Prologo - Girasoli

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Io e Daniel ci siamo conosciuti per caso, ovvio che io sapessi della sua esistenza, ma non sono sicura che all'epoca lui sapesse della mia.
Perché sono arrivata a questa conclusione?
Capirete tutto non appena vi dirò che Daniel non è mai venuto a casa, dove io e Michael in quel periodo abitavamo ancora con i nostri genitori; ci è venuto solo una volta e proprio in quell'occasione l'ho incontrato.
Quando ero più piccola, raramente uscivo dalla mia stanza per socializzare con qualcuno che non fossero i miei genitori o mio fratello, tanto che quel giorno neanche mi ero accorta che ci fosse un ospite.
Quel giorno, come mio solito, me ne stavo nel mio studio, che per un certo verso era anche la mia camera, a terminare un lavoro che mi era stato assegnato.
In quello studio era presente ogni tipo di pittura, colore, pennelli per dipingere e non farete fatica ad immaginare il lavoro che facevo e che faccio tutt'ora: la pittrice e restauratrice per un piccolo museo di Melbourne; all'epoca non avevo i fondi necessari per poter andare a vivere in un'altra città, così lavoravo da casa e poi spedivo i miei quadri.
Raramente mi interessavo dell'orario che si faceva quando dipingevo e così era successo anche quel pomeriggio. Quando però mi resi conto dell'ora, pensai che forse sarebbe stato meglio prendere una boccata d'aria e ripulirmi di tutta la pittura che avevo sul viso.
Quando dipingo sono così: un po' disordinata e con i colori che finiscono ovunque, anche sulla mia faccia.
Così decisi di andare in bagno e una volta lì, mi lavai via per bene tutta la pittura.
Con la asciugamano che solitamente tenevo nello studio, tornai verso di esso, spensierata e senza la minima idea di trovarci qualcuno dentro.
Ma quando misi piede all'interno dello studio e sollevai lo sguardo, vidi un ragazzo che se ne stava in piedi a fissare i miei lavori completamente indisturbato e quasi rapito da tutto ciò che vedeva.
Panico. Panico puro.
Non avevo mai permesso a nessuno di entrare nel mio studio, nel mio sancta sanctorum, e ora un estraneo aveva avuto il coraggio di addentrarsi.
Il ragazzo alzò gli occhi fino ad incrociare lo specchio che tenevo sempre davanti a me quando lavoravo e che dava visuale proprio sulla porta alle mie spalle; così mi vide, per la prima volta vide la sorellina del suo coach e con la colpevolezza negli occhi si voltò verso di me.
«Li fai tu questi?»
Annuii freneticamente e senza fiatare.
«Sono molto belli...scusa io cercavo il bagno e...»
Daniel uscì subito dalla stanza e mi venne incontro per porgermi le sue scuse.
Io, che in quel momento non riuscivo neanche a formulare una frase dal panico, sembrava che semplicemente lo stessi ascoltando.
«...oh, sei un po' sporca di vernice...»
Allungò una mano verso il mio volto, probabilmente verso una parte di esso che non mi era ben visibile e che mi era sfuggita.
Sentivo il suo tocco caldo sulla mia pelle e mi venne un brivido, che percorse tutta la mia schiena.
Ad interromperci però, purtroppo o per fortuna, era arrivato proprio mio fratello.
«Daniel! Sono venuto a cercarti dato che non tornavi più. Oh...vedo che hai conosciuto mia sorella.»
Michael si era avvicinato a Daniel e mi fissava.
«Beh si...devo dire che mi sono perso.»
«Vieni, il bagno è di qua! Ciao sorellina!»
Li salutai piano con la mano e in cambio ricevetti un è stato un piacere da quel ragazzo che avevo appena conosciuto, del quale sapevo il nome, ma lui non avrebbe probabilmente mai scoperto il mio.

I mesi passarono e con essi venne fuori una mia grande dote artistica: la replica.
Ero talmente brava a replicare quadri famosi che venivo contattata dai più svariati acquirenti che volevano un quadro d'autore, ma che di fatto non potevano permetterselo; così pagavano me per avere un falso e venivo anche pagata bene, benissimo, tanto che in poco tempo ero riuscita a racimolare un bel po' di soldi.
Nei mesi, Daniel era sempre più presente in casa nostra e anche se lui pensava di passare in osservato, sapevo benissimo che ogni volta passava dal mio studio e mi osservava ed era anche per questo motivo che avevo iniziato a dipingere con la porta aperta.
Mi piaceva sapere che a qualcuno piacessero i miei lavori e soprattutto mi piaceva che lui, Daniel, l'amico famoso di Michael, mi desse certe attenzioni.
Così un giorno, mentre dipingevo la replica di "I girasoli" di Van Gogh, alzai per un momento lo sguardo verso lo specchio e lo vidi ancora lì, assorto nel capire i movimenti che facevo con il pennello.
«Allora...prima o poi ti deciderai ad entrare?»
Non mi voltai, semplicemente lo tenevo d'occhio dallo specchio davanti a me.
Nel sentire le mie parole, però, Daniel fece per andarsene.
A quel punto l'unica cosa che potevo fare era abbandonare la mia tavolozza e fermarlo ed è proprio quello che ho fatto.
Lo presi per un braccio e quasi lo supplicai di restare e di seguirmi all'interno dello studio, questa volta chiudendo la porta.
«Vuoi provare?»
Mi ero seduta nuovamente sul mio sgabello con lui in piedi accanto a me ed ero più che seria, quel quadro non si poteva rovinare ormai.
«Non ne sono in grado...»
«Tutti sono in grado di fare qualcosa se vengono istruiti.»
Gli presi la mano e posizionai in essa il pennello che stavo usando. Gliela sollevai e insieme terminammo l'ultimo ritocco di giallo a quel quadro stupendo.
Sentivo su di me il suo respiro caldo e abbastanza irregolare; in un batter d'occhio anche il mio era si era trasformato e non mi seppi spiegare il perché.
Lo capii soltanto qualche istante dopo, quando ormai avevamo posato il pennello ed eravamo finiti sul letto che tenevo nella stanza per le serate in cui mi addormentavo lì.

Passarono altri mesi e le visite di Daniel si fecero sempre più frequenti.
Solo in un secondo momento però avevo compreso quanto in realtà lui tornasse in Australia solo per vedere me. Non capivo bene perché potesse rimane solo pochi giorni e poi dovesse ripartire per non vederlo per settimane intere, ma con calma e pazienza lui me lo spiegò.
Appresi che la vita che faceva lui era piena di lusso e svago e dentro di me era nato un sentimento molto simile alla gelosia, che lui potesse trovare quello che aveva trovato in me in altre ragazze e mettermi da parte; ma tutto svaniva quando veniva a trovarmi e per ore, qualche volta anche per giorni, ci chiudevamo nel mio studio con il solo odore di pittura a farci compagnia.
«Quei girasoli non sono niente in confronto a te.»
Me lo diceva spesso, quasi ogni volta che, dopo esserci amati, rimaneva in contemplazione di uno dei quadri che replicavo con più frequenza.
E la mia riposta era sempre la stessa: «Stai criticando Van Gogh.»
Lo dicevo divertita perché per me era inconcepibile che non si cogliesse la bellezza dei suoi quadri, nonostante le mie fossero solo copie.
Ma a Daniel non importava, lo sapevo.
«Sono sicuro che se avesse avuto una musa come te non avrebbe passato tutto quel tempo a scarabocchiare fiori.»
«Non sono scarabocchi, Daniel.»
Mi alzai da sotto le lenzuola, afferrai una maglietta e legai i capelli pronta per riprendere un dipinto che avevo abbandonato.
Spesso succedeva, Daniel arrivava sul più bello e mi sconvolgeva facendomi credere che il più bello fosse il momento in cui lui passava a trovarmi.
«In confronto a te si.»
Spesso alzavo gli occhi al cielo a quelle sue affermazioni continue, ma un giorno gli chiesi cosa avrebbe fatto lui se avesse avuto me come musa.
«Semplice: saresti stata in ogni quadro e ogni notte nel mio letto.»
Chissà perché da uno così non potevo che aspettarmi un risposta del genere.

Questa nostra "relazione" andò avanti per un po', mi ero anche trasferita a Montecarlo dato che mi era stato offerto un lavoro proprio lì; in quel modo sarebbe anche stato più facile per noi vederci.
Ma da quel momento le cose cambiarono.
Appresi che per Daniel era più facile avere una relazione occasionale con me, infatti non avevamo mai ufficializzato la cosa, e che il venire da me in Australia era più uno svago.
Iniziammo a non vederci più, o meglio ci vedevamo raramente come amici e mai a casa l'uno dell'altro.
Iniziò a stare ben lontano dai miei quadri e dal mio studio e non ho mai capito perché abbia deciso così.
In un batter d'occhio quel bel rapporto che avevamo instaurato si era trasformato in un rapporto di semplici conoscenti, tant'è che entrambi trovammo quello che io credevo amore in un'altra persona.
Tutto ciò era successo prima di una festa che Daniel aveva organizzato per festeggiare la firma del contratto con McLaren, cosa che si dimostrò alquanto fatale per la sua carriera.
Quella festa alla quale ero stata obbligata ad andare, pensate un po', proprio da lui.
Quella festa che più o meno è stata l'inizio della fine.

Girasoli || Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora