Decimo
<Dodici anni fa>
Quando mamma ci ha chiamati, non credevo fosse per avvisarci dell'arrivo di Jonas e Haric. Me li ritrovo in cortile, i ciuffi spettinati, gli occhi inespressivi di mio fratello in netto contrasto con quelli divertiti del compagno, le posture da divi del cinema, la mano di Haric a tastarsi il fianco impregnato del tatuaggio – "Me lo sono fatto dopo Leah" era stata la battuta – e quella di J.J a massaggiarsi le tempie. Non so quali attività gli propini, ma sono certo che lo abbia indotto a fumare o eseguire atti vandalici, cosa a dir poco scadente data la tenera età che Haric non ammette di possedere. Mr Cox, d'altronde, pare già trattarlo come un uomo di vent'anni o non trattarlo proprio. È triste che Bess gli si sieda in braccio, e lui se la spassi con Leah. È triste che abbindoli gli altri, e la passi liscia ogni volta. È triste considerarlo una persona meravigliosa quando non si dimostra tale. Eppure Jonas lo sostiene imperterrito e io ho deciso di credergli. Haric ha dei problemi imprescindibili, dovuti a una situazione familiare instabile, alle perdite subite, ai traumi patiti, e mi fido del criterio di J. Se Haric ti accetta e al suo sguardo inquisitorio appari come un possibile teppistello dal cuore grande, allora sta pur certo che ti tratterà di riguardo. La sua forte personalità gli permette di provare forti emozioni e non sempre sono considerate negative. È in grado di commuoversi, articolare discorsi filosofici o sacrificarsi per una buona causa. Sebbene l'animo rock si stia espandendo in tutta la combriccola da lui capeggiata – Chadley non si permetterebbe mai di soprastarlo, né Giles di remargli contro –, sono orgoglioso della persona che Jonas si sta impegnando a diventare. Cioè niente di simile a Haric Cox.
― Qual buon vento vi porta? ― li saluto, cercando di non soffermarmi sulla mascella contratta di Nathan. La sua reazione immediata non è stata delle migliori. Potevo immaginarlo: essere introverso lo porta a scontrarsi costantemente coi coetanei, soprattutto se così arroganti. Haric, senz'ombra di dubbio, è il suo contrario in tutto e per tutto. Spero che la loro originalità non sia indice di scontro, ma di ravvicinamento.
― Le torte di Corinne non possono mancare in un pomeriggio solare come questo, no? ― risponde l'intraprendente, dando una gomitata a J.J che si sveglia tutt'a un tratto dalla trance in cui era caduto. Il volto ora risulta preoccupato e la visuale si sposta prima sulla mia figura confusa, poi su quella di Nate. È a questo punto che permetto alla pelle d'oca di rizzarmi i peli sulle braccia. Non è buon segno: quando mio fratello è agitato in presenza di Haric significa che quest'ultimo ha in mente qualcosa di subdolo. E la cucina di mamma non deve c'entrare coi propositi della sua giornata. ― Ah, non c'era ancora stata l'occasione di presentarci. È un piacere... Nathan, giusto? ― inclina leggermente di lato il capo con aria innocente. È evidente che avesse il nome sulla punta della lingua dall'inizio. Non vedeva l'ora di pronunciarlo per provocare qualche tipo di reazione.
Fulmino Jonas con un'occhiataccia che ha il coraggio d'ignorare. Sorride, forzato, e s'infila le dita nelle tasche dei jeans strappati. ― Sembra una riunione di famiglia ― si sforza di ridere, però non è una battuta spiritosa e ne siamo consapevoli. Scaturisce l'effetto opposto.
― Sì, Nathan. Tu devi essere...?
― Harry ― sussurro, tirandogli una pacca sulla spalla per tentare di fargli distendere quelle rughe in mezzo alla fronte. Andiamo, Nate. Rilassati o qui scoppia il finimondo.
― Haric ― precisa lui, allungando il palmo. ― Haric Cox.
È impossibile non notare lo sforzo che Nathan compie nello stringergliela, il ghigno quasi sadico dell'altro mentre si fa avanti, le pupille dilatate di Jonas quando tenta disperatamente di non cedere all'angoscia. È a conoscenza delle iniziative di Haric e non devono essere nulla di piacevole – come la maggior parte delle cose che frullano nella sua testa –, ma non permetterò che disturbino psicologicamente il mio amico. Prima dovranno passare sul mio cadavere, e sembra essere questo il problema. Da come J sta cercando di mettere in guardia me pare che la trovata diabolica riguarderà il sottoscritto. Be', non ho nemmeno intenzione di fare figuracce, quindi dovranno scegliere una vittima diversa per i loro giochetti. Non rovineranno quello che c'è stato in mansarda.
― Ho presentato Isabella a Harry poco prima di uscire da scuola ― rompe il ghiaccio Jonas, provando a placare il nervosismo evidente di Nate. Posso leggergli in faccia: "Come fa questo pezzente a sapere come mi chiamo?" e la diffidenza con cui sta cominciando a studiarsi attorno mi azzanna. Pensa che sia una trappola, o che abbia sparlato di lui, o che Haric sia pronto a prenderlo in giro. Se c'è un aspetto che non devi violare di Nathan Traynor è rubargli l'identità di nascosto. Il modo strascicante con cui Haric sta chiacchierando è nettamente collegato con l'obiettivo che si è prefissato: vuole farlo sentire fuori luogo oppure si limiterà a fingere di conoscerlo?
― Strano, non me ne ha parlato. ― Nate mi sta scrutando intensamente e coglie in fallo le mie riflessioni: forse Jonas si sta inventando una copertura e non ha affatto idea delle intenzioni del capo-banda.
― Be', inutile mentire. ― Haric strizza le palpebre come se vedesse sfocato, dati gli zigomi pronunciati e la stazza robusta appare un dodicenne minaccioso. Timoty-senza-h non gli farebbe un baffo, tutto il grasso presente nel corpo del primo si trasforma in muscoli sviluppati nel secondo. Tiene i capelli neri cortissimi, rasati ai lati, e le iridi di un verde scuro, simile al colore dell'abisso di un mare sporco, lo fanno assomigliare a un serpente. Velenoso, insidioso, mortale. ― Sono corse tante voci su di te.
― Cosa intendi dire? ― Nathan adesso non mi degna d'attenzione nemmeno per sbaglio. È concentrato sul rivale e fatica a mascherare la delusione. Nel suo cervello colmo d'insicurezze staranno di sicuro prendendo forma pensieri poco piacevoli in cui, probabilmente, sono descritto come un traditore e Jonas come un doppiogiochista. Sto per avere un attacco di tachicardia, perché non conosco una maniera per ribaltare la conversazione a mio favore.
La mia impotenza in merito è vergognosa, il cuore scalpita nel petto per fuoriuscire da un'anima corrotta. Haric possiede un umorismo sottile e combina malefatte; Nathan ha una pazienza limitata e si permette di dubitare di chiunque, perfino della sua famiglia; io ho paura di perdere ciò che stavo cercando da molto tempo e il pensiero mi blocca nel passato per scaraventarmi, successivamente, in un futuro vuoto e grigio. Per fortuna Jonas si presta ad acciuffare le redini della situazione, guadagnandosi il mio rispetto. ― Verissimo! Isa ha iniziato a raccontarci un sacco di... sì, certo, le voci... la mensa. Già, la mensa! ― e si picchietta la fronte, come a rimproverarsi di non essere stato abbastanza svelto. ― Quel giorno Zeke ci ha lasciati per raggiungerti. E le femmine, insomma, siamo un gruppo numeroso e non passa inosservato se...
― No. ― Nathan lo blocca, una voce che non ammette repliche. ― Non voglio sentirlo da te. ― Per tutta la durata della scusante, Haric ha scosso la testa sogghignando e lui se n'è accorto. Allora comprendo: devo dire qualcosa prima che sia troppo tardi. Non credevo potessero farmi di nuovo del male. Mi sono impegnato per portare Nate a casa, per portarlo dalla mia parte. Non posso lasciarlo andare proprio ora, non posso lasciarglielo.
― Avete un rapporto esagerato, voi due. In diversi si sono resi conto che passate parecchio tempo assieme. Corrono voci. ― Haric alza le spalle, ammettendo un sordo: "Mi spiace, l'indiscrezione della gente non dipende da me." Nel suo viso saetta un guizzo di malizia, di malignità. Haric Cox è riconosciuto per le sue espressioni da "spacca-culi" che gli deformano spesso i lineamenti. ― Voci veritiere.
Troppo tardi.
[Angolo playlist: Bones, Urban Strangers.]
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Anima d'acciaio
RomanceDesidero strapparmi i capelli, urlare a squarciagola, prendere a pugni un muro qualsiasi, sparare alla prima persona che, per strada, osi etichettarmi di nuovo. ― È stato Zeke a baciarmi ― vorrei sibilare a quelle facce sconvolte. ― Credo di amarlo...