13° PARTE

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Il principe puntò uno sguardo incuriosito prima sugli occhi esaltati della donna e successivamente sul libro che stringeva tra le dita. «Voi credete davvero che la soluzione ai miei problemi possa celarsi tra queste pagine?» Lindsey arricciò la fronte e si passò una ciocca ribelle dietro un orecchio: «Non possiamo saperlo se non tentiamo, Signore.» L'uomo annuì non molto convinto della riuscita di quel tentativo ma decise ugualmente di consentire facendo nascere sul volto della donna un sorriso degno della luce del sole più splendente.        Il principe scosse la testa, incredulo dai pensieri che il suo cervello riuscisse a formulare. «E se questo è il vostro volere, Signora...» Un urlo stridulo si riversò nella camera, catapultato direttamente dal fondo della gola di lei. 
Si alzò un lembo di gonna e si accasciò sul pavimento, a gambe incrociate, invitando l'uomo a fare lo stesso picchiando il suolo accidentato con un palmo della mano.
Il principe, nel momento esatto in cui si accomodò accanto alla donna, pensò che sedersi su un pavimento freddo era la cosa più buffa e contro le regole che abbia fatto in trentaquattro anni di vita, quattordici di cui era prigioniero di se stesso.  «Bene, cominciamo.» Iniziarono a sfogliare quelle delicate pagine, una dietro l'altra, saettando gli occhi da una riga all'altra in cerca di un qualcosa di specifico, le ore scorrevano inesorabili anche se in quel luogo il concetto del tempo sembrava non esistere.
Lindsey si stropicciò gli occhi e si mosse per trovare una posizione più comoda, l'uomo girò il capo verso il finestrone alle loro spalle e un sospiro rassegnato gli sfuggì dalle labbra: «Deve essersi fatto molto tardi, Signora...» Suppose; dietro quei tendaggi il brutto tempo continuava a ruggire forte e di conseguenza non si poteva sapere con certezza che ora della notte o del giorno fosse. «Vi state arrendendo Signore?» Chiese, gli occhi gonfi dalla stanchezza.
L'uomo aprì la bocca ma la richiuse subito dopo, quella donna aveva visto un'ancora di salvezza in quella missione di salvataggio, lei non ne era al corrente ma distraendosi con una novità stava semplicemente salvando la sua anima oramai consumata dal tedio che quel posto le procurava, perciò decise di lasciar scorrere, se era quello il suo desiderio lui non l'avrebbe ostacolata. «No Signora, ho solamente fatto una constatazione.» Le sorrise e Lindsey ricambiò quel gesto con sincero affetto. 

La guardò dormire profondamente sulla sua spalla; era esausta. Le labbra carnose erano aperte in una delicata “o”, le ciglia folte accarezzavano le gote rosee, in un slancio di tenerezza le passò le nocche sul viso, molto attento a non destarla via da un mondo dei sogni migliore della realtà in cui viveva.

Dopo averla coricata a letto e aver adagiato il libro accanto a lei uscì dalla camera per poter scendere nelle cucine.
Si versò un bicchiere di vino in un calice logoro e sorseggiando piano fece scorrere l'alcool nel corpo, concedendo al liquido rosso di offuscare i suoi pensieri e così fu; si appisolò su uno scricchiolante sgabello tra il perseverante suono sfrusciante dell'acqua sul tetto e nel terreno al di sotto.

***

Un nuovo giorno era nato e per la prima volta nella sua vita, Lindsey apriva gli occhi su una realtà che le sembrò meno faticosa da mandare giù; aveva uno scopo! Subito saltò giù dal letto afferrando al volo quel manuale di magia che ora tanto l'attraeva, uscì dalla sua camera e si affannò in cerca del padrone di casa, lo chiamò entusiasta, elettrizzata di poter tornare alle loro ricerche ma né un suono, né rumori di passi fecero intuire la presenza dell'uomo nelle vicinanze. Aggrottando la fronte rallentò l'andazzo dei passi cercandolo in tutte le stanze che momentaneamente conosceva di quel posto. «Signore...?» La sua voce risuonava tra le pareti senza nessuna risposta.
Lindsey sentiva l'ansia bloccarle il respiro, si sentiva sola in quel castello troppo grande per una come lei. «Signore...» Tentò ancora ma questa volta la sua voce ne uscì lamentosa e tremula; sentiva di essere sull'orlo del pianto, ma quando un gemito la raggiunse dal piccolo tunnel che portava alle cucine, una risatina sollevata le fece tirare su con il naso.
Raggiunse a grandi falcate quel piccolo spazio dove solamente il giorno prima aveva mangiato in solitudine, contenta di non essere stata abbandonata nel cuore della notte. «Oh signore, ve ne prego, scherzi di questo genere mai più. Ho avuto una paura.» Spiegò, con quelle che erano state le prime lacrime ad inumidirle gli occhi grandi, ma qualcosa la fece arrestare di botto quando  giunse sull'uscio della stanza, sconcertandola; una donna, una bellissima donna a detta di Lindsey, stringeva al suo prosperoso seno un uomo che ora a malapena riconosceva: Quei capelli biondi li identificò subito, ma era il suo viso a ricordarle qualcuno che aveva in passato visto, ma tanto fu lo sforzo della ragazza nel tentare di spremere la sua memoria che riuscì ad ottenere solamente dei piccoli flash riguardanti un dipinto che aveva ammirato nei suoi primi giorni da prigioniera in quel posto e fu in quel preciso momento che la realizzazione del tutto le piombò sulla testa come un secchio di acqua gelata. Indietreggiò sgomenta e sbarrò gli occhi su quella scoperta. «E' bello, mia cara?» Soffiò suadente la donna. «Forse l'uomo più bello del villaggio» Continuò, passando un artiglio sul volto diafano dell'uomo. Lindsey notò subito che in quella strana donna qualcosa era sbagliato; le sue mani erano rugose e scheletriche in così tanto contrasto con il viso delicato e i perfetti capelli color del fuoco. «Cosa volete? Chi siete voi?» Domandò Lindsey.
La donna aprì la bocca in un sorriso malvagio, mostrando alla ragazza solamente due denti neri e purolenti.
«Son qui per assistere di persona allo spezzarsi del mio maleficio.»
Lindsey era confusa, quell'essere la terrorizzava e per quanto si sforzasse non riusciva a capire.
«Mia cara, noi due ci siamo incontrate in passato, nei tuoi sogni. La vita avventurosa che tanto agognavi ti è stata data in dono da me.»
La donna si alzò lasciando il corpo inerme del principe sul pavimento, in maniera scomposta; era profondamente addormentato.
Era rachitica, da sotto la veste si intravedevano due artigli carbonizzati.
Si fece sempre più vicina a Lindsey che per il disgusto e il terrore rimase ferma come una statua di sale.
«Ti sei innamorata di lui, vero? Ora capisco perché lui sia ritornato viscidamente bello.»
Oramai era ad un centimetro dal viso di Lindsey, l'alito puzzava di carne bruciata e i suoi occhi grandi, privi di ciglia e palpebre, erano iniettati di sangue.
«Nulla di tutto ciò ti è chiaro? Rimediamo subito!»
Le afferrò d'improvviso la testa stringendola con le lunghe dita  fino a far gridare di dolore la povera ragazza che, svuotata da ogni forza, si accasciò al suolo.
Quando sbatté dolorosamente contro la pietra dura tutto si fece nero e delle voci in lontananza la circondarono immediatamente.

Il principe maledetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora