Lieto fine...

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Plic, plic, plic.

Le piccole gocce si stavano schiantando sulla finestra di camera mia. Faceva freddo e tra le mani tenevo una tazza fumante di cioccolata calda più per conforto che per altro. Osservo quella città piovosa quasi con nostalgia e inizio a cullarmi sotto quelle nuvole gonfie di acqua mentre chiudo lentamente gli occhi.

Sento delle voci ovattate...troppa luce, non faccio nemmeno in tempo di chiedermi cosa stia accadendo quando sento una mano calda accarezzarmi i capelli e cantare con voce dolce una ninna nanna. Il mio cuore si sente leggero e mi sento quasi costretta ad aprire gli occhi mossa per la troppa curiosità: chi è questa persona?

La vedo, sono sorpresa nel vedere un viso dai lineamenti taglienti di un ragazzo della mia età piuttosto che un volto morbido di una donna, quel tocco mi ricordava quello di una madre. Non ebbi modo per contemplarlo perché si accorse dei miei occhi fissi su di lui e smise di cantare quella canzone, mi sentii improvvisamente vuota, come se mi avessero appena tolto qualcosa di prezioso dalle mani: "chi sei?" Mi morsi la lingua, volevo chiedergli di non smettere; improvvisamente mi pervase un senso di rammarico. Sentivo che quella domanda mi avrebbe allontanata da quel momento sublime e da quella voce dolce, infatti, il ragazzo posò i suoi occhi verdi come una fitta foresta e mi rivolse un sorriso quasi per confortarmi e con voce improvvisamente seria mi disse: " Devi svegliarti, piccola rondine" Spalancai gli occhi per la sorpresa, ma un dolore acuto mi fece svegliare da quel sogno strano ma allo stesso tempo confortevole. "Cavoli!" la cioccolata si era versata sulla mia gamba e mi ero ustionata; tolsi i pantaloni e me ne occupai, mentre pulivo continuai a pensare al ragazzo sconosciuto, come sapeva il soprannome che mio fratello mi diede quando ero piccola? Sorrisi e scossi la testa lievemente mentre pulivo il pavimento sporco di cioccolata calda e mi rassicurai aggrappandomi a qualche soluzione razionale.

La pioggia si fece più insistente, il cielo veniva periodicamente interrotto dalla luce e dal rombo dei tuoni che facevano tremare le finestre di vetro, mi vennero in mente le parole del cappellaio che sta sotto il palazzo in cui abito, è un uomo vecchio a cui piace raccontare storie sulla sua infanzia, un giorno, in effetti, mi disse di contare il tempo tra un tuono e l'altro e in base alla vicinanza o distanza di essi si sarebbe capito se la tempesta stesse per finire o meno, ricordo che accarezzava la sua gatta tutto soddisfatto mentre raccontava di come suo padre gli avesse insegnato a conoscere il mare, io lo ascoltavo attenta come una scolara, adoravo i suoi racconti e non mi stancavo mai, a volte parlavamo per diverse ore dimenticandoci del resto. Uno, due, tre, un rombo e poi silenzio, ricominciai a contare e stavolta il tuono arrivò dopo sei secondi, poi dieci e poi dodici, si stava allontanando, quasi a dimostrare la mia ipotesi la pioggia si fece meno insistente fino a ridursi ad alcune gocce. I miei pensieri invece si rivolsero a quel misterioso ragazzo che poco prima avevo cercato di scacciare dalla mia testa con qualche spiegazione logica. Cercai di ricordare come fosse il suo viso e con lentezza riuscii a ricostruire il suo volto inizialmente offuscato dal sonno e dalla confusione di prima, realizzai che era di una bellezza fuori dal comune, non ricordava affatto un essere umano, forse solo quei meravigliosi occhi verdi lo facevano sembrare tale, ma il resto sembrava scolpito nella pietra, nulla di imperfetto, come se fosse stato creato dalle mani esperte d'un artista abile. Il volto era delicato e simile a quello di una donna, tuttavia, quelle guance paffute tradivano le ossa degli zigomi lasciando intuire che il ragazzo fosse ancora giovane, avrà avuto forse diciotto anni, pensai tra me e me, eppure, la cosa che più mi sorprese fu la sua pelle bianca come la neve in contrasto con i suoi capelli corvini. Improvvisamente la mia vista si offuscò, credo siano lacrime, rimasi confusa perché non c'era alcun sentimento di tristezza in quelle gocce solo nostalgia per quel vuoto che lo sconosciuto lasciò quando smise di cantare, bramavo quella voce più di ogni altra cosa e desideravo incontrarlo ed implorarlo di cantare ancora e ancora per me. Credetti che dentro di me stesse nascendi un piccolo bocciolo di amore, ma mi sbagliai di molto, quello fu l'inizio della mia fine, il momento in cui persi la mia innocenza e il tradimento più grave ebbe luogo: una fiducia spezzata, calpestata e macchiata di orribili crimini solo per raggiungere quella infinita bellezza sovrannaturale.

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