3. my mind thinks

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Yun era distrutta. Aveva lavorato tutto il giorno e stare dietro a tutta quella gente in sala, con bambini che schiamazzano oppure clienti sgorbutici, la sfiniva.

Si guardava allo specchio del bagno del piccolo ristorante gestito dal padre di James.

Non si riconosceva e ció la preoccupava. La preoccupava a morte. Il suo cuore aveva ancora una ferita che sgorgava sangue ed emozioni. E lei erano mesi che cercava di curare quell' emorragia. Sciolse la mezza coda che aveva fatto prima e provó a sorridere alla sua immagine.

L'unica persona su cui contava davvero ormai era lei stessa. Provava ogni giorno a darsi forza da sola.
C'erano le persone che le volevano bene. E lo sapeva. Nonostante ció lei si era chiusa in un bolla solo sua, dove si sentiva protetta da ogni minaccia pericolosa che le incombeva contro.
È tutto passato... si ripeteva spesso quando aveva i dejavu dell'ultima sera.

Ogni volta che accadeva lei sapeva che non sarebbe dovuta tornare tra le braccia che lei tanto amava. Perché quello era un amore amaro più di una medicina presa controvoglia. Faceva male e bruciava su tutte le ferite che le rimanevano marchiate addosso.

James era un buon amico. Passavano molto tempo assieme, frequentavano la stessa Università ma in facoltà diverse. Era diventato il suo punto di riferimento. Le aveva dato un lavoro e lei aveva bisogno di soldi, non voleva essere un peso sulla famiglia. Le dava attenzioni e Yun aveva bisogno di essere coccolata ancora una volta.

<<Andiamo a bere qualcosa?>> le chiese una volta uscita dal bagno.

Yun voleva accettare. Aveva voglia di riprendere in mano la sua vita. Ne aveva bisogno. Anche lei era finita in un brutto tunnel buio e freddo con una fine ignota e lontana.

Ma la maglietta dei Queen era rimasta a casa di Niki non per una dimenticanza. Ma era la scusa per bussare, un giorno, di nuovo a quella porta e attendere di rivedere il ragazzo davanti a lei. Sapeva che avrebbe fatto male. Quella notte le sarebbe tornata nella testa come un film visto e rivisto. Ma era un mostro che, prima o poi, andava affrontato. Solo che lei non aveva ancora costruito attorno a lei l'armatura giusta per combatterlo. Era vulnerabile e fragile come un coccio di terracotta.

<<No grazie, un'altra volta... sono stanca>> rispose distogliendo lo sguardo dal moro di fronte a lei alle sue scarpe da ginnastica consumate.

<<Va bene, posso almeno accompagnarti a casa?>>.

La metro era quasi vuota. C'era solo qualche mendicante o dei ragazzi che si ritiravano a casa nella tarda notte.
Ma la loro meta non era la casa. Ma la presenza dell'altro in un posto scontato come la metro.
<<Dimmi, signor Nishimura, tu ami la ragazza che Cupido ha scelto per te?>> chiese lei sotto gli effetti del sonno con la testa poggiata sulle sue gambe. Le dita di Niki le sfiorarono le labbra sottili e rosse. <<Con tutto me stesso>> rispose sorridendo. <<Hai intenzione di spezzarle il cuore?>> continuó la ragazza con voce da bimba guardandolo negli occhi sottili e scuri. <<Se il suo cuore si dovrá mai spezzare anche il mio si farà in mille pezzi e aspetterá che due mani di una bionda ragazza verranno per aggiustarlo>>.
La testa di Yun era accarezzata dalle mani del ragazzo e pian piano le sue palpebre divenivano sempre più pesanti.

Yun sospiró. Per quanto aveva sofferto, amava ancora Niki. Per questo il ricordo del ragazzo era una cosa preziosa. Pericolosamente preziosa.

Una volta che le chiavi di casa aprirono il suo appartamento arrangiato, Yun inizió giá a sentire la sensazione di essere al sicuro. Gettó la borsa dietro la porta, si tolse le scarpe al volo e si diresse in cucina.
Aprí il frigo, stappó una birra e inizió a fare dei sorsi lunghi.

Pensó a quanto sia diventato opprimente quello stile di vita, non era di certo quello aveva pianificato per lei. Pensó a quanto volesse andare a trovare la nonna in Italia, nella sua bella casa antica tra le campagne della Toscana.

Impulsivamente afferró il cellulare e chiamó James. Aveva bisogno di staccare la spina per un po'.

<<Yun, è tardissimo, è successo qualcosa?>> chiese il suo amico allarmato.

<<Tutto bene, sono a casa... semplicemente ho bisogno di un paio di settimane di ferie>> risponse lei con voce molto calma.

<<O-okay, bisognerebbe parlarne con mio padre... oltretutto domani è sabato, non puoi mancare, sai quanta gente c'è il sabato sera.>>

<<Per me va benissimo iniziare a che da lunedì... volevo solo avvisarti>>

<<Va bene. Che fai? Pensavo dormissi>>

<<Nulla>>

<<Mh... se hai capito di aver bisogno di una vacanza evidentemente stai pensando davanti ad una birra, mi sbaglio?>>

Yun sorrise all'affermazione. James aveva imparato molte cose di lei in poco tempo. E questa cosa la confortó molto facendola sentire meno sola.

La sua migliore amica aveva vinto una borsa di studio a Seattle e si vedevano davvero raramente. Delle volte facevano delle videochiamate brevi. Era difficile far coincidere i fusi orari e gli impegni.

Era la ragazza di Jungwon. Prima della partenza Saejin e Jungwon avevano deciso di provare a mantenere la loro relazione a distanza ma con scarsi risultati.

A Yun mancava molto Saejin. Era stata la prima persona con cui ha fatto amicizia quando è arrivata in Corea a 5 anni. E da lì erano diventate inseparabili.

<<Scusami se ho rifiutato di bere qualcosa con te e poi mi becchi a farlo da sola a casa mia>>
provó a dire Yun tra uno sbadiglio e l'altro.

<<Tranquilla, so che sei stanca davvero e so anche che avevi bisogno di fare un resoconto delle tue emozioni, quindi va bene cosí... anzi, scusami tu>>

<<Nulla, buonanotte James>>

<<Notte Yun, chiamami per qualsiasi cosa. Ci vediamo domani>>

Chiuse la telefonata e buttó giù le ultime gocce di birra assieme a tutti i pensieri che le frullavano nella testa.

Decise che era troppo esausta per raggiungere prima il bagno per lavarsi e poi la camera per cambiarsi e mettersi a dormire nel letto. Si buttó sul divano e lasció che Morfeo la cullasse.

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Un'altra delle mie pubblicazioni notturne.

Baci, Yeoubi 🤍

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