Quarto
<Dodici anni fa>
Jonas non mi ha più guardato in faccia. Stamattina ha supplicato mamma di portarlo a scuola in macchina mentre le ho annunciato di voler raggiungere Nate alla fermata. Volevo vederlo, parlargli, stare in sua compagnia, ma Nate non c'era.
Non ne rimango offeso. So che ci siamo presentati, so che possiamo essere amici, so che non l'ha fatto per dispetto o perché voglia, come Jonas, evitarmi. Non ho intenzione di arrendermi soltanto perché ho dovuto sorbirmi un viaggio d'andata tutt'altro che pratico. Quel Tim, ho sentito i componenti della banda chiamarlo "Timoty-il-boss", ha disturbato perfino le vecchiette in cerca di un posto da sedersi.
Nate non è sparito, semplicemente ha assecondato le scelte altrui, magari di Isabella. Per questo, anche se la delusione mi attanaglia lo stomaco, mi reco in mensa, sperando d'incrociarlo. Jonas è nel tavolo con quelli del secondo anno, che mi salutano raggianti. ― Eccolo il nostro piccolo Zeke! ― esclamano, come se fossero tanto più grandi di me, prendendomi la mano e dandomi una spallata a uno a uno. Sono troppo scosso per replicare con esultanza. ― Ti siedi con noi, vero? ― mi chiedono in coro, attirando le occhiate di alcuni studenti ai tavoli vicini. Chad non mi lascia il tempo di rispondere e mi scaraventa su una sedia in mezzo a lui e Gil, che mi guarda incuriosito, sussurrando: ― Tutto okay?
Scuoto la testa quando Jonas si alza indispettito, senza squadrarmi, né riservarmi attenzioni particolari. Per lui sono divenuto invisibile e la cosa ancora non mi dispiace. L'unico fatto che mi rattrista è constatare che Nate non arriverà a salvarmi e che non ho fame se non mangio con lui. ― Giles, alza il culo e vai a prendere un vassoio al nuovo arrivato! ― urla Chad, dando un morso vorace alla sua mela. ― Dobbiamo farlo sentire a suo agio!
― Non importa ― gli bisbiglio, vedendo che si sta davvero tenendo ai comandi e lasciando che il suo pranzo si raffreddi per servirmi. Mi ringrazia, risiedendosi, e sembra spaesato della mia "gentilezza", come se fosse abituato ad andare a prendere il vassoio di chiunque.
― Dov'è sparito Johnny? ― domanda Chad, guardandosi attorno con fare irritato e borbottando: ― Ma perché deve sempre andarsene senza avvisare nessuno? ―, poi si volta verso di me, in cerca di risposte soddisfacenti, e nell'attimo in cui nota l'amico ancora seduto composto, gli grida, con le guance in fiamme: ― Gil, ho detto di alzare quel culo!
― Non ho appetito ― gli chiarisco, sbuffando. ― E non dire a Gil quello che deve fare.
I suoi occhi si rabbuiano di colpo. La mano si chiude a pugno e la postura è rigida, più di quella di Giles, che sta sbiancando al mio fianco. ― Hey Zachary, ― afferma, scandendo il mio nome ― da quando in qua ti metti a dare ordini al sottoscritto? ― In questo momento Chad mi ricorda quel ragazzino obeso, Tim, che si credeva superiore a qualsiasi tipo di giudizio e si divertiva a burlare chi aveva troppa paura di contrastare la sua figura.
― Da quando in qua lo fai tu. ― Chad è uno scontroso e se pensa di spaventarmi, con la sua aria spavalda, si sbaglia di grosso.
Per fortuna Haric, il migliore amico di mio fratello, fa il suo ingresso nella mensa, accompagnato proprio da Jonas, il quale si risiede nella sua postazione salutando tutti fuorché me, e il clima ricade nell'atmosfera serena precedente al mio arrivo. Haric accenna col capo un saluto nella mia direzione e Chad, tacendo, si sposta, infischiandosene della discussione alle porte.
Gil mi sorride con fare riservato. ― Ultimamente Chadley è sempre più irritabile.
Sgrano le palpebre. ― Non sapevo si chiamasse Chadley.
― Già, nemmeno io ― ammette. ― Me l'ha strillato contro l'altro giorno.
― Jonas non ci va tanto d'accordo ― rifletto, comprendendone la lista di motivi. ― Una volta mi ha rivelato che secondo lui non è stato educato a dovere.

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Anima d'acciaio
RomanceDesidero strapparmi i capelli, urlare a squarciagola, prendere a pugni un muro qualsiasi, sparare alla prima persona che, per strada, osi etichettarmi di nuovo. ― È stato Zeke a baciarmi ― vorrei sibilare a quelle facce sconvolte. ― Credo di amarlo...