinare solitario. I fratelli Eisner Von Eisenhof si avvicinarono cauti e la osservarono mentre lei lasciava che lacrime di costernazione imperlassero le lunghe e curvate ciglia. «Katharina!» Alexander aveva ghermito il suo braccio e l'aveva attirata a sé con soffocante premura. «Come sei arrivata fino a qui?»

«Dov'è la tua carrozza?» Maximilian intervenne, sovrastando calmo la voce contrita del fratello.

«A casa,» Katharina bisbigliò tra i denti che battevano e le labbra che tremavano, «sono venuta a piedi e, prima che voi lo domandiate, da sola».

«Sei impazzita? È stato un gesto sconsiderato il tuo» sbottò Alexander e l'allontanò stizzito. Non poteva sapere che i piedi della ragazza erano stati mossi dal livore e dall'accenno di un insidioso dubbio.

«Smettila di urlarle contro, che è già spaventata di per sé!» ordinò il fratello e l'imperativo sortì maggiore stizza nell'animo inquieto di Alexander. «Portiamola dentro e cerchiamo di non farci scorgere da nessuno. Non ha affatto bisogno di esporsi al rammarico generale e suo padre non ne sarebbe contento.»

Relegata dietro ad un tronco secolare, Katharina sembrava non badare alla guerra fatta di occhiate torve che intercorreva tra i due fratelli, ma si limitò ad annuire quando Maximilian le chiese dolcemente di seguirla in casa. Avevano raggiunto, oltrepassando il giardino, le stalle della tenuta e, attraverso una porta di servizio che dava accesso a un cunicolo segreto, erano entrati in una parte della villa accessibile soltanto ai padroni di casa e alla servitù, che ora però era impegnata a rendere la festa indimenticabile.

Katharina si era ritrovata nello studio del duca Eisner Von Eisenhof, buonanima, ed era stata colta da un tremore incontrollabile. Maximilian si era prodigato per accendere il camino e aveva scovato uno scialle della madre, che la donna aveva accuratamente sistemato in un cassetto della credenza per poterne usufruire quando teneva compagnia al marito. Maximilian l'aveva trovato subito, istruito sulle abitudini dei genitori che, sovente, si rifugiavano lì per passare del tempo da soli. Quanto si erano amati i duchi Eisner Von Eisenhof, nessun meglio di lui poteva sapere come fosse forte il legame che aveva tenuto stretto i due dall'inizio della loro conoscenza fino alla morte, che pietosa li aveva colti insieme affinché non si separassero mai. Era ciò che ricercava anch'egli, un amore totalizzante che gli nutrisse il cuore, per cui sarebbe valsa la pena vivere e, all'occorrenza, anche morire.

Nessuna medaglia al valore avrebbe concesso l'immortalità della sua anima, alcun eroico gesto in una qualsiasi guerra avrebbe reso il suo nome eterno, come poteva accadere se a pronunciarlo fosse stata una bocca innamorata.

La sposa di CainoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora