Capitolo 6

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Andrè

Luglio 2007

La sua bici, ovviamente, era sotto sequestro grazie alla sua ultima cazzata, ma aveva assolutamente bisogno di uscire e iniziare a mettere in atto quello che era il suo piano, non stava più nella pelle, sentiva che quella era la strada giusta.
Prima di tutto aveva bisogno di andare a stampare il curriculum che aveva finito poco prima. Ci aveva messo un attimo... certo, non aveva alcuna esperienza, ma restava comunque molto positivo, non poteva essere così difficile trovare un lavoro.
Il secondo passo sarebbe stato quello di distribuire a profusione, nella speranza che, nel mucchio, qualcuno lo prendesse in considerazione. Era certo che nel giro di qualche settimana si sarebbe sistemato tutto e avrebbe iniziato il suo primo lavoro.
Forse sua madre lo avrebbe perdonato.
Si rendeva conto di non essere stato il migliore dei figli negli ultimi anni, ma lui voleva cose decisamente diverse da quelle che i suoi genitori desideravano per lui, non poteva più far finta di niente.

Ad ogni modo, questa avventura gli stava dando la possibilità di stare fuori casa e respirare un clima diverso, almeno per qualche ora.
Poi girare per la città semideserta durante le giornate estive gli piaceva particolarmente, a differenza della sera, nel pieno della movida e con le piazze straboccanti di persone.
In effetti Andrè, nonostante la sua età, era sempre stato un ragazzo tranquillo, le discoteche e la confusione non lo avevano mai attirato.

Sapeva benissimo dove recarsi, aveva studiato tutti i posti in cui sarebbe dovuto andare quel pomeriggio ed il tragitto da fare, ma l'ansia del rientro a casa, dal momento in cui non sapeva come i suoi avrebbero preso questo suo nuovo progetto, lo aveva portato a fare un giro largo.
Molto più largo.
Talmente largo che alla fine si era ritrovato di nuovo a pedalare lungo il Valentino.

Chissà come sarebbe andata se non fosse corso via, quella mattina.
Se solo le avesse chiesto il numero prima di scappare verso casa.
Aveva rimuginato spesso su quell'incontro, quella ragazza era rimasta incastrata nei suoi pensieri per l'intera estate, anche se ormai era tutto perso.
Poteva un solo incontro così breve lasciare un segno così profondo?

Basta. Non poteva continuare a perdere tempo così, era arrivato il momento di fare ciò che andava fatto.
Nel giro di qualche ora aveva stampato i curriculum e poi si era diretto in un bar vicino alla copisteria, aveva ordinato un caffè che stava sorseggiando mentre tirava giù una lista di posti in cui avrebbe provato a farsi assumere.

Dall'altra parte della strada, Alice stava per entrare nel portone della scuola per andare a prendere la sua migliore amica che quell'estate era stata rimandata in matematica e stava seguendo i corsi di recupero. Non riusciva a spiegarsi come avesse fatto ad essere rimandata, le aveva passato tutti i compiti, consegnavano verifiche praticamente identiche, anche se lei aveva continuato a dirle di fare qualche errore qua e là in modo che la prof non si insospettisse.
Beh, doveva essersi insospettita.
Comunque ormai era fatta, era l'ultima settimana di corsi, poi sarebbero partite per il mare.

Mentre Alice prendeva il portone e saliva le scale diretta al primo piano dell'edificio, Andrè usciva dal bar per andare verso il primo nome in cima alla sua lista. Zaino in spalla, era risalito sulla sua bici ed era sparito in un attimo.

Mentre Alice e Bea chiacchieravano davanti scuola, indecise su come impegnare il resto del pomeriggio, Andrè realizzava di aver perso il cellulare. Cazzo! Gli era scivolato dalla tasca mentre andava in bici?
O forse no.
Doveva averlo scordato al bar! In un attimo aveva girato la bici e si era messo a pedalare più veloce che poteva.

Intanto le ragazze avevano optato per un caffè al volo prima di andare a fare qualche acquisto in centro. Si erano appena accomodate al bancone quando un tizio era entrato di fretta, tutto trafelato e aveva quasi urlato al barista:

"Ti prego, dimmi che hai trovato un cellulare a quel tavolo!"
Se non l'avesse ritrovato, stavolta poteva tranquillamente mettersi l'anima in pace, tornare a casa, dire ai suoi che li capiva e che avevano ragione a non rivolgergli la parola. L'avrebbe fatto pure lui se avesse potuto.
Mentre era nel pieno del suo delirio interno, una ragazza al bancone si era girata di scatto, forse per la furia con cui lui era entrato nel locale.

Forse aveva perso il cellulare, ma l'aveva ritorvata.
Aveva ritrovato Alice.

L'inverno di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora