7° Parte

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Quella mattina aprì gli occhi su un nuovo giorno starnutendo, tutta quella polvere nell'aria e adagiata sulle lenzuola e sulle federe la faceva star male.
Si guardò intorno, ricordava benissimo dove si trovava, bensì l'oscurità circostante non la stupì più di tanto.
Sbadigliando avanzò verso la finestra, ne scostò i tendaggi e guardò fuori: fitta nebbia e tetri nuvoloni non avevano ancora ceduto il posto ad un sole scargiante dal giorno precedente; ora che ci rifletteva però non aveva avuto occasione di vedere una serena mattinata da quando aveva messo piede in quel posto.
Con una scrollata di spalle, noncurante della cosa, si sedette sulla sponda del letto in attesa di qualcosa.
Come se qualcuno avesse percepito i suoi pensieri, un lieve tocco la destò dalle sue elucubrazioni.
«Chi è?» Rispose scioccamente, consapevole che in quell'enorme castello dimorassero esclusivamente lei e l'inquietante padrone di casa.
«Sono io.» Fu la replica dell'uomo.
Linsey si avvicinò guardinga all'entrata, girando in altrettanto modo il pomello.
Solo uno spicchio rivelava il suo volto all'esterno, dove sostava l'uomo.
«Cosa posso fare per voi?»
Chiese lentamente, ponendosi sempre in un atteggiamento distante.
«Potreste farmi la gentilezza di lasciarmi passare?»
La donna lo scrutò con sospetto, assicurandosi che le intenzioni di quest'ultimo fossero buone, fattosi poi convinta lasciò che l'uomo invadesse i suoi spazi.
«Di cosa avete bisogno dunque?»
Incrociò le braccia al petto e mantenne una certa distanza.
«Mi stavo chiedendo, poco prima, se potesse farvi comoda una camera più... ecco... più confortevole di questa.»
Buttò fuori, tutto d'un tratto, come se quello slancio di gentilezza gli costasse la vita.
Linsey faticò a credere perfino alle proprie orecchie, non riusciva a capacitarsi che quell'uomo strambo le stesse offrendo la sua ospitalità.
«Ne sarei felice, davvero, grazie.»
Sinceramente sorpresa annuì contenta, rilassata al pensiero di poter dimorare in un ambiente meno fatiscente di quello.
«Potete seguirmi anche adesso, se volete.»
L'uomo, pensò la donna, sembrava navigare in un mare di incertezza, la sua goffaggine nel trattare con una donna piantò il seme del dubbio nella testa della ragazza che era arrivata alla conclusione che quell'uomo aveva vissuto lontano dal mondo fuori per molto, troppo tempo.
«Lo farò, vi ringrazio di cuore!»
Si impose di essere più gentile e disponibile, tentando in tutti i modi di immedesimarsi negli stati d'animo di quel signore, apprendendo alla perfezione l'inadeguatezza di un essere insicuro dinanzi a terzi, solo lei magari avrebbe potuto comprendere quelle sgradevoli sensazioni, essendone stata in passato protagonista di esse.
Per la prima volta si ritrovò a camminare tra quei silenziosi corridoi stretti e umidi, al seguito dell'uomo che si faceva strada con una semplice candela stretta in una mano, ad illuminare la via.
Nessun ritratto o dipinto impreziosiva quelle pareti logorate dal tempo, quel posto iniettava un senso di abbandono veramente malinconico.
Con il solo suono dei loro passi ad accompagnarli, giunsero dinanzi un enorme portone in legno.
«Eccoci arrivati.»
Un sorriso nascente storceva il viso cadente dell'uomo: «Spero che sia di vostro gradimento, signora.»
Incuriosita seguì l'apertura di un'anta finché una modesta ma splendida stanza le si figurò davanti.
Meravigliata posò lo sguardo sugli occhi del padrone, intrisi di aspettativa, per posarli infine su ciò che le si stagliava intorno, una volta posato un primo passo all'interno.

Il principe maledetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora