𖦹 - capitolo 4

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pov: max


"𝙎i può sapere che le hai detto?!", chiesi a Lucas infuriata, guardando nella direzione in cui prima si era trovata Y/n. Avevo dimenticato la mia penna in aula d'arte prima, e perciò ero tornata a prenderla, quando avevo lo avevo visto parlare con la ragazza, mentre lei scoppiava in lacrime.

"Nulla di importante, solo che deve starti alla larga. E poi, anche se avessi detto qualcos'altro, perché ti interessa? Mi hai detto tu quanto ti stava antipatica, non è da te preoccuparti per qualcuno talmente tanto da arrabbiarti con me."

Da una parte dovetti trovarmi a dare ragione al mio amico; perché ero così nervosa?
Dall'altra parte però lui si era intromesso nella mia vita privata, cosa che non gli spettava di certo. Lo presi per il colletto del maglione e lo fissai dirtto negli occhi.

"Lucas. Ti ho detto che non hai il diritto di intrometterti nella mia vita, quindi comportati da ragazzo maturo e stanne fuori.", poi lo esaminai un po' meglio, prestando attenzione ai movimenti dei suoi muscoli facciali.

"Mi nascondi qualcosa.", constatai, "Le hai detto qualcos'altro, non è così?"
Lui non disse niente, anzi, cercò di evitare il mio sguardo posandolo sugli armadietti dietro di me. "Rispondimi Lucas.", chiesi ancora, sta volta dopo avergli dato due leggeri schiaffi sulla guancia sinistra. "Cos'altro le hai detto?"

Lui deglutii, spaventato. Ma io non avevo intenzione di liberarlo dalla mia stretta o di abbassare lo sguardo. Se fosse stato intelligente, e lo era, avrebbe risposto subito.

"Le ho detto che sono il tuo ragazzo."

L'informazione mi colse così di sorpresa che lo lasciai andare e mi allontanai di qualche passo.

"Max, senti..."

"Fermo là. Non avanzare."

Rimasi lì, ad osservarlo per un minuto, forse anche due.

"Tu sai che ti ho lasciato, vero? Te lo ricordi?"

"Si. Mi disp-"

"E ti ricordi anche perché?"

Lui alzò lo sguardo dal pavimento e mi guardò con occhi tristi.

"Ti piacciono...", dovette inspirare, espirare ed inspirare di nuovo, come se quello che stesse per dire fosse un peccato capitale. "Ti piacciono le ragazze."

In qualche modo fui sorpresa di sentirglielo dire.
Quando ci eravamo lasciati, all'incirca sei mesi prima, mi ero assicurata di farglielo capire senza doverlo dire ad alta voce. Lui  aveva, a modo suo, accettato la notizia e senza usare parole avevamo stretto un accordo secondo il quale non ne avremo più parlato. Ma adesso...

"Mi stai cercando di dire che ti piace Y/n?", chiese ad occhi spalancati.

"Ma che cazzo spari Lucas? Ovvio che no! Che problemi hai? Sei scemo? No. Mai. Lei? Piace-"

"Okay, okay ho capito. Ora però calmati, che il tuo viso ha preso lo stesso colore dei tuoi capelli."

Inspirai, cercando di non dare a vedere quanto quella domanda mi avesse innervosito. Ora c'erano questioni un po' più urgenti a cui pensare.

"Sarà pur che mi sta antipatica, ma non voglio che pensi davvero che io e te stiamo insieme. Non si sa mai, potrebbe dirlo a qualcuno e far spargere la voce.", pensai ad alta voce, incorciando le braccia e cercando lo sguardo e l'approvazione di Lucas. Lui però non voleva proprio saperne di darmi una mano e chiarire il malinteso.

"E va bene", dissi allora in tono scocciato, "se devi fare il bambino ed ignorarmi farò da sola. Tanto io e lei abbiamo un progetto di arte assieme. Ci incontreremo dopo scuola e le farò capire di che pasta di stronzo sei fatto.

Lui alzò gli occhi al cielo e si portò le mani dietro alla testa. "Come vuoi tu."

Come voglio io.

"Vaffanculo.", sorrisi.

Gli feci il dito medio e portai le mie cuffie alle orecchie incamminandomi verso l'uscita.

Appena mi trovai all'aria aperta vidi Y/n con i suoi libri in gembo, che camminava verso...

"Una coupè Porsche 959?", avevo urlato come una scema, attirando l'attenzione di Y/n.
A quel punto non potevo semplicemente ignorarla e tornarmene a casa come avrei voluto, e perciò mi diressi verso di lei.

"Ciao"

"Sei appassionata di macchine?", mi rispose instranita.

"Non proprio. ma il mio fratellastro lo è- era."

"Era?"

"Adesso non lo è più particolarmente. È cresciuto, credo. Inoltre quella è una macchina da ricconi, è chi non conosce quel modello ad essere strano. "

Lei rise e io non potei fare a meno di osservare come il sole che tramontava le illuminava gli occhi e il viso. Era ammaliante.
Una volta che mi resi conto di quel che avevo pensato, dovetti schiarirmi la voce.

"Senti, riguardo al progetto che ci ha assegnato Mr. Evans...", iniziai.

"Ah! Tranquilla. Sapendo che non vuoi fare coppia con me ho già pensato ad un'idea. Una di noi due disegnera con il rosso, l'altra con il blu. Poi basterà cambiare le luci e se l'illuminazione sarà blu si potrà vedere il parassita disegnato in rosso, mentre se la luce sarà rossa, sarà possibile vedere quello in blu. Che ne pensi?", chiese con un altro dei suoi sorrisi falsi.
In quel momento mi dispiacque immensamente per come l'avevo trattata solo qualche ora fa.
La luce arancione del tramonto stava nascodendo le sue occhiaie, ma evidenziava gli occhi umidi.

"Io... è una buona idea.", risposi senza pensare davvero, troppo confusa dai pensieri che mi ronzavano in testa.
Lei deglutii.

"Va bene allora."

"Va bene."

Ci guardammo ancora un attimo, non sapedo bene cosa dire. Poi due clacsonate della Porsche ruppero il silenzio.

"Devo andare.", disse.

"Ciao."

E mentre la vedevo dirigersi verso la macchina, i capelli mossi dal leggero venticello, mi resi conto di quanto disarmante fosse la sua presenza e di quante cose mi ero dimenticata di dirle.

"Y/n!"





𖦹 scusate, non volevo che il capitolo superasse le 650 parole, ma eccoci qua 😭

-𝙙𝙞𝙖𝙣𝙖

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