13. Together

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THOMAS POV

La staccai dal muro, lasciandola tornare in piedi, nonostante barcollasse un po', ancora le tremavano le gambe.
Mi rivestii velocemente, tenendola per la vita con una mano mentre con l'altra mi piegai, sorridendo vittorioso, presi i suoi slip bianchi dal pavimento, e me li infilai in tasca.

-E adesso io come dovrei fare?- chiese lei sorridendo, non appena tornai alla mia altezza naturale, con ancora un sorriso da cretino stampato sulla mia cazzo di faccia.

-Starai senza bambolina- la tenni per il fianco, spingendola leggermente in avanti, riprendendo a camminare nella direzione in cui stavamo andando poco prima di interromperci.

-Ohw Thomas ti prego- mi supplicò lei invano, non le avrei restituito nulla, per quanto mi piacesse sentirla supplicare.

Mi avvicinai al suo orecchio -Accesso facile- mi allontanai, con il mio solito sorriso, mentre lei arrossiva abbassando lo sguardo.

Era tremendamente sexy anche quando diventava timida, e non capivo come potesse passare dal chiedermi di prenderla in mezzo ad un corridoio, all'essere timida parlando delle mutandine che io stesso le avevo sfilato.

I suoi tacchi ripresero ad echeggiare attorno a noi, fin quando, aprendo una delle porte nere del corridoio, non arrivammo alla stanza principale del retro, dove vi erano alcuni miei uomini a giocare a biliardo.

-Robert- richiamai l'uomo dai capelli rossi.

-Si signore?- subito scattò, raddrizzandosi sul posto.

-Porta la mia macchina qua- ordinai, lanciandogli le chiavi della mia auto da un paio di metri di distanza.

Lui annuì, dirigendosi subito verso la porta di uscita, digitò il codice di sicurezza sul tastierino accanto ad essa, per poi scomparirvi dentro.
Io rimasi ad aspettare, tenendo Catherine per il fianco, sorreggendola.

-Uhm signor Bane?- un altro mio uomo mi chiamò titubante, schiarendosi la gola, costringendomi a portare la mia attenzione su di lui, invece che sui quadri alle pareti che stavo osservando; dopotutto, era la prima volta che mettevo piede lì dentro da quando il progetto era stato finito.

-Che c'è- guardai il biondo con uno sguardo severo, chiedendomi cosa ci fosse di così importante.

-Le è caduto qualcosa signore- il biondo indicò il pavimento nero, su cui si potevano benissimo vedere gli slip bianchi che avevo sfilato pochi istanti prima alla donna che era al mio fianco.

Lei li vide nello stesso istante in cui li vidi io, arrossendo come mai aveva fatto e mordendosi il labbro.

Io sorrisi in modo furbo e li ripresi, infilandoli nuovamente in tasca mentre facevo un occhiolino ai miei uomini, che mi sorrisero annuendo in approvazione.
Dovevano essermi caduti quando avevo lanciato le chiavi a Robert.

-Dobbiamo smetterla con questa storia di far trovare i miei slip in giro alle persone...- la sentii sussurrare mentre si passava una mano sul viso.

Risi leggermente al ricordo di Bruce che le chiedeva cosa ci facessero degli slip nel pavimento della cucina.
La guardai cercare di nascondersi dietro i capelli ma ogni suo tentativo ormai era vano.

Sentendo il familiare rombo della mia macchina, pressai una mano sulla schiena nuda di Catherine e la spinsi a camminare verso la porta nera blindata.
La aprii, dopo aver immesso il codice di sicurezza e, come mi aspettavo, trovai nel vialetto la mia Lamborghini blu elettrico ad aspettarci.
Robert scese, lasciandomi le chiavi in mano.

-Ecco a lei signore, ha bisogno di altro?- chiese avvicinandosi alla porta.

Io aprii lo sportello, aiutando Catherine ad entrare nella macchina, facendo attenzione che non si vedesse nulla di quel ben di Dio che aveva tra le cosce.

STREETS - a mafia love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora