ULTIMA PARTE

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Lindsey aprì gli occhi, si guardò intorno a sé stordita non capendo in quale posto ora si trovasse. Lentamente, ignorando il pulsare frenetico della sua testa avanzò piano imboccando un corridoio a lei famigliare. Camminò per parecchi metri prima di arrestarsi prontamente al suono di vetri rotti e urla femminili. Si guardò intorno cercando la fonte di tutta quella disperazione. Barcollando per via dei giramenti alla testa e la nausea che incombeva minacciosa corse verso una meta non proprio definita. Le urla continuavano a crescere di intensità, Lindsey sospettava di esserci vicina e combattendo il malore che rischiava di stramazzarla al suolo per la fatica continuò il suo tragitto, ma quando una porta si spalancò all'improvviso e una donna ne uscì fuori strisciando con la schiena e le gambe, Lindsey si bloccò di botto.  «Sono sempre io, Mio Signore Pregò la donna, l'intonazione della voce implorava pietà verso un qualcuno che era ancora nascosto dietro le pareti di quella stanza e di cui Lindsey non poté identificarne la persona. «Vi avevo avvisata, Mia Signora, ma nella vostra testardaggine non avete voluto sentirne ragione!» Tuonò una voce elegante ma cavernosa. La donna prese a singhiozzare disperata avvicinandosi gattoni verso quell'uomo così cattivo, le artigliò un lembo di mantello e ricoprì quella stoffa di baci, impregnandolo di lacrime amare. «Guardatevi Mia Signora, siete la figura della pateticità.» Strattonò con forza il tessuto dalle mani di lei e afferrandola per un braccio la fece tirare su di forza, spintonandola nella stessa direzione dove Lindsey era ferma ad assistere a tutto quello spettacolo così disdicevole. Tra urla, pianti e disperazione le passarono accanto ma si sentì un fantasma poiché non avevano per nulla notato la sua presenza invasiva. Lindsey si chiese per tutto il tempo dove era stata catapultata quella volta ma quando l'uomo quasi la sfiorò senza percepirne la presenza lei lo riconobbe, come riconobbe quelle onde di fuoco della donna addolorata.

Quasi mancandole il respiro in gola, Lindsey tentò di restare al passo dei due che si stavano avviando verso l'uscita, ora aveva identificato il luogo del castello in cui si trovava.
I massicci portoni in pietra si spalancarono su un'orda di gente al di fuori, sul prato ben curato, che strillavano "A morte la strega!" La donna dai capelli rossi iniziò a scalciare disperata, negli occhi una paura che avrebbe fatto commuovere perfino il diavolo all'inferno, ma Lindsey capì che quella donna era conscia che nell'inferno stava per esserci gettata.  «NO! NO! VI SCONGIURO, NON FATELO, NON FATE QUALCOSA DI CUI POTRESTE UN GIORNO PENTIRVI!» Ora la donna ringhiava, mostrava i denti come un animale braccato, ma al "principe" nulla di tutto quello riusciva a scolpire un po' di pietà in quel cuore di pietra. «CHE VOI SIATE MALEDETTO!» Inveì ancora ancorando i piedi nudi alla terra umida, un temporale scoppiò all'improvviso illuminando a giorno il viso rugoso e invecchiato della donna. «Siete una strega mia cara consorte, nell'animo e anche nell'aspetto. I vostri esperimenti vi hanno condotta a diventare brutta e cadente, voglio una moglie io, non una bestia da tenere segregata per la vergogna e questa giuria di miei pari hanno nelle loro mani la vostra sorte, disgraziata.» «ALLE FIAMME!» Un altro coro assordante si sollevò tutt'intorno e mentre la donna veniva legata ad un pilone con forzute corde da quattro uomini dalla mole prestante, un getto umido di saliva saettò dalla sua bocca e si andò a schiantare sul viso di quello che era suo marito, fermo dinanzi a lei. «Che la vostra pelle possa sciogliersi come la mia si squaglierà da qui a poco, che voi possiate vivere una lunga vita dolorosa e solitaria quando colei che avrà la disgrazia di incontrarvi rieuscirà ad innamorarsi della vostra anima oscura e maledetta, solo così la mia vendetta sarà compiuta, sarete destinato a soffrire pene che neanche queste fiamme saranno in grado di procurare sulla mia carne, questa è la mia volontà e così sia!» Le ultime parole della donna morirono soffocate da un urlo lacerante che sapeva di dolore e sofferenza; Lindsey stava assistendo alla stessa scena di cui era stata protagonista qualche giorno prima. L'odore nauseante di carne bruciata le sollevò un conato dalla gola e un ondeggiare improvviso del capo la fece svenire al suolo, tutto si era fatto nuovamente oscuro attorno a lei.

«Lindsey, mia cara, state bene?» La ragazza aprì piano gli occhi su un viso angelico e immediatamente fu catturata da un paio di occhi celestiali; sorrise beata. «Siete voi?» Il principe annui ricambiando quel sorriso, sollevato da poter constatare che stesse bene. Lindsey tentò di alzarsi facendo forza sulle gambe. «Fate piano, ve ne prego.» Premuroso le circondò la vita sottile sostenendola con tenerezza. «Cosa è successo? Ricordate qualcosa?» Lindsey arricciò la fronte nel suo tipico modo di fare che oramai l'uomo aveva imparato a riconoscere ed amare. «Credo di aver fatto un incubo, ma io... io non ricordo nulla.» Si prese la testa tra le mani in un misero tentativo di ricordare ma per quanto si sforzasse solamente delle ombre oscure le vorticavano nei corridoi della memoria. «Ora non conta più, grazie a Dio state bene, Signora.» Si guardarono negli occhi e sorrisero complici, nessuno dei due ricordava nulla, la cosa che a loro ora importava erano le loro mani intrecciate le une nelle altre e gli occhi di due innamorati che non avrebbero mai allentato la presa da quelli dell'amato, tutto intorno a loro perse di importanza quando le loro bocche finalmente si unirono in un bacio salato e passionale.

«Vi amo, Lindsey, mia dolce e cara Lindsey.»

In quell'esatto momento una risata stridula affiorò dalle viscere di quel castello, in un attimo tutto cambiò, la maledizione si era compiuta.

Il principe maledetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora