Countdown; Luke Hemmings

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Mi infilai dei vestiti puliti dopo essermi lavata, cercando di eliminare, insieme al sudore dell'allenamento, anche la paura per il giorno dopo.

Mentre uscivo dal bagno, percepii l'odore di qualcosa da mangiare; solitamente cucinavamo a turni, e quella sera toccava a Luke. Lo raggiunsi, e mi costrinsi a mandare giù qualcosa. Ma non ci stavo esattamente riuscendo. Avevo un tremendo nodo nella gola, e la sola idea del Nex mi faceva sbiancare.

— Meg, dovresti mangiare qualcosa — disse Luke, rompendo il silenzio. Scossi la testa.

— Non ce la faccio, doma- -

- Aspetta —

Mise i piatti, il mio ancora intatto, nel lavandino, e poi mi guidò fino al divano, dove mi fece sdraiare accanto a lui. Mi strinse a sé, e mi disse — Meg, lo so, ti giuro che lo so che è una cosa terribile quella che sei costretta a fare, ma devi essere positiva. Se tutto va bene, questo sarà il penultimo incontro, poi ce ne andremo di qui, e Ashton, il Nex e tutto il resto non esisterà più, d'accordo? —

Annuii. Improvvisamente le luci si spensero, come facevano tutte le notti: nella nostra "reclusione", dovevamo risparmiare acqua ed energia, per favorire chi abitava all'esterno, quindi tutti i nostri genitori e i bambini, troppo piccoli per il mondo che circondava noi.

Perciò avevamo numerose e rigide regole: gli ascensori venivano azionati solo da una certa ora, le luci venivano spente in tutte le case dopo le nove di sera, l'acqua calda nelle docce si esauriva dopo quattro minuti precisi, e quella nei rubinetti era programmata per funzionare per quindici secondi, e poteva essere riusata dopo cinque minuti.

Tutta una seria di numeri che avevo imparato a memoria, ma quella sera, al buio, me ne scordai, fra le braccia di Luke. Ci addormentammo insieme, come era già successo altre volte, mentre cercavo di allontanare da me il futuro, sperando di poter vivere quel piccolo attimo per sempre.

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a/n

ho appena finito il libro di zoella e no, non mi sentobene, ma sì, è un libro bellissimo

e voglio anch'io un noah