Greta's pov
Scesi dall'autobus e quella che mi si presentò davanti non era una comune mattina di novembre, c'era il sole e i raggi erano molto caldi, nemmeno una nuvola sporcava quel cielo limpido e la fontana in pietra che si trova all'ingresso della mia facoltà era illuminata da uno spelandido chiaro scuro. Come al solito il patio era gremito di persone e io mi affrettai a superarle per arrivare nell'aula dove avrei assistito alla lezione di psicologia. Era da poco iniziato il mio primo anno di università ma mi ero già appassionata a quella nuova vita che mi permetteva di studiare tutto ciò che avevo sempre voluto e imparare quello di cui mi sono sempre interessata. Sin da piccolina ho sempre voluto aiutare le altre persone, quando un mio amichetto aveva un problema io ero la prima a volerlo aiutare. Forse è brutto da dire ma non lo facevo tanto per lui ma piuttosto per me. Mi incuriosiva capire quegli elementi che inducono una persona e trovarsi in uno stato d'animo o in un altro e mi ha sempre appassionato scoprire come poterli aiutare, anche se la maggior parte delle volte bastava un abbraccio, un abbraccio che io non ho quasi mai avuto nei miei momenti di difficoltà. A volte più di ogni altra cosa vuoi sentirti meno solo, non ho mai cercato la soluzione ai miei problemi, o meglio non solo quella, mi sarebbe bastato qualcuno che in quel momento mi prendesse la mano e mi facesse sentire supportata, aiutata, sicura che ad affrontare tutto non sarei stata sola. Comunque sto divagando. Circa durante l'aultimo anno delle medie la mia professoressa di italiano ci ha presentato un progetto che a mio parere era particolarmente interessante, avremmo avuto una psicologa a scuola e chi di noi avesse voluto le avrebbe potuto parlare. Io ne fui incuriosita e andai immediatamente. Parlai. Parlai tantissimo quel giorno e piansi come non avevo mai fatto, piansi le lacrime che per troppo tempo avevo tenuto dentro e urlai parole che non avevo mai avuto il coraggio nemmeno di sussurrare.Quando uscii da quella stanza tutto mi parve più chiaro. Mi sentii compresa, aiutata, capita e supportata. Continuai ad andarci ma con intenzioni diverse, prestavo attenzione al modo in cui quella giovane donna dai capelli rossi mi poneva le domande, cercavo di intuire quello che pensava, sbirciavo i suoi libri e il suo quaderno. Ero curiosa di capire come faceva e scoprirti i punti deboli che volevi tenerti nascosto. Ero curiosa di capire che cavolo ci dice la mente, a volte, e perchè altre volte non parla proprio. Al liceo mi iscrissi in un istituto dove insegnavano psicologia e continuai per questa strava sognando il viso del mio primo paziente, della prima donna o del primo uomo che avrei scoperto, aiutato, capito e accetato. Ora l'aula era grandissima, decoata da affreschi ottocenteschi e con delle poltrone troppo moderne da stonare con quell'ambiente austero e che sapeva di magico. Al mio fianco c'era Noemi, la compagna di corso con la quale avevo stretto più amicizia. Teneva quei lunghi capelli arruffati uno chinion tenuto fermo da una matita che sbicava da quella chioma chiarissima. La guardai in faccia e vedendo quelle guance macchiate mi venne in mente Luca. Mi sedetti e cercai di concentrarmi sulla lezione e non pensare. Il professore riusciva sempre a rapirmi ed ero completamente assorta nella lezione quando, al termine dell conclusione, uscì sbattendo la porta. Mi ripresi e subito tornai al pensiero di prima. Noemi si girò verso di me dicendo " Oi Gre ma che cosa ti prende oggi? A cosa pensi?" chiese girandomi il viso verso di lei. "Nulla, non penso a niente. A niente. Dai andiamo a prenderci una piadina che ho fame" dissi cercando di assumere un'espressione normale. "Come pensi di mentirmi? Abbiamo appena finito una lezione sul linguaggio non verbale Greta. Dimmi che hai visto stamattina di tanto strano da turbare i tuoi pensieri e farti venire voglia di piadina, che tra l'altro odi e non ordini mai" "Ma allora Noe, ho detto per dire, mi posso pure prendere una pizza, mi è venuto piadina perchè piace a te, no? Con la crescenza e lo spek."
"Non spostare il discorso sul piano culinario, dimmi chi era."
"Noemi, Luca. Era Luca, okay?" dissi svuotando il sacco.
" E chi sarebbe Luca?" chiese sorpresa. Ci conoscevamo da settembre e non eravamo mai entrate nel discorso "Luca" quindi non sapeva chi fosse, o meglio chi fosse stato per me." Dai muoviti, è ora di pranzo, andiamo da Gino e ti racconto tutto." dissi prendendo la borsache avevo posato aul tavolo.
"Mi preoccupi. Andiamo dai mi sa che sta volta di piadine me ne prendo due." Dopo esserci fatte una risata poco convinta uscimmo dalla classe e ci dirigemmo verso il bar dell'università.
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Regina di cuori.
RomansaFu come una calda mattina d'estate, quando apri la finestra e quella leggera brezza mattutina ti da sollievo dal caldo torrido, ti fa sospirare sollevata, ti migliora la giornata. Fu proprio cosí che invase la mia vita, che mi fece vivere quell'atti...