9° PARTE

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La luce fioca della lanterna illuminò esclusivamente una piccola parte di quella che a Linsey sembrò una camera da letto.
Mosse un passo incerto all'interno, come la stanza che aveva ospitato fino a qualche giorno prima, quest'ultima era buia e inospitale.
Si fece coraggio e avanzò ancora di qualche passo chiudendo l'uscio alle sue spalle.
Si fece strada unicamente con l'aiuto dell'unica fonte di luce che permeava lì dentro: un letto a baldacchino sostava nella penombra, nessun quadro e scarso mobilio conteneva quel posto.
Continuò a camminare, nel cuore il terrore di poter essere scoperta da un momento all'altro.
I tendaggi erano stati tirati sulle ante creando spazi bui.
La sua marcia si arrestò quando, con la coda dell'occhio, captò un grande ritratto al suo fianco, posizionato con cura sulla pietra fredda.
Avvicinò di più la lanterna esaminandone i soggetti raffigurati: un ragazzo molto bello ricambiava il suo sguardo curioso con due occhi arcigni.
Lunghi capelli biondi gli ricadevano sulle spalle fasciate da una giacca lussuosa.
Linsey pensò che mai in vita sua aveva visto uomo più bello di quello.
Decide di distoglierne l'attenzione, concentrandosi ora su una matrona al fianco di lui: boccoli biondi e occhi azzurri fecero supporre alla ragazza che quella donna sarebbe dovuta essere la madre di quel ragazzo.
Magari Linsey aveva scoperto l'appartenenza passata della camera che le era stata gentilmente offerta.
Ma non si arrese così facilmente e continuò ad ispezionare quella parete in cerca di qualche altra cosa ancor più interessante.
Si disse che la sua curiosità avrebbe potuto cacciarla in qualche brutto guaio ma in quell'istante non se ne premurò molto e scacciò quel pensiero scuotendo piano la testa.
Con dita gentili tastò la pietra nella ricerca di qualcosa di strano, di misterioso e quando dei solchi sfiorarono la sua pelle, un brivido di eccitazione la pervase.
D'istinto illuminò quel punto e ciò che si rivelò ai suoi occhi la sorprese talmente tanto da paralizzarla.
Quello che sembrava un mantra intagliato nella pietra si ergeva in tutta la sua meraviglia.
Narrava di una maledizione, di un certo lasso di tempo da rispettare; era più di quanto si aspettasse di trovare.

Un forte tonfo la fece sobbalzare, la lanterna si riversò sul pavimento con un forte rumore metallico. La fiamma all'interno, all'impatto con il suolo, si estinse gettando l'oscurità tutto intorno.
«Cosa ci fate nella mia camera? Chi vi ha dato addito di fare ciò?»
Tuonò la voce del padrone di casa.
Linsey, terrorizzata dall'essere stata colta con le mani nel sacco, non formulò parola, preferendo il silenzio.
«Vada via dalla mia camera, ora!»
Quando azzardò un flebile tentativo di scuse, un urlo assordante le fece rizzare i capelli sulla nuca: «HO DETTO VIA!»
E così fu, oltrepassò correndo quell'uomo, sparendo quasi subito nei tetri cunicoli di quel posto.

Il principe maledetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora