Capitolo 4

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Andrè

Luglio 2007

Le settimane successive erano state una tortura. Adele aveva riservato lui solo il silenzio. Non era mai stata severa, era piuttosto una di quelle madri aperte al dialogo. Il giorno che aveva scoperto la sua lunga assenza da scuola, per usare un eufemismo, si era presa la giornata da lavoro, l'aveva aspettato a casa, promettendo che avrebbe cercato di capire perché si fosse comportato così, perché non avesse provato a parlarle dato che si erano sempre confrontati su tutto. Era davvero delusa. Quando si era presentato a casa però, lei non era aveva detto una parola, si era chiusa in sé stessa.

Andrè dal canto suo si sentiva male per aver deluso sua madre, ma non sapeva spiegare quell'avversione per la scuola.
Aveva superato il primo anno per miracolo, dal secondo in poi era stato un disastro tra bocciature e cambi di scuola. Cosa avrebbe dovuto fare? A settembre avrebbe fatto 18 anni, doveva parlare a cuore aperto con i suoi genitori e ammettere che la scuola non faceva per lui, che era arrivato il momento di trovare un lavoro.
Avrebbe fatto così. Durante l'estate avrebbe portato curricula in giro tutto il giorno tutti i giorni, qualcuno prima o poi lo avrebbe assunto.
Non avrebbe rimandato a dopo l'estate, voleva dimostrare ai suoi genitori la sua buona volontà saltando le vacanze, facendo vedere la sua voglia di lavorare, per quanto purtroppo tutto ciò non includesse la scuola.
Sì.
Avrebbe lasciato ancora qualche giorno a sua madre per sbollentare, poi si sarebbero seduti tutti e tre al tavolo e gli avrebbe spiegato il suo progetto.
Era la sua vita, aveva diritto a farne ciò che voleva, no? Bene, lui voleva andare a lavorare.
Forse inizialmente non ne sarebbero stati felici, ma prima o poi l'avrebbero accettato.

Adele aveva deciso di affrontare suo figlio, non poteva continuare così, prima o poi avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Forse era stata troppo morbida? Si era comportata da amica invece che da madre, così da non essere presa sul serio? Non le sembrava, era piuttosto una madre con cui ragionare, confrontarsi, a cui chiedere consiglio. Certo, c'erano stati anche momenti in cui piantare i piedi a terra e dire un saldo no.
Ad eccezione della parentesi scuola, era sicura di aver fatto un buon lavoro con Andrè. Era sempre stato educato, si faceva voler bene da tutti, sapeva di aver tirato su un bravo ragazzo, nel complesso, sicuramente non uno di quei mezzi criminali che vedeva in giro la sera! Non l'aveva mai recuperato da una festa mezzo moribondo per colpa dell'alcool, non era mai tornato a casa con la puzza di fumo addosso, mai visto in giro con compagnie poco raccomandabili... insomma, ad eccezione fatta per l'istruzione, non aveva nemmeno mai mentito.
Suo marito non aveva preferito parola. Da tempo si erano allontanati, non riusciva più a trovare un dialogo con il figlio, così aveva lasciato il compito a lei e lei soltanto. Forse nella sua testa affrontarlo significava perdere quel briciolo di rapporto rimasto e la pura di perderlo definitivamente lo spaventava a morte, al punto di preferire il silenzio.
Adele questo non lo approvava per niente, ma era un periodo in cui non riusciva proprio a ragionare con gli uomini della sua vita.
Scendendo le scale si era fermata a guardare le foto di suo figlio appese alla parete. Quando era cresciuto così di colpo? Quando aveva smesso di essere quel bambino che se per sbaglio rompeva qualcosa, correva da lei a dirglielo perché "la mamma sicuramente sapeva come riparare il danno"?
Aveva una tristezza nel cuore così ingombrante che aveva finito per trascinarsi fino al piano di sotto, invece che camminare.
Aveva così tanti pensieri rumorosi in testa che non si era resa conto prima del troppo silenzio che aleggiava in casa. Suo marito era fuori per lavoro, ma Andrè? Si era preso la libertà di uscire senza dire nulla, dopo tutta questa storia?
Non poteva crederci, davvero! Stava andando a recuperare il cellulare per chiamarlo e dargliene davvero quattro questa volta, altro che confronto! Dove era finito quel maledetto cellulare? Solo mentre svuotava la borsa sul tavolo del soggiorno aveva notato il biglietto di suo figlio:
"Fidati un'ultima volta di me."

L'inverno di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora