Apro gli occhi, ma in un primo momento non comprendo appieno ciò che sta accadendo.
Sento delle voci e l'essersi appena svegliata di certo non aiuta a comprendere a chi appartengano.
Do una rapida occhiata al corpo di Isabella che giace accanto a me, ancora nel mondo dei sogni.
Le scosto un ricciolo dal viso quando le mie orecchie si rizzano nel sentire una porta che si chiude e dei passi che cercano di fare il meno rumore possibile sul parquet di casa.
Santo Dio...ci sono i ladri in casa mia?!
Ma perché succedono tutte a me?!
È l'unica spiegazione che mi do dato che nessuno a parte me e Michael ha le chiavi per entrare e dubito fortemente che Michael sia qui senza avermi avvertito.
Sento ancora quei passi e un leggero tonfo, come se qualcuno avesse urtato qualcosa.
Così mi faccio coraggio, so che sarebbe l'ultima cosa da fare, e lasciando un bacio sulla testa di Isabella esco dalla camera nella quale siamo crollate poco fa cercando di fare meno rumore possibile.
Comprendo che il trambusto proviene dal piano di sotto e mentre mi dirigo verso le scale prendo la prima cosa che mi capita sottomano e che potrebbe fare del male a qualcuno.
Non indosso scarpe e questo mi aiuta ad essere il più silenziosa possibile; così mi affaccio dal primo gradino che mi da la possibilità di osservare al di sotto di me e noto un uomo.
Non capisco chi è fino a che non si fa vedere completamente.
Cerca disperatamente qualcosa, sembrerebbe.
Gira su se stesso in cerca della via giusta per raggiungere forse una delle camere della casa.
Sembra quasi essere di casa, l'uomo. Ha adagiato le proprie cose sul divano e le proprie scarpe accanto all'ingresso.
Nel suo vorticare su se stesso, si ferma quando il suo sguardo incrocia le scale.
In quel momento lo riconosco e vorrei con tutte le mie forze lanciargli in testa la mia arma letale che tengo tra le dita.
«Vaffanculo, Daniel. Mi hai spaventata.»
Scendo le scale fini a raggiungerlo.
La vera domanda non è perché sia in Australia, quanto perché voglia attentare alla mia vita agendo come un ladro.
«Ti sembra il caso di entrare così in casa mia?»
«Tecnicamente è casa di Michael e se te lo avessi chiesto normalmente non mi avresti mai fatto entrare.»
E quindi prendere le chiavi di mio fratello ed entrare come se fosse casa sua l'ha trovata l'idea migliore.
«Hai ragione, non ti avrei fatto entrare. Ora, te ne puoi andare.»
Un po' scocciata, indico a Daniel la porta, ma lui non sembra volersi muovere.
«No.»
«Daniel...»
Insistito per farlo andare via, ma sembra proprio che nulla lo possa smuovere dalla sua posizione quasi avesse l'attak sotto i piedi.
«Daniel è l'ultimo avvertimento o chiamo la polizia.»
Questa volta mi dirigo di persona verso la porta in modo da potergliela sbattere in faccia quando se ne andrà; addirittura la apro, in questo modo risulta anche più veloce la sua dipartita.
«Ti ho detto di no. Voglio vedere Isabella.»
Questa volta sono io quella decisa a negare.
«No. Per l'ultima volta: vattene.»
«Prima Isabella.»
Il suo non demordere mi fa andare su tutte le furie, tant'è che chiudo sonoramente la porta.
«Ma che cazzo di problemi hai? Ti intrufoli in casa mia e pretendi anche di vedere mia figlia? Non esiste. Vattene o è la volta buona che ottengo un'ordinanza restrittiva nei tuoi confronti.»
Mai mi sarei aspettata che Daniel potesse arrivare a certi livelli. È proprio vero che al peggio non c'è mai fine.
«Smettila di dire stronzate. Prima di tutto è nostra figlia e secondo, ho il diritto di vederla.»
«Il giudice non ne sarebbe così d'accordo.»
Incrocio le braccia al petto. So il fatto mio, devo ammetterlo e sono più che pronta a portarlo in tribunale se dovesse continuare così la storia.
«Ma quale giudice! Finiscila, ti prego.»
«Sono più che certa che mi darebbe ragione se dall'altra parte ho un uomo che si introduce in casa mia di nascosto e che mi molesta solo perché è egocentrico e crede che tutto gli sia dovuto.»
Daniel fa un respiro profondo, chiaramente si sta trattenendo.
«Ma a parte che non ti molesto assolutamente. Voglio solo vedere Isabella, te l'ho già detto.»
«E io ti ho detto che non la vedrai.»
Io non so perché insiste, perché cerca di farmi crollare, ma davvero non capisce che è lui il problema a tutto? Lui ha creato problemi fin dall'inizio e non parlo solo dell'ultimo anno e la mia frequentazione con Pierre; tutto è iniziato molto tempo fa, quando io sono rimasta incinta.
«Perché fai così?»
«Perché tu mi costringi! Hai rovinato la mia relazione con Pierre! Io non capisco, ti fa davvero schifo vedermi con qualcuno che non sia tu, ma notiziona: io con te non voglio avere niente a che fare. Sono tornata in Australia perché continuavi a mandarmi quei girasoli del cazzo e l'ambiente non era più consono alla crescita di una bambina.»
«Basta con questa storia! Stai solo mentendo a te stessa! Non accetti che insieme staremmo bene e Isabella sarebbe felice.»
Mi passo le mani sul viso.
Io sono così stanca di tutto questo. Dovrei dargliela vinta e basta, ma proprio non ce la faccio a stare con una persona che si comporta in modo ambiguo con me.
«Abbassa la voce, per favore. Isabella dorme al piano di sopra.»
Daniel si volta verso le scale. Forse il suo istinto gli ha suggerito di correre su per le scale per vedere la bambina, ma la sua ragione gli ha detto di lasciarla dormire.
«Perché non capisci che sono cambiato da quando sei rimasta incinta? Ti prego, dimmelo.»
Daniel si avvicina e prende il mio viso tra le mani, sollevandolo leggermente.
«Io non mi fido di nessuno, con te non è diverso.»
«Cosa devo fare per dimostrartelo?»
«Niente.»
Gli scosto le mani dal mio viso e sconfitta vado a sedermi su una sedia del tavolo da pranzo.
Sono così frastornata. Tutta questa situazione è assurda: Daniel che entra in casa mia chiedendo di Isabella e io che non ce la faccio più a reggere la situazione.
Sto per crollare; sono tre anni che vado avanti così, anche io ho i miei limiti e proprio in questo preciso istante li ho superati.
«Vai su, seconda porta a sinistra. La troverai che dorme. Se la vuoi vedere così tanto...ecco, ora puoi. Sono stanca di oppormi.»
Fornisco a Daniel tutte le indicazioni di cui ha bisogno e mi prendo la testa tra le mani; mi sta letteralmente scoppiando.
Daniel fa per dirigersi verso le scale, ma prima di tutto nota il mio stato, pietoso credo.
«Iam...va tutto bene?»
Annuisco sentendo le lacrime riempirmi le orbite.
Vai da quella bambina e lasciami sola! questo vorrei dirgli, ma semplicemente non ci riesco.
«Ehi...no, no, non devi piangere piccola. Sono qui, ci sono io a sostenerti.»
È proprio questo il problema: tu sei qui.
Nonostante questo, però, immergo il mio viso nella felpa di Daniel, la stringo forte con le mani e piango a dirotto; lui mi accarezza i capelli e cerca di consolarmi.
«Mamma, perché piangi?»
Immediatamente entrambi ci voltiamo verso la direzione da cui proviene quella vocina e l'ultima cosa che volevo accadesse oggi era proprio che Isabella vedesse Daniel.
Mentre la piccola viene verso di me, Daniel si comporta in modo strano: si allontana da noi e guarda Isabella quasi rapito dalla sua presenza.
«Va tutto bene piccola, è tutto finito vedi?»
Mi asciugo rapidamente le lacrime sul volto e le porgo uno dei migliori sorrisi che al momento riesco a produrre.
Comunque sia, sembra essersela bevuta: è anche il bello di avere una bambina di tre anni.
La sua attenzione, come già sapevo che sarebbe successo, si sposta quindi su Daniel.
«Zio Daniel!»
Lui la prende tra le braccia e la stringe forte, proprio come cerca di fare lei con le sue minuscole braccia.
Proprio in quell'istante però, mentre Daniel e Isabella si scambiano qualche parola, capisco cosa intenda Daniel quando dice di essere cambiato.
Sapere di avere una figlia l'ha cambiato e sapere di non poter essere suo padre fino in fondo l'ha cambiato ancora di più.
I suoi occhi sono lucidi e sono certa di aver visto qualche lacrima scendere da essi.
«Mamma, lo zio può rimanere con noi?»
Non ho neanche il tempo di rispondere che immediatamente ci pensa Daniel.
«No piccola, sono passato solo per un saluto. Me ne vado subito.»
Le rivolge un sorriso accennato e successivamente punta i suoi occhi su di me per capire la mia prossima mossa, ma io sono completamente stupita dalla sua scelta di andarsene.
«Vedi, neanche sa che sono il suo papà.»
Daniel ride istericamente e nel frattempo si asciuga qualche lacrima che ora è scesa per davvero.
«Possiamo non parlarne quando lei è presente? Capisce tutto.»
Daniel annuisce e con un sorriso si rivolge nuovamente verso la bambina.
«Piccola, ti va di tornare a dormire e lasciare la mamma e lo zio ancora un po' a parlare?»
La bambina annuisce e si dirige nuovamente al piano di sopra.
«Puoi restare se vuoi, per questa notte.»
Daniel è visibilmente stupito da questa mia affermazione, ma comunque sia declina il mio invito.
«Come mi hai chiesto spesso prima, me ne vado ora. Ho ottenuto quello che volevo. Me ne andrò completamente dalla vostra vita se è quello che vuoi.»
Sentirlo così rassegnato mi spezza davvero il cuore e spezzerebbe tanto anche il cuore di Isabella se in questo preciso istante non mi adoperassi per fermarlo e non farlo uscire dalla casa.
Così vado verso di lui e gli prendo una mano tra le mie.
«Resta.»
STAI LEGGENDO
Girasoli || Daniel Ricciardo
Fanfiction"Nei tuoi occhi ho visto i girasoli di Van Gogh"