Capitolo 11

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Giovedì

19:00

Erano quasi arrivati a destinazione quando si era resa conto di dove la stesse portando.
Non ne era affatto entusiasta.
Aveva declinato gli inviti della sua famiglia e della sua migliore amica da quando aveva traslocato sei mesi prima pur di non tornare a Torino, usando scuse che man mano che il tempo passava diventavano sempre più improbabili. Non era un problema, tanto ormai tutti avevano mangiato la foglia e sapevano perfettamente che tentava solo di non affrontare il passato... e la assecondavano.

Soffriva per la distanza, questo era chiaro, ma la faceva soffrire ancora di più l'idea di tornare tra ciò che era stata la sua vita e che gli avrebbe ricordato giorno per giorno che le cose erano irrimediabilmente cambiate.
Perchè stava così male? Infondo non era stata lei a scatenare tutto quel casino? Non era stata lei a far cambiare le cose? Forse non direttamente, ma i fatti parlavano chiaro.

Di sicuro avrebbe potuto e dovuto gestire meglio la situazione.

Con lui non aveva nemmeno dovuto inventare scuse dato che nemmeno lui tornava molto volentieri in città, lo faceva sporadicamente per motivi di lavoro e capitava già molto di rado quando avevano iniziato a frequentarsi.
Dopo tre anni di relazione ancora non aveva capito come mai, ad ogni modo le andava benissimo così: lui non domandava, lei non doveva mentire.

Così quando tornando a casa le aveva detto di prepararsi che sarebbero andati prima a fare delle commissioni e poi a cena fuori in un ristorante molto particolare, lei non aveva minimamente pensato che sarebbero tornati proprio a Torino.

Non poteva scappare questa volta.

"Stai bene, tesoro? Sei silenziosa."
"Mh? Oh, certo, sono solo un po' stanca... forse non è stata una buona idea questa cena fuori porta..."
"Vedrai che appena saremo arrivati ti ricrederai, ne vale la pena, fidati di me."

Va beh, almeno ci aveva provato.

Una cena. Solo una cena. Le statistiche erano dalla sua. Quante possibilità c'erano che succedesse qualcosa proprio quella sera nell'arco di... quanto? Un paio d'ore? Doveva superarla e basta. Doveva rilassarsi e godersi la serata.

Del vino! Sì, appena arrivata avrebbe preso un calice di vino, magari anche due, si sarebbe rilassata e goduta la cena insieme al suo fidanzato.

L'auto si era fermata.
"Sbrigo questa commissione e poi possiamo andare a cena. Aspettami qui, torno immediatamente."
Non aveva avuto nemmeno il tempo di ribattere, in un attimo era sparito dalla sua visuale.

Almeno la zona era neutra, non le riportava nessun ricordo doloroso alla mente.
Iniziava a farsi spazio il pensiero che, forse, poteva addirittura superare la serata indenne.
Doveva fare quello in cui era diventata bravissima negli ultimi tempi: distrarsi dai suoi pensieri.
Così era scesa dall'auto per sgranchire le gambe, c'erano un paio di negozietti di fronte al parcheggio che aveva adocchiato non appena erano arrivati.
Aveva troppi dubbi, troppe incertezze.
Nel momento in cui tutto era accaduto si era sentita sollevata, a tratti, come se si fosse tolta il peso di ammettere ciò che aveva fatto e prendere una posizione, mentre in quel modo aveva dovuto solo accogliere le conseguenze.
Solo che ora non era più certa delle scelte che aveva preso.
Non si era mai comportata così, la sua vita era sempre stata tutta programmata, mai una virgola fuori posto, una parola detta di troppo, una cattiveria detta di getto per il nervoso di un momento.
Non aveva mai fatto un torto a nessuno.
Poi una mattina di qualche anno prima aveva conosciuto lui... era stato subito colpo di fulmine.
Non era sua abitudine dare confidenza ai clienti in quel modo, ma lo aveva trovato così affascinante, gentile, colto che senza nemmeno che se ne rendesse conto, si erano ritrovati a prendere un caffè insieme fuori dall'ufficio.
Il resto era venuto di conseguenza.
Non c'era stato un momento in cui si era sentita in colpa per ciò che stava facendo e questo era stato il tassello decisivo che l'aveva convinta che aveva bisogno di dare una svolta alla sua vita e buttarsi in questa nuova storia.
Ora non ne era più così convinta.
Era stata solo la novità in sé a farla sentire così bene dopo anni nella stessa relazione?
Forse tutta quella "perfezione" nella sua vita non le aveva dato modo di sbagliare neppure una volta, così da trovarsi adesso in una situazione che non aveva mai gestito.

Il giro per negozi non era riuscito a mitigare del tutto quel senso di agitazione che sentiva all'altezza dello stomaco, anche se andava decisamente meglio rispetto a quando erano partiti da casa.
La libreria accanto avrebbe fatto la differenza, non ricordava una volta in cui un libro non l'avesse aiutata a sentirsi meglio. In un libro aveva sempre trovato la giusta risposta ad ogni cruccio.
Aveva provato ad aprire la porta ma risultava chiusa, così aveva suonato il piccolo campanello che non si trovava al suo posto, accanto alla porta dell'esercizio ma bensì in fondo ai campanelli del condominio soprastante.
Mentre aspettava che la commessa le venisse ad aprire, con una lentezza degna di nota e segno dell'evidente speranza ormai svanita che stava nutrendo di poter chiudere qualche minuto prima grazie alla mancanza di clienti, si era soffermata a leggere i cognomi sui vari campanelli, un passatempo che l'aveva sempre divertita perché più di una volta aveva trovato su quelle targhette alcune accoppiate tabto assurde da sembrare una barzelletta.
Niente degno di nota, questa volta. Non era ancora arrivata al fondo ma la commessa ormai era vicina alla porta, così si era voltata per sorriderle, nella speranza che lei la odiasse un po' meno.
Invece no, le stava facendo segno che era tardi, mentre con un sorriso falsissimo stampato in faccia dava altri due giri di chiave alla porta e tirava giù le tendine a rullo.
Che modi! Era rimasta lì davanti impalata qualche secondo, poi aveva deciso di tornare verso l'auto ma non prima di aver finito di scorrere quei campanelli. Magari tra gli ultimi avrebbe trovato qualcosa di così buffo da farle fare almeno una risata.

Invece aveva trovato il cognome di Andrè.
Alice stava sudando freddo, non poteva rischiare di incontrarlo.
Doveva andare subito via da lì.

Se solo lei in quel momento non fosse stata sotto shock, avrebbe notato un portone poco più indietro aprirsi e, forse, sarebbe andato tutto diversamente.

L'inverno di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora