𖦹 - capitolo 12

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pov: max


𝙈i svegliai verso le dieci quel sabato ed immediatamente mi resi conto che qualcosa non andava.

Accanto a me il materasso era vuoto e freddo: nessuna figura gracile da osservare prima che aprisse gli occhi luminosi, nessun paio di labbra rosee da sfiorare con le dita intorpidite di prima mattina, avvolta da quella lieve euforia accompagnata da un immenso senso di colpa, neppure una guancia da accarezzare. Nonostante fosse chiaro che accanto a me non si trovava nessuno, posai la mia mano sulle lenzuola, come per accertarmi che Y/n non si fosse per caso nascosta sotto ad esse.

Vuoto.

"Y/n?", chiamai speranzosa, sperando che magari si trovasse in bagno o in cucina. Ma l'unica cosa che si degnò di rispondermi fu una lieve ondata di freddo, proveniente dall'entrata.

Spaventata, preoccupata, ma soprattutto confusa, mi alzai lentamente dal letto e mi diressi verso la fonte del flusso d'aria. Era un po' come se tutta quell'aria proveniente dal salotto venisse risucchiata da me, lasciando i miei polmoni vuoti ed il mio cuore palpitante. Nel vedere la porta semiaperta non sarei dovuta essere sorpresa, eppure una piccola lacrima si fece comunque strada sul mio viso e collo. Lacrime calde, che sboccavano senza sosta dai miei occhi, foci di fiumi trasparenti. Lacrime calde, che contrastavano il gelo proveniente dai boschi spogli; era ormai fine autunno.

Una parte di me cercò immediatamente un'altra spiegazione.

Magari è davvero solo in bagno, sta facendo una doccia e non ti ha sentito. Ma non avevo sentito nessun fruscio d'acqua prima, quando avevo chiamato il suo nome.

Forse è solo uscita un attimo. Tornerà. Certo, fuori al gelo, sola e senza avvisare, mentre era ricercata da una famiglia di mezzi criminali.

Probabilmente è solo tua madre che ha lasciato aperto, prima di andare a lavoro. Ma le uniche volte che mia madre usava la porta principale anziché quella sul retro in cucina, era per far entrare qualche ospite in casa. Perdi più mamma era una maniaca del controllo da quel punto di vista. Non importava quanto ubriaca o di fretta fosse, chiudeva sempre la porta a chiave.

"Non si sa mai in queste zone!", diceva sempre quando ero piccola, ridendo. Poi mi prendeva in braccio e mi bisbigliava all'orecchio:

"Ma tra le mie braccia sarai sempre al sicuro, Max.", come avrei voluto delle braccia a cui aggrapparmi, dove sentirmi al sicuro. Magari Y/n fosse stata lì in quel momento.

Taci questi pensieri stupidi, tienili bene a bada. Saranno la tua rovina, pensai tra me e me chiudendo la porta e asciugandomi le lacrime.

Una volta arrivata in cucina presi dello yoghurt e cereali, una coppetta ed un cucchiaino. Respirai profondamente.

"Va tutto bene.", cercai di convincermi, senza troppi risultati. Ero stata abbandonata.

Di nuovo.

Y/n, Lucas, Marianne, Marcus, Jenny, Laura, Billy.

Billy.

Qualcosa nella mia mente si illuminò. Will aveva detto di aver sentito qualcosa negli ultimi giorni. Aveva spiegato che inizialmente era un lieve presentimento sulla nuca, il che significava che il pericolo non era grave e soprattutto si trovava lontano da Hawkins. Ma poi i giorni passavano, e sempre più spesso Il ragazzo sentiva quel tremolio, sempre più spesso e sempre più intensamente. Undi aveva poi raccontato di come un giorno lui l'avesse cercata, nel sonno. Le sorrideva e diceva che era tornato, ma che questa volta non aveva brutte intenzioni.

Nessuno credeva che valesse la pena crederci. E ora, con Y/n scomparsa e avvistamenti di un gruppo di californiani extra-fighi da parte delle mie compagne di scuola che erano venute a consegnarmi i compiti, sentii il panico stringermi il petto.

Era davvero lui? Centrava qualcosa con la scomparsa di Y/n? Qualcosa, in fondo in fondo alla mia coscienza, mi diceva che avevo ragione.

Fu solo a quel punto che mi accorsi di come avevo già finito la mia colazione, senza neppure accorgermene. Portai la coppetta ed il cucchiaino nel lavandino e sciacquai i piatti velocemente. Poi, una volta in camera, mi cambiai  e pensai al da farsi.

Chiamare mia madre? Non volevo farla preoccupare.

Tornare a scuola e convincermi che nulla fosse mai successo, che la ragazza mi stava ancora sui nervi quanto nel momento in cui ci eravamo conosciute? Non avrei mai potuto, nemmeno tra un migliaio di anni.

Sospirai. Lentamente e con molta riluttanza, alzai la cornetta del telefono di casa e digitai 9 cifre che conoscevo ormai fin troppo bene.

"Max? Tutto okay?", chiese una voce femminile felice e spensierata, come solo Undici poteva suonare se in presenza degli altri quattro ragazzi.

Deglutii. Non volevo ammetterlo, ma un poco pesava davvero questa cosa di loro cinque che avevano iniziato ad uscire senza di me. Certo abitavo lontana e non mi facevo sentire spesso, ma anche Undi era tornata a vivere in mezzo al bosco da quando era ritornata qui in Indiana, ed inoltre Hopper era ancora severo riguardante il tema "uscire con ragazzi".

Scacciai quelle stupide intrusioni e decisi che c'erano cose decisamente più importanti a cui pensare.

"Io.. no. Undi ti prego, Y/n è sparita.", dissi sentendo quelle sensazioni infernali tornare, "Credo... credo c'entri il ritorno di Billy. So che sei lì coi ragazzi, quindi per favore, ho... bisogno di voi. Dobbiamo trovarla. Ho il presentimento che sarà fondamentale nel quadro generale."

Vi fu un attimo di silenzio dall'altra parte della linea, poi, dopo quella che sembrò un'eternità, Undi rispose.

"Veramente sono qui con Hopper, Joyce, Will e Jonathan. Ma capisco. Ora che me la metti così, è vero, potrebbe essere tutto collegato. Non per offenderti, ma quella volta in cui ho visto Y/n... mi è un po' sembrata provenire dal sottosop-"

"Undi!!!", la interruppi. Che fosse una battuta o no, non avevo ne tempo ne voglia di sentire tali cose.

"Okay, scusami. Ma... cosa faccio? Chiamo i ragazzi o vengo da te con i Byers e Hopper?"





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la scelta sta a voi!! preferite il prossimo pov di max con i ragazzi o gli adulti + i fratelli Byers? fatemi sapere :)

-diana

𝐖𝐈𝐓𝐂𝐇 | 𝗆.𝗆𝖺𝗒𝖿𝗂𝖾𝗅𝖽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora