9 - Il viaggio (pt.2) - Rebecca

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So benissimo come e quanto arrossisca la mia pelle in seguito ad un colpo, che sia dato con la mano o con la frusta.
Questa nuova è una frusta gatto a nove code, molto bella, in pelle sintetica, rossa e nera. I colori si alternano intrecciandosi tra loro delle varie lunghezze, terminando con un nodo e i filamenti singoli, un po' neri ed un po' rossi. La mia pelle si tinge subito di uno di questi due colori, non posso vederla, ma posso sentirla. Sento prima la frustata e poi il pizzicore, in base a questo capisco l'intensità del rosso lasciato sulle mie chiappe, su una più dell'altra.
Sussulto, ma cerco di rimanere ferma, nonostante mi piaccia come lui mi rimetta in posizione quando necessario, come mi prenda di peso e mi sposti, riposizionandomi con precisione.

Sento la seconda frustata, poi la terza. Si china su di me a chiedermi se mi stia piacendo. Annuisco senza pensarci due volte, di certo non posso lamentarmi della mia condizione. È una delle cose che ho sempre sognato. Non per il dolore in sé, non riduciamo tutto al mero dolore, ma per il gioco mentale che c'è dietro. Il potere, l'eccitazione, la tensione, il possesso, i marchi (temporaneamente) lasciati sulla mia pelle...
È un mondo molto più vasto di quanto si possa pensare. Continua con la sua sorta di punizione, anche se credo più sia un premio per me, per come mi sono comportata e lasciata usare in questi primi momenti insieme, per come mi sono fatta trovare pronta e disponibile sin da subito.

"Facciamo così. Scegli un numero da 1 a 10."
Ci devo pensare. Non so però a cosa corrisponda e allora mi butto a caso.
"2"
"2? È un po' bassino... va bene, dai, per questa volta 2"
Mi arriva la prima delle due frustate, poco dopo la seconda. So che non erano molto forti, anche se io già inizio ad essere abbastanza sensibile da sentirle molto bene. Le sento meglio di quanto non siano, probabilmente.
"Scegli ancora. Non puoi dire lo stesso numero"
"Uhm... 6"
"6 cosa?"
"6... Padrone."
Mi sta piacendo moltissimo come sta gestendo il gioco, forse uno dei migliori mai fatti finora.
"Questa volta conti tu. Ad alta voce"
"Mhmh..."
Rispondo con voce fievole, eppure contenta, eccitata.
Iniziamo con le 6 frustate. Non è "troppo" cattivo oggi, evidentemente è soddisfatto anche lui di come le cose siano andate e stiano andando, magari vuole prolungare il gioco, cercare di renderlo abbastanza lungo da potercelo godere appieno.
La quarta frustata è forte, anche se non ha ancora minimamente raggiunto il massimo che possa fare. La sento tanto da trovarmi con il ginocchio piegato, la gamba verso l'alto.
"Che c'è, bimba?"
Il suo tono è rigido, ma allo stesso tempo apprensivo.
"L'ho... sentita, molto bene"
"Ah sì? L'hai sentita?"
Annuisco per rispondere
"Oh ma bene! Devi sentirle tutte, altrimenti dov'è il divertimento?"
Mi arriva quindi il quinto colpo. Sento lui che mi abbassa la gamba per riportarmi nella posizione originale, con i miei glutei ben esposti a lui. L'ultima frustata non è molto forte, è stato gentile.
"Ancora, scegli di nuovo"
"9."
È il mio modo per dimostrare che lo voglio, che mi piace e che andrei quasi contro i miei stessi interessi pur di far provare piacere al mio Padrone.
"Mh... sì? Sei sicura?"
"Sì Padrone."
"Conta."
Inizio a contare. Le prime 5 non sono troppo forti, ma molto ravvicinate tra loro, non mi dà molto tempo per farmi recuperare. Il risultato è quindi una chiappa ancora più rossa e dolorante come se mi avesse dato la metà dei colpi, ma molto più forti.
"Seee...eei..."
La sesta è stata forte. L'ho sentita arrivare con tutta la sua potenza. Sento il mio corpo accartocciarsi, in un dolore che mi eccita da morire. In un dolore che fa solo crescere la mia voglia nel basso ventre. In un dolore... che mi piace.
Mi viene concesso qualche secondo, poi si torna al lavoro, con degli intervalli maggiori e proporzionali alla forza che lui mette in questa piacevole tortura.

Sento che appoggia la frusta al tavolo e torna ad avvicinarsi a me. È sul letto, difficile non capirlo per come scricchiola. Mi accarezza la schiena fino ad arrivare al suo fondo. Massaggia la mia pelle arrossata, la bacia delicatamente, seguendo le mie curve.
Mi fa girare, sono di fronte a lui, girata su un lato. Le poche luci all'interno della stanza sembrano fin troppe per me, ormai abituata agli occhi chiusi e alla benda a coprirli.
Fa scorrere le sue dita sul mio ventre ed arriva al monte di Venere. Si ferma lì per un po', accarezzando quella zona sopraelevata, tanto vicina quanto lontana dai miei punti i piacere.
Sorride e viene a baciarmi sulle labbra, quelle sul viso, per ora. Sento la sua mano risalire e stringermi il seno sinistro, poi il destro. All'inizio è piacevole, poi stringe più forte e lo rende ancora migliore. Continuiamo a baciarci e sento la sua mano lasciare il mio petto solo per afferrarmi con forza il collo. Lo tiene saldamente, stringendo soprattutto ai lati, lasciandomi respirare senza problemi. Ciò che vuole è solo rallentare un po' la circolazione, farmi vedere in maniera più offuscata, sentire la testa più leggera. Allenta la presa poco dopo, ma non toglie del tutto la mano, mantiene un contatto, come a ricordarmi che lui è comunque sempre lì, potrebbe tornare a stringere in qualunque momento.

Mi sposto, mi alzo e mi metto sopra di lui, con le nostre intimità direttamente a contatto, lui completamente duro ed io completamente fradicia. Lo sa già, ma rimane comunque sorpreso da quanto mi sia piaciuto il giochino di prima. Mi striscio su di lui, tenendo una mano sul suo petto e l'altra accanto al viso, a volte sui suoi capelli.
Arrivo fino alla punta del suo membro e decido che è il momento giusto per godere insieme, in maniera completa. Mi tengo con una sola mano, mentre uso l'altra per accarezzarlo qualche altra volta e spargere su di lui i miei umori. Faccio entrare in contatto la sua punta e la mia entrata, in maniera delicata. Mi abbasso su di lui con calma, mi assaporo ogni suo centimetro dentro di me, fino a quando non arrivo a sedermi quasi completamente. Inizio a muovermi con movimenti ritmici, ma lenti, voglio che lui si concentri sulle sue sensazioni più che sulla foga del momento, anche se è difficile anche per me. Voglio aumentare ulteriormente la nostra eccitazione.
Mi abbasso su di lui e lo bacio. O meglio, faccio per baciarlo, perché quando lui alza leggermente la testa, per venirmi incontro, io mi allontano. Prima si è divertito lui, ora è il mio turno. La stuzzico ancora qualche volta, fino a quando non lascio che entrambi traiamo la nostra soddisfazione da quella unione. Mi stacco, torno ad alzarmi con la schiena ed aumento il ritmo, mentre appoggio le mani sul suo petto. Sento le sue sui fianchi, a dettarmi il ritmo, quasi a volermi aiutare. Muovo il bacino per sentirlo scorrere dentro di me. Sento io le mie stesse contrazioni dal piacere, cerco anche solo di immaginarmi quanto possa sentire lui.
Una delle sue mani si sposta sul seno, o meglio, su uno dei due capezzoli, lo rotola tra le dita, lo lascia scorrere tra pollice ed indice, senza stringere troppo, non vuole farmi male ora, ma solo farmi piacere.

Gli chiedo di poter venire.
"Mh...e perché dovrei lasciarti venire?"
"Perché... te l'ho chiesto nella maniera corretta ed ho scelto quasi il numero più alto di frustate, nonostante sapessi a cosa andassi incontro, Padrone."
"Sono delle ottime motivazioni."
Dov'è la fregatura? Dov'è il "ma"? Cosa dirà per evitare di farmi venire ora, per farmi aspettare ancora? Per poter godere dello spettacolo della sua schiava e della sua ragazza disperata, sopra di lui, ad aspettare un suo ordine per potersi lasciare andare?
"Quindi vedi di aumentare il ritmo, almeno ci liberiamo insieme, bimba."
Entrambe le mani tornano sui miei fianchi, in preda all'eccitazione.
I suoi respiri si fanno più pensanti, i miei gemiti più acuti e più frequenti, fino a quando non lo sento venire dentro di me. Quelle sue pulsazioni sono ciò che mi fa lasciare andare definitivamente, in preda all'orgasmo.
Stringo i suoi capelli e all'improvviso sento la sua mano intorno al mio collo mentre vengo e la mancanza d'aria mi fa provare delle sensazioni incredibili. Mi accascio su di lui lentamente.

Dopo esserci puliti e sistemati ci mettiamo a letto, uno accanto all'altra, la mia testa sulla sua spalla, soddisfatti della serata.
Ma c'è una parte della storia, per chi ha una relazione come la nostra, che non racconta mai nessuno, che è l'aftercare, le coccole dopo l'atto.
"Ehi, sono stato troppo duro prima?"
Mi chiede.
"No amore, mi è piaciuto tanto."
Continuiamo a parlare e rassicurarci come ogni volta, prima di addormentarci insieme. Piace moltissimo ad entrambi ciò che facciamo ed è importante assicurarci che non si è superato alcun limite o fatto nulla che provocasse disagio nell'altra persona.

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