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E' facile perdere ciò che si ha.

E' difficile riacquistare qualcosa di altrettanto valore.

E' impossibile recuperare ciò che si è perso.

Ma Luke amava molto i suoi genitori, come ogni bambino.

Non ha mai avuto una vita difficile, anzi.

I suoi genitori lo hanno sempre fatto felice, dandogli qualsiasi cosa volesse.

Ma Luke non era un bambino viziato, non ha mai preteso niente di troppo eccessivo dai suoi.

Si accontentava delle piccole cose, delle serate passate con suo padre a vedere le partite di football o dei pomeriggi passati con la madre a vedere i loro film preferiti.

Questo faceva felice Luke, perché aveva capito sin da piccolo che le cose materiali non portano la felicità.

E che bastano semplici gesti per dimostrare l'affetto.

Perché attraverso il ricordo di quei gesti l'affetto rimane.

E non scompare.

E Luke anche questo ha imparato troppo presto.

Perché ora che è solo.

E' così strano pensare a come la vita sia meccanicamente organizzata.

Ma Luke non ha smesso di credere al destino.

E ha rafforzato questa convinzione alla morte dei suoi.

Perché i suoi amavano volare.

Ma lui no.

Ed è strano pensare a come una cosa che ami possa portarti alla fine.

Perché si aspettava qualsiasi altro tipo di morte, ma non questa.

Perché volare li faceva sentire liberi, e forse quella libertà li ha portati alla vera libertà.

E forse ora stanno volando senza l'aiuto di alcun macchinario.

Forse perché è questo a cui erano destinati, essere anime libere.

E forse Luke a questo era destinato, ad imparare a vivere nell'attesa del suo momento.

Perché la felicità deve arrivare, è un dato di fatto.

E non è una convinzione pretesa, non è qualcosa che lui pretende.

Ma lui ha imparato dall'esperienza.

E dai libri.

Perché infondo il tema è quello, i tutti i contesti.

L'alternanza della felicità e del dolore.

Perché altrimenti la vita sarebbe monotona.

E i poeti e i letterati non arriverebbero alle loro concezioni.

Perché la monotonia non porta niente.

Niente.

E Luke pensa ai suoi genitori con gli occhi dolci, perché anche se ora è nella merda, loro ci sono ancora.

Perché Luke non riesce a pensare in modo pessimistico.

Cerca sempre di vedere il lato buono delle situazioni.

E questo gliel'ha insegnato suo padre.

E Luke ora si che capisce il senso di alcune sue parole.

Perché a volte bisogna rendersene conto a proprie spese.

Ma Luke non l'ho rimpiange.

Perché è forte.

Ed ogni giorno Luke, mentre si dirige al lavoro, ripensa ogni volta ai suoi.

Perché alcuni ricordi fanno male e bene contemporaneamente.

E Luke ha bisogno di provare gioia e dolore, per non diventare una bambola di pezza.

Ha bisogno di sentire distinte e mescolate queste due emozioni.

Per ricordare a sé stesso che è ancora capace di provarle.

Luke arriva al bar, scrollandosi il freddo da dosso e sistemandosi i capelli, si guarda intorno, ammirando la simmetria dei palazzi londinesi, e la solitudine di un paesaggio che racconta anni di storia, e tutto ciò che ha vissuto.

Sembra sia una città fantasma, anche perché in giornate del genere non sono molte le persone che passano il tempo fuori; e quasi sente la voce del vento sussurrargli all'orecchio.

Prende le chiavi da suo giubbotto, infilandole nella serratura e aprendo.

Sono tre mesi che Luke lavora qui dentro, e ne conosce ogni particolare.

Jack, il proprietario, gli ha insegnato tutto, dalla preparazione dei cocktail alla manutenzione delle macchine, e Calum lo ha aiutato nei momenti difficili.

E si fida tanto di lui, perché Luke gli ha dimostrato di essere fedele.

Ed è per questo che Jack spesso gli affida anche l'apertura e la chiusura dello stabile.

E Luke ne è grato, perché è bello sentirsi riconoscente.

Perché Luke non ha mai lavorato prima d'ora, ma è stato costretto a farlo per un bisogno pratico.

E ci tiene che le cose che fa siano fatte con cura.

Perché almeno si sente utile a qualcosa.

Anche se non si sarebbe mai voluto ridurre a fare un lavoro del genere per sopravvivere, massimo solo per guadagnare soldi per mantenersi con le spese dell'università.

Ma Luke sta aspettando, sta aspettando che l'università di Liverpool accetti la sua richiesta.

Perché Luke sogna di fare lo scrittore e il giornalista.

Ed è l'unico sogno a cui è ancora aggrappato.

Perché sente di dover rendere fieri i suoi genitori, cosicché possano vantarsi del loro figlio anche in paradiso.

E forse l'unica cosa che gli è stata tolta è la possibilità di farsi dire dai suoi genitori questo.

Ma anche se gliel'hanno sempre dimostrato, Luke aveva bisogno di sentirselo dire.

Perché lui è fragile, e ha paura di aggrapparsi a parole e discorsi immaginari.

Preme l'interruttore nel retro, lasciando che l'ambiente venga illuminato da una luce color platino.

Chiude la porta sul retro e si dirige dietro il bancone.

Oggi sarà solo, ma tanto è abituato.

I suoi giorni sono tutti uguali.

Perché la vita di Luke Hemmings è solo un'attesa.

Che dura.

Ma non ancora per molto, spera.

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Ehilà, rieccomi.

Ecco il primo capitolo, è un capitolo un pò di introduzione alla vita di Luke ma spero lo apprezziate ugualmente.

Volevo come al solito ringraziarvi, perchè davvero niente di tutto questo ci sarebbe se non ci foste voi, siete molto importanti per me e vi ringrazio molto per il sostegno che mi date, grazie perchè state crescendo con me e grazie per aver deciso di intraprendere anche quest'avventura con me.

Grazie davvero, di cuore.

Come vi ho ringraziate per Don't get too close lo farò anche per questa fanfiction.

Ci sentiamo, purtroppo penso aggiornerò ogni quattro-cinque giorni, è un periodo molto pesante e spero di non deludervi.

Come sempre ditemi cosa ne pensate della storia, anche se siamo solo all'inizio i vostri commenti sono molto importanti per me.

Un bacio.

||I was just like..Out of control.|| -Muke [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora