Quinto
<Dodici anni fa>
― E così sei un amante del cibo ― dico, ridendo all'espressione famelica di Nate. Ha riempito tre piatti di ogni pietanza, dagli ortaggi fresche alle farciture stravaganti. ― Sei talmente magro che non ci avrei scommesso un soldo.
Nathan addenta la scaloppina al limone e quando noto il suo imbarazzo sparire, una gioia insostenibile mi riempie dentro, saziandomi, nutrendomi del più folle sentimento amoroso, nonostante non abbia toccato pietanza fino al suo arrivo. Lui sembra a proprio agio e, anche se forse la situazione dipende dalla voglia di concludere il pranzo, vedere quel sorriso, quell'espressione beata e sincera, mi fa sentire una persona fortunata. Jonas stava per soffiarmelo via. Stava per soffiarmi via questo: ― Sì, è costituzione ―, la sua risata nasale, il gesto fugace nello spezzare la pagnotta di pane. Queste iridi verdi che mi osservano digiunare con crescente sospetto, le ciglia scure e folte che si aprono, si chiudono, facendo trasparire il suo interesse. Vorrei quasi non dormisse per darmi l'opportunità di continuare a studiare i suoi occhi per sempre. Mi sarei mai stancato? Il Nate di qualche ora prima avrebbe intravvisto delle insinuazioni malvagie nel mio giudizio sull'asciuttezza del suo fisico, eppure adesso non pare curarsene, come se non se ne accorgesse, come se pensasse: ― Okay, Zeke non sta notando nulla di male in me ed è così che deve andare. ― E io non noto davvero nulla di male in lui, nessun difetto, nessun vizio che lo renda "umanamente possibile."
Jonas stava per disintegrarlo, spezzarlo. Tuttavia ho reagito in tempo. Anche Nathan sarebbe stato in grado di contrastare le sue critiche; riesco a immaginarlo in un duello a parole perfino con Tim: si sarebbe difeso urlando le sue opinioni. Nate avrebbe vinto, ne sono convinto. Avrebbe vinto anche contro di me. In altre circostanze, come in quelle sportive, sottostare a qualcuno mi avrebbe infastidito, ma Nate si trova troppo in alto per poter sperare anche lontanamente di raggiungerlo. Perciò, in lui, scorgo quell'insegnamento che Jonas, sebbene più adulto, non mi ha saputo fornire.
― Passata bene la mattinata?
― Mmh ― mugugna, masticando. ― Inizia tu ― suggerisce dopo aver deglutito, indicando il cibo e facendomi intendere che non può esprimersi bene se prima non ha ingerito zuccheri. Mi accorgo di un particolare bizzarro: io avrei risposto a bocca aperta pur di replicare all'istante, lui si pulisce col tovagliolo e la sua raffinatezza traspare da come impugna le posate.
Rido di fronte alla decisione e, per paura di annoiarlo, gli racconto in breve della chiacchierata con Gil, desiderando che colga l'unicità del suo carattere, e di come mi ero sentito disgustato dalla presenza di un certo Timoty sull'autobus. Perché stamattina non c'eri, alla fermata?
― Intendi Timoty-senza-h, il bamboccio in carne? Sarà in autobus con noi? ― la voce gli s'incrina. ― Quel bulletto ghignoso?
Sghignazzo. ― Bulletto ghignoso? ― sollecito, domandandomi da dove gli sia venuto in mente un nomignolo del genere.
― Lui sì che è un prepotente ― sottolinea, alludendo alla nostra prima discussione, che pare risalire a secoli fa. ― Sei ancora deciso a volerti misurare con loro?
― Se dovesse prenderti a pugni, giuro, eseguirò qualsiasi cosa pur di tirarti fuori dai guai.
― Non aiuti solamente le persone importanti? ― A dispetto di ciò che mi ero aspettato, Nate non ha lasciato intendere che non sarebbe potuta accadere una scena simile, ma ha messo in dubbio la mia affermazione.
― Se arriverà quel momento, tu avrai già acquisito importanza da parecchio tempo ― gli spiego con ovvietà, lasciando che gli angoli della bocca si dilatino a dismisura. ― Senza alcun ripensamento dimostrerei di riuscire a difendere ogni più piccola parte di te.
Nate si agita, il rossore sulle sue guance per un attimo mi disarma, animato dai sentimenti ed esageratamente altezzoso per dimostrarlo. ― Ho passato una mattinata molto movimentata anch'io ― sussurra, in difficoltà, per poi riprendere con un: ― Non mangi? ― reclamato in un'enfasi accentuata per sforzo. Cambia a tutti i costi argomento.
Chad, Haric, Giles e Bess mi stanno fissando dalle loro postazioni, poco più in là, con sguardi curiosi. Jonas, al contrario, finge di non essersi reso conto del cambio di programma, anche se le sue pupille avevano indugiato sulla mia figura alzatasi di scatto per andare incontro a quella di Nate. L'ho accompagnato a riempirsi il vassoio e non mi sono curato dei mormorii concitati in sottofondo. Si sono interrogati a vicenda: ― Ci ha abbandonati per andare da quello lì? ― o ― Chi è quel ragazzino e perché Zeke lo sta seguendo? ―, ma non sanno che ho intenzione di diventare amico di qualunque studente degno di nota. E Nathan, col suo fare impacciato e la determinazione di un lottatore, mi aveva affascinato. È la prima conoscenza di una lunga lista. Se Chadley vive nella ricchezza, io vivo nelle morali, e Nate rappresenta lo scrittore pazzo pronto a insegnarmene di nuove.
― Non ho fame ― borbotto, apprezzando la sua premura.
― Tuo fratello ce l'ha ancora con te? ― Ho l'impressione che voglia accertarsi del motivo. È stato schietto nell'interpellarmi.
― È un tantino... sì, arrabbiato ― replico, chiedendomi se il mio stomaco si sia rifiutato d'ingoiare sostanze, se non le emozioni provocate dalla vicinanza di Nate, inconsciamente a causa sua.
― Pure Isabella ― asserisce. ― Gli passerà ― mi persuade, lanciando una breve occhiata verso J. ― Sul serio.
― Anche a Isabella ― mi sento quindi di aggiungere, tentando d'assumere la stessa parte che ora ha intrapreso, quella del consolatore.
― A mia sorella passerà solo se lui le andrà a parlare e...
― Jonas tornerà.
[Angolo playlist: Iris, Goo Goo Dolls.]
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Anima d'acciaio
RomanceDesidero strapparmi i capelli, urlare a squarciagola, prendere a pugni un muro qualsiasi, sparare alla prima persona che, per strada, osi etichettarmi di nuovo. ― È stato Zeke a baciarmi ― vorrei sibilare a quelle facce sconvolte. ― Credo di amarlo...