𖦹 - capitolo 2

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⚠︎ ︎TW!: dca ⚠︎︎

pov: max

𝙀rano passati sei giorni dalla prima volta che avevo visto la ragazza. Dico prima volta, perché dopo quel giovedì da incubo avevo fatto molta più attenzione a chi mi trovavo davanti, e perciò mi capitava di vederla in mensa o nei corridoi. Ogni volta che la notavo da lontano, mentre teneva i suoi libri in grembo e camminava con gli occhi attaccati al pavimento, facevo marcia indietro, cercando un'altra strada per arrivare a qualunque fosse la mia destinazione.

Di solito se la vedevo in mensa giravo i tacchi e andavo in cortile, ma oggi non c'era. Che si fosse ammalata?

Dopo giorni senza riuscire a mangiare un pasto decente a scuola (appunto perché lei si trovava lì, togliendomi ogni possibilità di andare a predere il cibo), ruiscii a trovare un tavolo a lato della mensa dove non vi si trovava nessuno e così mi sedetti sorridente. Misi in pausa la cassetta, tolsi le cuffie ed iniziai a mangiare.

Mi trovavo già a metà del secondo pasto, quando qualcuno ebbe la magnifica idea di sedersi proprio davanti a me.

"Oh no." Alzai gli occhi al cielo.

Rieccola davanti a me. Inoltre questa volta non avrei potuto scappare, almeno non senza farmi notare.

"Ciao", mi salutò, sorridendo imbarazzata. Io la guardai male, poi tornai a contemplare il mio piatto di pasta al pomodoro.

"Ti chiami Maxine, giusto?", insistette. Sta volta la guardai anche peggio. Poi la degnai di una risposta, nonostante nel mentre continuavo ad avere gli occhi fissi sul piatto di plastica.

"Da quel che so il mio nome è strega.", risposi, e poi di scatto alzai lo sguardo, sorridendo alla Eddie Munson (un amico di un mio amico), "mi si addice, non trovi?". Portai le mani alle punte delle trecce che mi ero fatta quella mattina e la fulminai con lo sguardo.

Lei pareva sul punto di scoppiare in lacrime, ma la cosa non mi dispiaceva. Si era cacciata lei in questa situazione.

"Mi dispiace, Maxine. Sono stata una stupida."

Questo era vero. Ripresi a fissare le mie penne rigate. Solo a quel punto mi accorsi che lei non aveva nulla da mangiare.

"Non hai nulla da mangiare?", chiesi scontrosa. Ma d'altra parte mi pareva già tanto averle rivolto la parola. Lei spalancò gli occhi sorrise nuovamente con quel sorriso talmente falso da far paura agli Dei.

"Hai ragione. Me ne stavo dimenticando.", farfugliò mentre cercava qualcosa nel suo zaino. A quel punto tirò fuori un rettangolino sigillato in plastica e me lo sventolò davanti al naso, come se non avessi gli occhi, "Barretta proteica. Da un sacco di energie, lo sapevi?"

"Intendevo un pasto vero, tipo la pasta." Mi chiesi perché mi interessasse tanto ciò che lei mangiava.

"Ah!", aveva semplicemente esclamato, ridendo. Poi un velo di tristezza, quasi invisibile, aveva oscurato il suo volto.

"Non posso mangiare pasta."

La guardai curiosa, aspettando una spiegazione. Ma questa volta fu lei ad ignorarmi.

"In questo caso oggi danno anche le patatine fritte con la mozzarella.", consigliai.

"Non posso permettermi neppure quelle, haha."

Osservandola più attentamente notai le grandi occhiaie sotto ai suoi occhi sconsolati. Gli zigomi parevano fatti di plastica, talmente tanto si notavano. Le sue mani erano più ossute delle mie e la pelle secchissima che le ricopriva era talmente bianca da avere delle sfumature violacee. Mi sentivo come se stessi davanti ad un essere sul punto di morire. Faceva paura.

"Sei magra.", fu l'unica cosa che ruiscii a dire. Lei mi guardò incredula.

"Grazie!"

Ero tentata dal dirle che non doveva prenderlo come un complimento, ma non lo feci.

Cos'era, stupida? Non lo sapeva che se non si mangia bene si muore? Figuriamoci non mangiare e basta. Quella ragazza mi dava ai nervi. Stavo per inficcarle una forchettata della mia pasta in gola. Tanto ormai mi aveva fatto passare la fame.

"Vado. Non sederti mai più accanto al mio posto, almeno non se ci sono seduta io. Intese?", le dissi mentre prendevo in mano il mio walkman. Lei mi guardò stupefatta.

"Maxine..."

"Ciao.", la salutai di schiena, alzando il dito medio e cercando di mischiarmi tra gli altri ragazzi che avevano finito di mangiare. Speravo solo che nessuno notasse le lacrime che stavano infradiciando il mio viso.








𖦹 Un gran saluto a tutti voi, come state?
Vorrei solo brevemente giustificare il comportamento di Max in questo capitolo.
Negli anni ottana i disturbi del comportamento alimentare erano appenana nati e la maggior parte della gente comune non ne era neppure a conoscenza (Max ovviamente fa parte di questo gruppo di persone). Per quanto questa sia una fanfiction su Maxine Mayfield (e di conseguenza è impossibile per me dipigerla come un cattivo a tutti gli effetti), trovo giusto chiarire che in questo capitolo non volevo farla apparire come "la cattiva". La mia intenzione era semplicemente quella di far capire ai lettori come la gente con un disturbo alimentare veniva trattata da gran parte delle persone a quel tempo.
Il secondo scopo di questo capitolo/libro e far capire ai lettori che il giudizio non è un mezzo per curare un disturbo del comportamento alimentare.

Detto ciò, grazie per essere stati qui ed aver prestato attenzione!

-diana

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