Cap 3

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Prospettiva di Alice

Sono passati 20 minuti da quando sono tornata a casa, ma sinceramente preferivo stare molto di più fuori, la mia situazione a casa peggiora sempre di più, non ne posso veramente più; mio padre ci ha abbandonati più di 12 anni fa quando io avevo solo 4 anni e mio fratello minore 2; mia madre da quel giorno in poi cominciò a bere, prendendosela con noi per ogni cosa; di solito me le prendevo più io, perché ero intenta a proteggere mio fratello; da quegli anni non è cambiato nulla, neanche di una virgola, solo che ora ho 16 anni e il mio fratellino ne ha 14.
Izumi è l'unico che sa della situazione a casa mia, ed è l'unico che mi cura le botte o le ferite derivanti o da una delle crisi di rabbia di mia madre o per autolesionismo; lui veramente ha una pazienza assurda con me, lui cerca di convincermi a parlarne con uno psicologo o comunque dire a qualcuno della situazione, forse dovrei ascoltarlo; però deve esserci lui con me, se no posso anche lasciar perdere l'idea di dirlo.

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Il Mattino dopo sono arrivata a scuola con qualche minuto di ritardo, ma non importa, «Alice ben arrivata!» vidi Izumi correre verso di me con sguardo preoccupato, «Izumi finalmente» prima che lui potesse farmi mille domande lo abbracciai forte, come se quell'abbraccio potesse comunicare; «È il caso che tu lo dica a qualcuno Alice» mi sussurrò lui nell'orecchio con voce preoccupata, dopo esserci staccati dall'abbraccio, io annuì semplicemente con la testa.

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Una volta in classe, decisi di prendere in disparte la mia prof di italiano per parlarle; «Prof le devo dire una cosa in privato, è molto importante» le dissi io con tono ansioso, «Certo Alice andiamo fuori e mi dici» mi rispose lei con tono preoccupato, così andammo fuori dalla classe e le raccontai tutto, dall'inizio alla fine.
Lei rimase sconvolta dalle mie parole, quasi non riusciva nemmeno a guardarmi senza quell'espressione, dopo che ebbi finito di parlare, disse ancora scossa dal fatto, «Dobbiamo chiamare gli assistenti sociali qua», tutta presa si alzò, aspettando però che anche io lo facessi; dopo esserci alzate entrambe, corse da me e mi diede un forte abbraccio; in tutto ciò Izumi era ancora seduto che guardava la scena, la professoressa disse poi «grazie per esserti aperta, tra molto poco sarete al sicuro», stringendomi ancora più forte a se, io ricambiai l'abbraccio in lacrime.
Izumi si alzò e dopo che la professoressa se ne fu andata per la importante chiamata, lui mi abbracciò con tutto il suo affetto, «sono fiero di te, finalmente ne hai parlato con qualcuno che può aiutarti, sono veramente contento» disse lui con voce rassicurante, io ricambiai l'abbraccio sempre in lacrime, finalmente io e il mio fratellino potevamo essere finalmente liberi ed al sicuro.

Spero vi stia piacendo, fatemi sapere se vi piace e se volete che continui
E niente dove finiranno?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo
Byeeeeee
Andre

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