Aurora
Venerdì
9:00
Per un giorno la mia sveglia, finalmente, suona ad un orario diverso dal solito, più umano.
Mi sono presa tutta la giornata libera, anche se il colloquio è nel primo pomeriggio.
Fanculo il lavoro.In realtà non avevo nemmeno intenzione di candidarmi per questa posizione, faccio parte di quella cerchia di persone che tratta siti immobiliari e di ricerca del lavoro allo stesso modo: sfoglia a lungo, guarda annunci decisamente al di fuori della sua portata e, sconsolata, chiude tutto... la maggior parte delle volte.
Altre volte, presi da uno slancio di coraggio ed una buona dose di sovrastimazione per sé stessi, ci si butta, già consci che sarà un clamoroso buco nell'acqua, ma lo si fa lo stesso per due sole ragioni: un po' per sognare, un po' per avere la coscienza a posto, perché almeno un tentativo è stato fatto.Ho anche pensato di non presentarmi, restare a letto e mettere la testa sotto al cuscino per il resto della giornata.
Non so perché ho questa tendenza ad auto sabotarmi.In un attimo la mattinata è andata, sono certa che il tempo stia scorrendo ad un'altra velocità per mettermi ancora più pressione. Ho ancora un paio d'ore prima dell'appuntamento ma sono già pronta.
Ho bisogno di fare una cosa prima.Prendo l'auto ed una ventina di minuti più tardi mi trovo a pregarla perché salga su senza lasciarmi a piedi, non questa volta. Ve l'ho detto, mi piace mettermi i bastoni tra le ruote.
In qualche modo ce la fa.
Arrivo a destinazione, parcheggio.
Mi godo il panorama dal Colle della Maddalena.Sono sempre venuta qua a prendere le decisioni che negli anni mi si presentavano davanti. Spesso sono salita per trovare rifugio da tutto e da tutti e per riprendere fiato. Poi ho smesso, per parecchi anni.
Oggi ho sentito il bisogno di ripartire da questo posto.
Il mio posto.
Tutte le scelte prese negli ultimi anni non sono state altro che scelte prese senza cognizione, in realtà. Realizzo di non aver fatto nulla nel pratico per migliorare la mia situazione.
Questo colloquio potrebbe davvero svoltarmi la vita.
Resto qua a contemplare il panorama finché non mi rendo conto che si sta facendo tardi e mi ricordo anche che ho il cinquanta percento di possibilità di restare bloccata quassù grazie alla mia meravigliosa automobile.
Riparto in direzione colloquio.13:55
L'edificio è completamente composto da vetrate ed è immenso. Raggiungo la porta, entro, mi dirigo verso la reception.
"Buongiorno, ho appuntamento alle 14 per un colloquio."
"Secondo piano, quarto ufficio sulla sinistra. Può attendere nella sala d'aspetto che trova di fronte, non appena il collega si libera la chiamerà."La segretaria non mi guarda nemmeno in faccia mentre mi dà indicazioni, cosa che mi fa incazzare non poco, anche se cerco di non darlo a vedere.
"La ringrazio."
Di tutta risposta non alza neppure lo sguardo dal monitor e continua a ticchettare sulla tastiera con le sue unghie affilate da rapace, palesemente finte.Decido di prendere le scale mentre mi maledico per essermi presentata a questo colloquio che non promette nulla di buono. Arrivo al secondo piano e mi trovo di fronte ad un corridoio infinito.
Che ufficio aveva detto? Terzo? Quarto...? Sì, deve essere quello. In ogni caso trovo la sala d'aspetto, completamente vuota. Mi siedo ma non trovo pace in nessuna posizione. Mi tiro di nuovo su in piedi.
Ora il tempo sembra essersi fermato, devo occupare più tempo di quello che realmente credo che stia passando, tempo che il mio cervello impiega per prospettarmi diversi scenari su quello che sarà il colloquio: in tutte le possibili varianti, qualcosa va storto.
Ovviamente.
Dopo un paio di secoli, o più verosimilmente dieci minuti, una ragazza esce dall'ufficio numero quattro, l'ufficio più anonimo del corridoio, ora che ci faccio caso.
Non ha una bella cera. Grandioso! Sono ancora in tempo per darmela a gambe. Mi alzo, faccio pochi metri verso il corridoio, di nuovo in direzione delle scale.
Troppo tardi.
Una voce maschile si sta rivolgendo a me... o meglio, alla mia schiena.
"Se è qui per il colloquio sta andando nella direzione sbagliata. Prego, si accomodi."
Dannazione.
Mi ricompongo. Prendo coraggio e mi dirigo verso la stanza.
Faccio una respiro profondo ed entro.
Il tizio è in piedi, rivolto verso la finestra. Questa volta è lui a darmi le spalle, sta spulciando in una pila di fogli situati nella scrivania dietro la sua.
"Mi perdoni, il mio collega è in malattia e non è esattamente una persona che si può definire ordinata. Lei è...?"
Mente mi pone la domanda si gira verso di me... ed in quel momento capisco che la vita ha un senso dell'umorismo ed un piano tutto suo."Ah! Buongiorno. Posso offrirle un caffè? Temo che quello ha preso ieri sia accidentalmente finito addosso a me."
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L'inverno di Aurora
RomanceAurora si è lasciata trasportare dalla corrente, ha accettato tutto ciò che veniva per così tanto tempo che non ricorda più cosa sia davvero la felicità. Poi qualcuno incrocia il suo cammino e le restituisce la voglia di reagire, tirarsi su le mani...