Capitolo 7

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Andrè

2022

Ieri sera al supermercato ho incontrato Bea e Giorgio. Non sono nemmeno riusciti a nascondere la pena nel loro sguardo.
Era lampante che non si sarebbero voluti fermare a parlare con me e la cosa era reciproca, ma per pulirsi la coscienza si sono fermati lo stesso a propinarmi le classiche frasi che si rifilano in questi casi:
"Non sai quanto ci dispiace!"
"Non ce lo saremmo mai aspettato..."
"Se hai bisogno di qualcosa..."
E poi, la classica domanda a cui o rispondi in modo completamente sincero, suscitando ulteriormente la pietà altrui, oppure menti spudoratamente per levarti dalle palle 'sta gente che fino a qualche mese prima avresti scelto come testimoni di nozze e ora vorresti mandare a fanculo:
"E tu? Come stai?"

Già. Come sto?
Sto come un povero stronzo di 33 anni che nel giro di qualche mese ha perso tutto e che ora vive in mezzo agli scatoloni del trasloco che non disfa perché non gliene fotte un cazzo di ricominciare da capo.
Ho quasi perso il lavoro perché erano più i giorni in cui non volevo alzarmi dal letto che quelli in cui effettivamente mi presentavo in azienda.
Non dormo decentemente da mesi.
Ho dovuto lasciare la casa in cui ho vissuto gli ultimi dieci anni della mia vita.
In cui abbiamo vissuto.

Devo essere rimasto in silenzio per così tanto che Bea probabilmente già mi vedeva stramazzato al suolo, con in sottofondo l'annuncio della cassiera:

"Povero scemo a terra in corsia 4, scemo a terra in corsia 4."

L'ho guardata dritta negli occhi.
Non è nemmeno riuscita a sostenere il mio sguardo e sappiamo entrambi il perché.

Lei ha sempre saputo tutto.

Come poteva essere diversamente? Ipocrita di merda.
Le ho riso in faccia, non mi frega più nulla di queste persone, che vadano a farsi fottere.
Senza dire nient'altro, ho girato i tacchi e me ne sono andato.

~

Dopo quel pomeriggio di 15 anni fa, Andrè e Alice erano diventati inseparabili.
Avevano trascorso insieme il resto dell'estate e, con gran stupore di Adele e di suo marito, suo figlio aveva insistito per cambiare scuola perché, a detta sua "questa sarebbe stata la volta buona".
Nemmeno a dirlo, sua madre aveva subito acconsentito senza fare domande, cosa che non era assolutamente da lei... insomma, tutto si poteva dire di Adele, che fosse una donna splendida, comprensiva, affettuosa, ma bisognava ammettere che era anche esageratamente curiosa. Era certa che ci fosse una motivazione dietro l'improvviso cambio di rotta di suo figlio, ma non voleva scavare, non ora.
Avrebbe indagato più avanti. Tanto, e ci poteva scommettere, il vero motivo sarebbe venuto a galla da solo. Per il momento sperava solo che questo miracolo fosse vero e durasse a lungo.
Non credo serva dire che la scuola in questione era proprio quella di Alice e che, guarda caso, erano finiti in classe insieme e ci sarebbero rimasti per tutti i successivi anni, fino al diploma.
Andrè non aveva perso nemmeno un anno, nemmeno l'ombra di un debito da recuperare durante l'estate.

Dopo il diploma si erano iscritti all'università e contemporaneamente Andrè aveva finalmente iniziato alavorare.
Nel giro di qualche anno, destreggiandosi tra diversi lavori aveva messo un bel gruzzoletto da parte.
Poi era arrivato il momento di passare allo step successivo: le aveva chiesto di andare a vivere insieme.
Ne avevano parlato così tanto che ora che finalmente era successo non sembrava vero!
La casa non era grandissima ma per due persone era più che sufficiente, inoltre aveva una bella porzione di giardino che girava tutto intorno all'appartamento, spazio che Andrè si era impegnato a rendere un piccolo paradiso: aveva sistemato uno grazioso arco su cui avrebbe fatto crescere l'edera, poi aveva piantato rose ovunque, gerani, lavanda ed infine aveva sistemato una meravigliosa sedia sospesa sotto il portico con accanto un piccolo tavolino che potesse ospitare qualche libro e qualche tazza, perché sapeva quanto Alice amasse leggere all'aperto mentre sorseggiava la sua tisana.

Erano stati anni davvero felici, non c'era stata l'ombra di un problema, si erano divertiti, avevano anche viaggiato in lungo e in largo, erano più affiatati che mai.

Il declino era stato lento ed impercettibile, almeno per Andrè, che si era reso conto che qualcosa non funzionava più quando ormai era troppo tardi.
In seguito, a pensarci bene, aveva unito le cose e non capiva come poteva essere stato così ingenuo, così distratto da non capire quel che stava succedendo: messaggi che arrivavano sul telefono di Alice ad orari sempre più inoltrati, uscite con fantomatiche amiche e colleghe che diventavano sempre più frequenti, rientri a casa da lavoro sempre più tardi giustificati da un aumento esponenziale del lavoro.
Negli ultimi anni i modi di Alice nei suoi confronti sembravano essersi via via raffreddati gradualmente, fino a trascorrere sempre meno tempo insieme loro due.

Poi arrivò un giorno di maggio in cui tutto fu cristallino.

Andrè si era svegliato un mercoledì mattina sperando di trovare ancora Alice a casa visto che si era dimenticato di dirle che, data la commissione che doveva fare e per cui avrebbe dovuto prendere un paio d'ore, aveva deciso di prendere direttamente la giornata libera, così magari sarebbero riusciti a trascorrere del tempo insieme.
Poco male, poteva essere l'occasione per farle una bella sorpresa.
Aveva impiegato la mattinata a far fare la revisione alla sua auto, poi era tornato a casa, si era fatto la doccia ed era uscito di nuovo, in direzione del fioraio.
Aveva fatto confezionare uno splendido mazzo di rose e chiamato il loro ristorante preferito, quello che si trovava proprio dietro il suo ufficio, per far tenere due posti, così da passare la sua pausa pranzo insieme.

Era arrivato mezz'ora in anticipo in modo da assicurarsi di beccarla prima che uscisse, così era andato a prendersi un caffè nel bar di fronte. Era da qualche tempo che non le faceva più queste sorprese, si sentiva un po' in colpa, la routine e le cose di tutti i giorni stavano intaccando il loro rapporto? Qualunque fosse la risposta, si era promesso che non l'avrebbe mai data per scontata, perciò da quel momento in poi avrebbe cercato di recuperare.

12:25.
In leggero anticipo sull'orario, l'aveva vista uscire dal portone dello stabile, girarsi e salutare le colleghe. Lui si era alzato, aveva preso i fiori e stava per raggiungerla prima che lei scomparisse e la sorpresa andasse in fumo.

Non poteva immaginare che la sorpresa gliel'avrebbe fatta lei.

Stava per attraversare la strada quando la vide andare verso un ragazzo, mettergli le braccia intorno al collo e baciarlo.
Un bacio lungo e appassionato.
No. Aveva visto male. Non era possibile. Non la sua Alice.
Lei intanto l'aveva preso per mano, ridevano insieme di qualcosa mentre si dirigevano verso il semaforo per attraversare la strada.
Si erano trovati così, uno di fronte all'altro ai due lati opposti della strada, proprio come erano ormai nella vita.
Lui distrutto, lei scoperta.
Dallo sguardo di Andrè, era impossibile non capire che aveva visto tutto.

Non le aveva dato il tempo di raggiungerlo, si era girato e disperso tra la gente prima che lei potesse anche solo pensare di fare qualsiasi cosa.

Invece Alice, da gran vigliacca, aveva cercato di convincersi che non avesse visto nulla di compromettente. Poteva sempre fargli credere di aver visto male, che quello era un nuovo collega, insomma, avrebbe trovato il modo di fargliela bere.

Alle 17:30 era rientrata a casa.
L'auto di Andrè non c'era. Forse non era tornato a casa dopo quello che aveva visto... No, dopo quello che CREDEVA di aver visto! Ecco meglio, se voleva farlo credere a lui, doveva convincersene anche lei.
L'avrebbe aspettato in casa, prima o poi sarebbe dovuto tornare.
Appena aperta la porta si rese conto di quanto il suo ultimo pensiero non potesse essere più sbagliato.

Andrè se ne era andato, portandosi via gran parte della sue cose.

L'inverno di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora