Capitolo 5: Queenie Goldstein

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Nella scintillante sede art déco di un impero mediatico, molti giornalisti lavoravano freneticamente in un open space. Si aprì un ascensore da cui uscì in fretta e furia, tutto accalorato, Langdon Shaw, seguito dai Secondi Salemiani. Reggeva mappe, diversi vecchi libri ed una manciata di fotografia. La donna era calma, la figlia più grande timida e la più piccola curiosa. Il ragazzo era nervoso: non gli piacevano gli ambienti affollati.
« E quindi questa... è la redazione. » Langdon si voltò a destra e a sinistra tutto contento, ansioso dimostrare ai Secondi Salemiani che lì dentro era un'autorità. Girò per l'ufficio, rivolgendosi a questo o quel redattore. « Ciao, come stai? Fate largo ai Barebone! Stanno... rimboccando le coperte al giornale, come si dice. »
Dai giornalisti arrivarono sguardi di velato divertimento quando Langdon condusse il gruppo alla doppia porta in fondo all'open a
space. L'assistente di Shawn Senior si alzò in piedi, agitato. « Signor Shawn... signore. È con il Senatore. »
« Non importa, Barker... Voglio vedere mio padre. » Langdon tirò dritto.
Il magnate della stampa, Henry Shawn Senior, stava in un ampio ufficio di grande effetto, con una vista spettacolare sulla città. Stava parlando con il figlio maggiore, il Senatore Shawn. « Potremmo comprare solo le navi... »
Di colpo si aprirono le porte e comparve Barker, ansioso, e Langdon, invece elettrizzato. « Desolato, signor Shawn, ma suo figlio insiste. »
« Padre, questa la devi sentire. » Si avvicinò al tavolo del e cominciò a sparpagliarci sopra le foto, immagini di alcune strade distrutte. « Ho qualcosa di...enorme! »
« Tuo fratello ed io siamo impegnati, Langdon. La sua campagna elettorale. Non abbiamo tempo per altro. » Entrarono nel'ufficio i Barebone. Shawn Senior ed il Senatore li guardarono.
« Ley è Mary Lou Barebone, della Nuova Società di Preservazione Salem. E ha una bella storia per te. »
« Oh, ci credo, sì. »
« Strane cose si aggirano per la città! La gente che c'è dietro non è come voi e me! Questa è stregoneria, non capite? »
Il padre ed il fratello avevano l'aria dubbiosa: erano fin troppo abituati ai piccoli, strampalati progetti ed interessi di Langdon. « Langdon. »
« Non vuole essere pagata. »
« Allora la sua storia non vale nulla, o mente rispetto al costo. Nessuno ti dà niente di valore gratis, Langdon. »
« Ha ragione, signor Shawn. » disse Mary Lou, sicura di sé « Vogliamo una cosa infinitamente più preziosa del denaro. La sua influenza. Milioni di persone leggono i suoi giornali e devono essere informate a proposito pericolo. »
« Le strane perturbazioni nella metro... Guarda le fotografie. » continuò Langdon.
« Gradirei che andaste via. »
« No, stai perdendo un'occasione. Considera l'evidenza. »
« Dici? »
« Langdon, ascolta nostro padre e vattene. » disse il Senatore, avvicinandosi al padre ed al fratello. Spostò poi lo sguardo sul ragazzo dei Secondi Salemiani. « E porta gli strambi con te. » Il ragazzo era visibilmente nervoso, turbato com'era da quelle manifestazioni di rabbia. La madre era calma ma determinata.
« È l'ufficio di nostro padre, non il tuo. E sono stufo! Ogni volta che entro qui lui- »
Shawn Senior lo zittì e fece segno ai Barebone di uscire « Basta così. Grazie. »
« Speriamo che ci ripensi, signor Shawn. Non è difficile trovarci. Fino ad allora... Molte grazie per il suo tempo. » disse Mary Lou, calma, con dignità. Il Senatore e Shawn Senior la guardarono voltare le spalle e condurre fuori i suoi figli. Nella redazione era calato il silenzio: tutti avevano le orecchie drizzate per ascoltare la lite.
Al ragazzo, mentre usciva, cadde un volantino. Il Senatore Shawn andò a raccoglierlo. Guardò le streghe stampate sopra. « Hey, ragazzo. Ti è caduto qualcosa. » gli disse. Accartocciò il volantino prima di metterglielo in mano « Tieni, strambo. Gettalo nella spazzatura, quello è il vostro posto. » La sorella minore, alle spalle del fratello, aveva gli occhi che mandavano scintille. Con fare protettivo, lo prese per mano.

Tina e Newt reggevano da una parte e dall'altra un Jacob sofferente. Cercavano di tenerlo in piedi. « Qui a destra. » disse Tina. Jacob aveva i conati di vomito; era evidente che il morso sul collo aveva effetti sempre più gravi.
Quando i tre svoltarono ad un incrocio, Tina li trascinò a nascondersi dietro un grande camion gru. Da lì, spiò la casa di fronte. « Ok, prima di entrare, non dovrei portare uomini dentro casa. »
« In tal caso il signor Kowalski ed io troveremo un'altra sistemazione. »
« Non ci provi! » Tina prese subito Jacob per il braccio e gli fece attraversare la strada, con Newt che li seguiva. « Attenzione... »
Jacob, Newt e Tina salirono le scale in punta di piedi. Erano appena arrivati al primo pianerottolo quando sentirono gridare una signora, la padrona di casa. I tre si fermarono di colpo. « Sei tu, Tina? »
« Sì, signora Esposito. »
« Sei sola? »
« Sono sempre sola, signora Esposito. »
I tre entrarono nell'appartamento Goldstein. Benché povera, l'abitazione era ravvivata dalla magia domestica. In un angolo lavorava per conto suo un ferro da stiro e, davanti al fuoco, uno stenditoio ruotava traballando sulle sue gambe di legno per asciugare un assortimento di biancheria intima. Sparpagliate in giro, c'erano delle riviste: L'Amico della Strega, Strega Moderna e Trasfigurazione Oggi. Una ragazza bionda, la più bella ragazza che possa mai aver indossato un abito da strega, stava controllando, in sottoveste di seta, la rammendatura di un vestito infilato su un manichino da sarto. Jacob era strabiliato. Newt, invece, neanche ci fece caso. Impaziente di andarsene, si mise a sbirciare dalla finestra.
« Teenie... Porti uomini in casa? »
« Signori, questa è mia sorella. Ti metti qualcosa addosso, Queenie? »
« Oh, certo. » disse lei, senza scomporsi. Fece scorrere la bacchetta su per il manichino e magicamente il vestito le si infilò addosso. Jacob assistette sbigottino. Tina, un po' seccata, si mise a fare ordine nella casa. « E quindi, chi sono? »
« Questi è il signor Scamander. Ha commesso una seria infrazione allo Statuto Nazionale di Segretezza. »
« È un criminale? » chiese Queenie, colpita.
« Ah-ah. E il signor Kowalski. Lui è un No-Mag. »
Queenie si fece improvvisamente preoccupata « Uh... Tina, che stai combinando? »
« Sta male. È una lunga storia. Il signor Scamander ha perso qualcosa ed io lo aiuto a ritrovarlo. »
Jacob, sudatissimo e con una brutta c'era, all'improvviso cominciò a vacillare. Queenie accorse da lui, mentre Tina, anche lei preoccupata, non sapeva bene cosa fare. « Si deve sedere, caro. » disse Queenie, mentre Jacob si lasciava cadere all'indietro sul divano. « È tutto il giorno che non mangia niente! E... Oh, che brutta cosa... Non gli hanno dato i soldi per aprire la sua pasticceria. È pasticcere? Adoro cucinare. »
Newt, dalla sua postazione alla finestra, stava guardando Queenie: il suo interesse scientifico era stato risvegliato. « Lei è una Legilimens? »
« Mh-mh, sì... Ma ho sempre avuto problemi con voi... britannici. È per l'accento. »
« Lei sa leggere nel... pensiero? » chiese Jacob, cominciando a capire, sgomento.
« Oh... Stia tranquillo, caro. Pensano tutti quello che ha pensato lei quando mi ha visto. » Queenie agitò giocosamente la bacchetta verso di lui. « Ora però deve mangiare. »
Newt guardò fuori dalla finestra e vide passare la creatura volante. Era inquieto, impaziente di uscire e andare a cercare i suoi animali.
Tina e Queenie si misero all'opera in cucina. Gli ingredienti uscirono dagli armadietti fluttuando e furono trasformati magicamente dalla bionda in pietanze: carote e mele si autotagliarono, l'impasto si autostese e le padelle si automescolarono. « Hot dog? Ancora? » chiese Queenie alla sorella.
« Non leggermi nella mente. »
« Non è un pranzo molto salutare. »
Tina puntò la bacchetta verso gli armadietti. Piatti, posate assortite e bicchieri uscirono in volo e, ad un colpo di bacchetta, si disposero sul tavolo. Jacob, tra fascino e spavento, si avvicinò barcollante. Newt ora aveva la mano sulla maniglia della porta.
« Hey, signor Scamander, preferisce torta o strudel? » Tutti lo guardarono.
Lui, imbarazzato, levò la mano dalla maniglia « Non ho una vera preferenza. » Tina lo guardò fisso: aggressiva ma anche delusa ed offesa. Jacob era già seduto a tavola e si stava rimboccando il tovagliolo nella camicia.
« Lei invece lo strudel, eh, caro? E strudel sia. » disse Queenie, leggendogli i pensieri. Jacob annuì con entusiasmo. La ragazza, felice, rispose con un largo sorriso.
Con un colpo di bacchetta, Queenie fece volare l'uvetta, le mele e l'impasto. Gli ingredienti si disposero accuratamente prendendo la forma di un cilindro e si autocossero lì dov'erano, con tanto di ricca decorazione e spolverata finale di zucchero a velo. Jacob tirò un respiro profondo: era in paradiso. Tina accese delle candele sul tavolo: la cena era pronta.
Dalla tasca di Newt, con un piccolo squittio, spuntò la testa del piccolo animaletto verde, incuriosito. « Beh, si sieda, signor Scamander. Mica l'avveleniamo. » disse Tina. Lui, ancora accanto alla porta, sembrò in qualche modo attratto dalla situazione. Jacob lo guardò un po' di traverso, impaziente che anche lui si sedesse.

Il ragazzo Barebone camminava per Broadway per conto suo tra la folla mondana di chi aveva tirato tardi al ristorante o a teatro. Le auto passavano rombando. Cercava di distribuire i volantini, ma trovava solo incredulità e vaga derisione.
Più in là giganteggiava il Woolworth Building. Il ragazzo lo guardò per un attimo con un pizzico di desiderio. Davanti al grattacielo c'era Graves, che osservava il ragazzo. Questo lo vide e gli si accese in viso la speranza. Soggiogato, attraversò la strada per raggiungerlo, quasi senza badare a dove andasse, dimentico di tutto il resto.
A capo chino, fu in fondo ad un vicolo poco illuminato. Graves lo raggiunse e gli si accostò per sussurrargli, con fare cospirativo « Sei turbato. Per tua madre, di nuovo? Qualcuno ha detto qualcosa. Che cosa? Dimmelo. »
« Secondo lei sono strambo? »
« No. Tu sei un ragazzo molto speciale. O non ti avrei chiesto di aiutarmi, non ti pare? » Ci fu una pausa.
Graves posò la mano sul braccio del ragazzo, che fu insieme allarmato e conquistato da questo contatto umano. « Hai qualche novità? »
« Sto cercando. Signor Graves, se sapessi se è femmina o maschio- »
« No, la mia visione mostra solo che ha un immenso potere. E che non ha più di dieci anni. Quando l'ho visto era molto vicino a tua madre, lei l'ho vista chiaramente. »
« Beh, ce ne sono a decine. »
Graves ammorbidì il tono, facendosi seducente, confortante. « C'è qualcos'altro. Qualcosa che non ti ho detto: ti ho visto al mio fianco a New York. Tu sei quello che conquista la fiducia del bambino. Tu sei la chiave. L'ho visto. Vorresti far parte... del Mondo Magico. È quello che vorrei anch'io, Credence. Lo voglio per te. Trovalo o trovala... e allora saremo tutti liberi.

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