Capitolo 4: I Secondi Salemiani

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Jacob, con la valigia in mano, camminò a passo deciso per la via del Lowe East Side sotto il cielo coperto; oltrepassò carretti a mano, negozietti scalcinati e caseggiati. Continuò a voltarsi per lasciarsi alle spalle occhiate piene d'ansia.
     La sua stanza era piccolissima e sporca; la mobilia era scarsa e misera. Jacob buttò la valigia sul letto e guarda in su verso il ritratto di una donna appeso alla parete « Scusa, nonna. » Si sedette alla scrivania, stanco ed abbattuto, si prese la testa fra le mani. Alle sue spalle scattò una levetta della valigia. Lui si girò... Si sedette sul letto ad osservare la valigia. Scatto anche la seconda levetta e la valigia cominciò a scuotersi, emettendo aggressivi versi animaleschi. Jacob indietreggiò lentamente. Con qualche esitazione si sporse a guardare... Di colpo la valigia si spalancò e balzò fuori una specie di ratto con un'escrescenza ad anemone sul dorso. Jacob lo affrontò, lo afferrò con tutt'e due le mani mentre l'altro si dimenava. La valigia si spalancò di nuovo e ne uscì un essere invisibile, che andò a sbattere contro il soffitto per poi sfondare la finestra. La creatura simile ad un ratto si lanciò contro Jacob e lo morse sul collo; l'uomo venne scaraventato contro un mobile, sfasciandolo, e finì a terra. Tutta la stanza tremò violentemente e la parete a cui era appeso il ritratto della nonna cominciò a creparsi per poi esplodere: altre creature fuggirono.

La Chiesa della Seconda Salem era una misera chiesa di legno, con le vetrate oscurate ed un'alta balconata. La bambina di otto anni che era all'adunata stava giocando ad una versione solitaria del gioco della campana, saltando dentro e fuori da una griglia disegnata col gesso, cantilenando:
     « Mia mamma, tua mamma, cacciano una strega.
Mia mamma, tua mamma, scopa che si piega.
Mia mamma, tua mamma, strega che non frigna.
Mia mamma, tua mamma, muori strega arcigna.
La prima strega nel fiume è affogata.
La seconda strega a un cappio impiccata... »
     La chiesa era piena di materiale di propaganda: volantini per la promozione della campagna di sua madre ed uno striscione antistregoneria di grande formato.
In alto, ad una finestra, tubò un piccione. Il ragazzo si avvicinò a guardare in su verso di lui e poi batté meccanicamente le mani. Il piccione volò via. La sorella andò ad aprire il doppio portone della chiesa affacciato sulla strada. Uscì dalla chiesa e suonò una piccola campana per annunciare il pranzo. La bambina più piccola continuò a giocare a campana. Il fratello si fermò a guardare fuori dalla porta.
     « La terza strega, bruciata su un falò.
La quarta strega, io la picchierò. »
     Dei bambini si riversarono nella chiesa, sgomitando per avanzare verso i primi posti della fila, per poi essere serviti con mestoli di una zuppa marrone. La donna dell'adunata, con addosso un grembiule, li guardò con approvazione e si infilò nella piccola folla « Prendete i volantini prima del cibo, bambini. » Diversi bambini si girarono verso la figlia più grande, che aspettava tutta composta e cominciò a distribuire i fogli.
     La donna ed il figlio adottivo servirono la zuppa, lui scrutando una faccia dopo l'altra. Fu il turno di un bambino con una voglia sul viso. Il ragazzo interruppe il lavoro per guardarlo bene. La madre allungò la mano e toccò il bambino sul viso. « È una marchio di strega, signora? »
     « No. Sta bene. » Il bambino prese la sua scodella e si allontanò. Il ragazzo continuò a guardarlo anche quando, insieme alla madre, riprese a servire la zuppa.

Un animaletto azzurro con la testa provvista di ali ad elicottero sorvolò nel Lower East Side. Sotto di lui, Newt e Tina camminavano per la Main Street, lei con la valigia in mano. Tina era sull'orlo delle lacrime. « Non posso credere che non ha Obliviato quell'uomo. Se si apre un'inchiesta sono finita. »
     « Perché dovrebbe essere finita? Sono io quello che- »
« Io non mi posso avvicinare ai Secondi Salemiani. » La creatura sfrecciò sopra di loro. Newt si girò di scatto e lo guardò inorridito. « Che cos'era? »
     « Oh, una falena. Molto grossa. » Tina non fu convinta dalla spiegazione.
     Ad un angolo svoltarono e trovarono una folla davanti ad un edificio che cadeva a pezzi. C'erano persone che urlavano ed altre che sfollavano in fretta dall'edificio. In mezzo alla gente, un poliziotto era bersagliato dalle lamentele degli abitanti del caseggiato.
     Newt e Tina si aggirarono ai margini della folla. Dietro, un vagabondo mezzo sbronzo stava cercando di farsi ascoltare dal poliziotto. « Hey! Hey, zitti! C'è una testimonianza! » esclamò il poliziotto.
     « Questa è stata un'altra esplosione di gas! I-Io non ce li riporto i ragazzini lassù, se non è sicuro. » affermò una casalinga.
     « Mi scusi, signora, ma non c'è odore di gas. »
     « Sì, sì, non era gas, agente. Io l'ho visto. Era un gigantesco, enorme... » stava dicendo l'ubriaco.
     Tina guardò in su verso l'edificio in rovina e non si accorse che Newt tirò fuori dalla manica la bacchetta e la puntò verso il vagabondo. « Gas! Sì, gas. Gas! » La gente attorno a lui gli diede ragione.
     Tina vide di nuovo la creatura volante. Newt, approfittando della sua distrazione, corse su per i gradini di metallo ed entrò nel caseggiato. Entrò nella stanza di Jacob e si fermò a guardarla: era completamente distrutta. Orme, mobili sfasciati, vetri infranti. Cosa ancora peggiore, nella parete difronte c'era un grande buco: qualcosa di enorme l'aveva sfondata per uscire.
     Dall'angolo arrivarono i lamenti di Jacob. Nel mentre, Tina si guardò in giro e si accorse che Newt non era più tra la folla. Il Magizoologo si accovacciò accanto a Jacob, che era per terra a pancia in su, con gli occhi chiusi, a gemere. Newt avrebbe voluto guardare meglio il piccolo morso arrossato che aveva sul collo, ma il Babbano continuava a scacciarlo involontariamente con la mano.
     « Signor Scamander! » Tina salì decisa le scale del caseggiato di Kowalski. Newt quindi tentò disperatamente un incantesimo di riparazione; la stanza tornò in ordine ed i muri si aggiustarono appena prima dell'arrivo della ragazza.
     Tina si precipitò dentro e trovò Newt che, cercando di mostrarsi tranquillo ed innocente, era seduto sul letto. Con calma chiuse le levette della valigia. « Era aperta? »
     « Solo un pizzico. »
     « Quel bizzarro Snaso è di nuovo in libertà. »
     « Aah... Potrebbe. »
     « E cerchiamolo! »
     Jacob si lamentò. Tina lasciò perdere la valigia ed andò subito da lui, ferito. « Gli sanguina il collo! È ferito! Oooh... si svegli. Signor No-Mag! » Tina si preoccupò. Nel mentre che lei era girata dall'altra parte, Newt cominciò ad avanzare verso la porta.
     All'improvviso, Tina lanciò un urlo: la creatura-ratto era sbucata da sotto un mobiletto e le si era avvinghiato al braccio. Newt si girò di scatto, prese l'animale per la coda e riuscì a fatica a ficcarlo dentro la valigia. « Buon Lewis! Che cos'è? »
     « Niente di preoccupante. Questo è un... Purvincolo. » Jacob, senza che gli altri due se ne accorsero, aprì gli occhi.
     « Che altro ha lì dentro? »
     Jacob riconobbe Newt « Lei? »
     « Salve! »
     « Calma, signor... »
     « Kowalski... Jacob. » si presentò. Tina gli prese la mano per stringergliela.
     Newt sollevò la bacchetta magica. Jacob si ritrasse per la paura e si aggrappò a Tina, che si mise davanti a lui per proteggerlo « Non può Obliviarlo, aspetti! Ci serve come testimone! »
     « Scusi, ma se mi ha urlato dietro per mezza New York per non averlo fatto prima! »
     « È ferito! Sta male, vede? »
     « Se la caverà. Il Purvincolo non ha un morso serio. » Newt rimise via la bacchetta. Jacob vomitò nell'angolo, mentre Tina guardò incredula il Magizoologo. « Sì, ammetto che... è una reazione più grave del previsto. Ma se fosse una cosa seria... »
     « Cosa? »
     « Beh, il primo sintomo sarebbero fiamme dall'ano. » Jacob, spaventato, si tastò il sedere.
     « Oh, che gran pasticcio! »
     « Sì, dureranno quarantott'ore al massimo. Lo tengo io, se pensa che-»
     « Oh, lo tiene! Noi lo teniamo! Signor Scamander, lei non sa... niente della Comunità Magica in America? »
     « Qualcosina ne so, sì. So che avete leggi sui rapporti con i Babbani al quanto poco evolute. Non potete fare amicizia... né sposarlo, che è un po' assurdo, per me. » Jacob seguì la conversazione a bocca aperta.
     « Voi due venite con me. »
     « Non vedo perché dovrei venire con lei. »
     Tina cercò di tirare su da terra Jacob, solo parzialmente tornato in sé « Mi aiuti. » Newt si sentì in dovere di dare una mano.
     « Oh! È un sogno, vero? Sì... sono stanco... e non sono mai andato in banca. È tutto solo un grande incubo,  vero? »
     « Per tutti e due, signor Kowalski. » Tina e Newt si Smaterializzarono con Jacob.
     Il ritratto della nonna, che era di nuovo sulla parete, traballò e cadde, scoprendo un buco nel muro, abitato dallo Snaso.
     Un bambino che stringeva in mano un lecca-lecca enorme era accompagnato dal padre per l'affollata Upper East Side. Quando passarono davanti ad un carretto della frutta, all'improvviso una mela levitò e si mise a ballonzolare su e giù accanto al bambino. Lui, meravigliato, guardò il frutto che veniva mangiato da qualcosa di invisibile, poi il sorriso gli si spense dalle labbra quando quelle mani invisibili gLi strapparono il lecca-lecca. Ad un chiosco di giornale, gli occhi della signora di un annuncio pubblicitario si spalancarono di colpo. Comparve la sagoma di una creatura mimetica, che poi si staccò dal manifesto ed avanzò nella via, di nuovo invisibile. Era individuabile soltanto grazie al lecca-lecca che aveva in mano e che sembrava sospeso in aria. Un cane gli abbaiò contro e la creatura si mise a correre, rovesciando rastrelliere di giornali e costringendo auto e biciclette a sterzare di colpo. Sul tetto di un grande magazzino una sottile coda azzurra si intrufolò nella finestrella di un abbaino. Improvvisamente l'edificio si mise a tremare e si staccarono delle tegole: la creatura si espanse fino ad occupare tutta la stanza.

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