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Mio grande malgrado, il giorno che più temevo da quando ho conosciuto Pierre è arrivato: mi sono decisa e gli parlerò, gli dirò tutta la verità su di me, Isabella e Daniel.
Penso semplicemente che sia la scelta più giusta da fare, continuare ad ingannarlo così non ha senso e soprattutto lui non se lo merita.
Gli ho chiesto di poterci vedere fuori dal centro di Monaco, in modo da non dare troppo nell'occhio in caso lui avesse reazioni esagerate, cosa che sarebbe molto più che comprensibile, oppure nel caso in cui io possa scoppiare in lacrime, il che è ancora più probabile della prima opzione.
Mi trovo davanti all'entrata di un café e attendo l'arrivo di Pierre con le mani in tasca e camminando avanti e indietro per un tratto minuscolo di marciapiede.
Non ho neanche idea di cosa gli dirò, di come intavolerò il discorso e di come rendere il più accettabile possibile il fatto che io abbia usato Pierre, perché alla fine è questo che ho fatto nonostante non lo voglia ammettere; Daniel aveva ragione, l'ho usato come rimpiazzo, ma così agendo non ho fatto altro che ferire tutti credendo di fare del bene alle persone che amo.
Continuo a ripetermi che andrà tutto bene e che Pierre capirà, è un ragazzo dall'animo così buono e concorderà con me che ho agito nel solo intento di proteggere mia figlia; ma quando lo vedo avvicinarsi inizio immediatamente a sudare più del dovuto.
Arriva a passo blando e indossando i suoi tanto amati occhiali da sole, non li abbandona mai, anche se oggi non c'è poi così tanto sole da doversi proteggere.
Non appena incrocia il mio sguardo, mi rivolge un sorriso spontaneo e dolce; ricambio un po' imbarazzata, simulando un sorrisetto innocente e fissandomi le scarpe. Mi odio per quello che gli sto per fare, per quello che gli sto per dire...infondo stavamo così in pace l'uno con l'altra...
Quando mi è abbastanza vicino, mi stringe forte in un abbraccio; tra le sue braccia immediatamente mi sento protetta, rassicurata da ogni brutto pensiero che mi passa per la testa e trovo quasi ironico il fatto che sia proprio lui a darmi queste sensazioni.
Il suo profumo è inebriante e forse per l'ultima volta nella mia vita inspiro a pieni polmoni quella fragranza che ogni volta prima di uscire si spruzza per tutto il corpo e della quale inevitabilmente i vestiti rimangono impregnati.
«Entriamo?»
Sono io a interrompere il momento, perché se non lo facessi non sarei più in grado di tornare indietro.
Pierre acconsente e da gentiluomo quale è, mi lascia entrare per prima nel café e scegliere un tavolo.
Chiaramente scelgo quello più isolato che posso scorgere, non ho intenzione di avere su di noi gli occhi di tutti i presenti...non voglio che vedano quello che sta per accadere, la brutalità delle mie parole, la sua disperazione.
Ci accomodiamo e immediatamente mi nascondo dietro il menù nonostante io sappia già con chiarezza ciò che intendo ordinare.
«Cosa prendi?»
Un caffè, rispondo a Pierre, il quale lo comunica al primo cameriere che si avvicina a noi.
Quando i nostri ordini arrivano, so bene che è anche arrivato il momento di pronunciarmi e di questo ne sono terrorizzata, infatti inizio a giocherellare con il cucchiaino che mi è stato servito insieme al caffè nel tentativo di raccogliere tutto il coraggio che possiedo.
«Si può sapere cosa ti inquieta tanto? Puoi dirmi tutto, lo sai...»
Pierre sorride, ignaro ovviamente di quello che sta per sentirsi dire. Lui è sempre così, allegro verso ogni situazione nella quale è coinvolto.
«È difficile trovare le parole per dirti tutto quello che dovresti sapere...»
È veramente difficile, non tralasciare nulla, ma dire allo stesso tempo quello che basta per metterlo al corrente della mia vita.
Partire dall'inizio? Lasciarlo immediatamente? Io non ne sono in grado.
«Come il tuo cuore riesce ad esprimersi, Myriam. Non sono qui per giudicarti o altro...»
Io l'ho detto che lui è una delle perosne più buone che io abbia mai conosciuto e questo rende ancora più difficile il tutto.
«Dobbiamo parlare di noi, a dire la verità.»
«Lo so che sei preoccupata per quei continui mazzi che ti arrivano in hotel. L'ho capito anche se non me ne hai mai parlato.»
Sospiro profondamente. È davvero così evidente allora.
«Pierre...io so perfettamente da chi provengono e non voglio metterti in mezzo a questa storia...anche se ormai già ci sei.»
«Voglio aiutarti, ma se non me ne parli io non posso fare nulla. Chi te li manda quei mazzi? Non sono anonimi?»
Scuoto la testa senza alzare mai lo sguardo dalla mia tazzina ormai vuota.
«Dovrebbero, ma so bene che arrivano dal padre di Isabella e il perché sei proprio tu.»
Pierre rimane stupito quanto basta dalle mie parole e si sta visibilmente interrogando su come faccia il padre di Isabella a sapere di lui.
«Magari ti sbagli...magari hai uno spasimante che non sono io.»
Quanto vorrei fosse proprio così, caro Pierre.
«Non posso sbagliarmi, i girasoli sono il nostro fiore. Li dipingevo proprio nel momento in cui l'ho conosciuto...»
Ricordare questi piccoli particolari della mia vita con Daniel prima di avere Isabella mi fa molto male, tanto che quasi fatico a trattenere le lacrime. Sono arrabbiata, su tutte le furie per quello che sta succedendo nella mia vita e per mettere in mezzo a questa storia persone che non c'entrano un bel niente.
«Mi stai dicendo che lui ti ricatta? Non vuole che tu sia felice con me o con qualcun altro?»
Annuisco. È così egoista da parte di Daniel non capire che la mia felicità è anche quella di Isabella in questa parte delicata della sua vita.
«Non è normale, Myriam! Quella che sta facendo è violenza psicologica su di te e sulla bambina. Portagliela via! Ti aiuterò io...»
Pierre si sporge in avanti, avvicinandosi a me e stringendo le mie mani tra le sue.
La fermezza che sento nella sua voce è disarmante, quanto avrei bisogno di avere con me una persona come lui! Ma non posso, non posso fargli del male, non posso coinvolgerlo in una questione che non gli riguarda.
«Non posso portargliela via...»
«Ascolta: per quanto mi riguarda è un senza palle per averti lasciata da sola con una bambina, se lo meriterebbe.»
Questo è quello che credono tutti, che il padre di Isabella mi abbia lasciata non appena saputo della gravidanza, ma non è assolutamente così.
«Quello che pensi è sbagliato, quello che io vi ho sempre fatto credere è sbagliato! Ha deciso lui che non sarebbe dovuto essere riconducibile alla bambina...ci ha lasciate per non farci ricadere addosso tutti i problemi che ne sarebbero derivati se il mondo avesse saputo.»
È questa la verità e alla fine mi stava bene anche così, se solo Daniel avesse mantenuto la promessa di farsi gli affari suoi e di non intromettersi nel caso io fossi stata felice con qualcuno...
«Questo è un chiaro comportamento di violenza, Myriam. Sono qui per aiutarti. Uno così è anche stupido: prima dice di non volervi e poi fa di tutto per tenerti lontana dalla felicità.»
Abbandono le mani calde di Pierre solo per asciugarmi le lacrime che mi rigano le guance.
Un'anima così buona non si merita tutto lo schifo che sta vivendo solo a starmi vicino.
«Che poi non ho capito come lui faccia a sapere di noi e dove sei ogni volta che vieni alle gare.»
Per un momento taccio, vorrei dire il nome di Daniel, ma c'è sempre quel qualcosa che mi blocca.
«È più vicino di quanto credi.»
«Ah è anche uno stalker?»
Inspiro ed espiro profondamente e successivamente alzo lo sguardo fino ad incontrare gli occhi azzurri di Pierre. Quello che sto per dirgli gli farà davvero male.
«No, è Daniel.»
Come avevo previsto, Pierre rimane pietrificato all'istante e posso quasi scorgere le rotelle del suo cervello che stanno cercando di elaborare la notizia.
«Ricciardo?»
Annuisco tirando su con il naso.
È fatta, gliel'ho detto. Ho detto ad una persona all'infuori della mia famiglia che il papà di Isabella è Daniel e ho dovuto farlo con la persona che meno si meritava di essere ferita e delusa.
«Ora si spiegano molte cose effettivamente.»
Continua a parlarmi con quel suo tono dolce e rassicurante e ancora una volta mi chiedo come riesca a mantenere la calma in un momento del genere.
«Ti devo tantissime scuse, Pierre. Ti ho usato, credevo che per stare con me e Isabella saresti stato perfetto. Sei così dolce e amorevole con lei e anche ora non esiti a farmi sentire amata e al sicuro. Io mi sento così in colpa, ma lo giuro che mi piaci da morire e non vorrei dirti che dobbiamo lasciarci.»
Ormai il pianto e i singhiozzi hanno preso il sopravvento. Dico tutto d'un fiato e non sono neanche sicura che si capisca il filo del discorso.
«Non dubito di tutto ciò che abbiamo passato e non ti posso neanche biasimare per aver cercato qualcuno che non fosse una colossale testa di cazzo come Daniel. Io non sono arrabbiato con te e se vuoi che ci lasciamo posso solo che accontentarti.»
A queste parole, per la prima volta nel pomeriggio, sorrido. Lo sapevo che Pierre avrebbe reagito così, o almeno lo speravo.
«Grazie.»
Davanti a così tanta bontà e amore non posso fare altro che rispondere in quel modo. Altre parole non avrebbero senso, devo solo ringraziarlo per avermi perdonata.
«Però devi fare qualcosa. Non puoi andare avanti così, finirai seriamente per farti del male e per farlo a Isabella.»
Ferire la mia bambina è l'ultima cosa che desidero, ma Pierre ha ragione. Devo usare il pugno di ferro con Daniel o la situazione non si sistemerà mai.
«Non mi vedrai più alle gare...sto anche maturando l'idea di riportare Isabella in Australia, a Montecarlo siamo troppo vicine a Daniel.»
È l'unica cosa che mi è venuta in mente per far capire a Daniel che non lo voglio nella mia vita anche se so che lui farà del suo meglio per cercarmi e trovarmi.
«Sono d'accordo, fai bene. E promettimi che mi contatterai ogni qualvolta avrai bisogno di aiuto.»
Annuisco; rimaniamo in silenzio per una manciata di minuti, abbiamo già parlato fin troppo.
Prima di andarcene, Pierre paga per entrambi e fuori dal locale, prima di salutarci e di andare ognuno per la propria strada, il francese mi interpella ancora.
«Posso chiederti un'ultima cosa?»
Annuisco invitandolo a continuare.
«Vorrei passare un'ultima serata con te e Isabella, avete bisogno di essere coccolate.»
Spontaneamente le labbra mi si increspano in un sorriso. Come potrei negarglielo, come potrei negare una richiesta così ad una persona che per me ha fatto così tanto come capire le mie ragioni e rispettare le mie decisioni.
Così lo prendo per mano e insieme ci incamminiamo verso il mio appartamento, nel quale Michael e Isabella ci stanno aspettando.

Girasoli || Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora