𝐈𝐈𝐈. 𝙄𝙡 𝙢𝙖𝙧𝙚

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Non riesco a tornare a casa così spesso. L'ultima volta Cate, mia sorella, è riuscita ad organizzare qualcosa di davvero speciale con nostra madre e alcuni parenti che non vedevo da un po' di tempo. Ormai siamo solo noi tre, da quando mio padre ha perso la vita quel famoso undici settembre di nove anni fa. Era sergente del dipartimento di polizia portuale, e assistendo delle famiglie intrappolate nel World Trade Center, è rimasto bloccato con loro sotto le macerie. Non ha fatto più ritorno a casa.

È morto nel tentativo di salvare i suoi compatrioti e questo mi ha ispirato a scegliere il lavoro che mi avrebbe permesso di aiutare il prossimo come aveva fatto lui prima di me. La scelta era tra l'aeronautica e la marina, e dopo mesi di dubbi, la mia decisione è ricaduta sul mare. Dopo l'accademia navale ho seriamente pensato di prendere parte ad una squadra speciale di piloti per la marina militare, ma in seguito ad un breve addestramento, ho preferito tornare al punto di partenza. E ora eccomi qui. Faccio parte di un battaglione esclusivo, promosso a capitano di fregata e disposto a lasciare Jacksonville per poter tornare in Virginia e stare più vicino a chi mi è più caro. La richiesta di trasferimento mi è costata un duro allenamento ma stasera sono pronto a tornare a casa. Non avverto nessuno perché anche io sono capace di fare delle sorprese. La mia prima tappa è da Angel, la mia fidanzata. Ultimamente abbiamo avuto dei problemi, per la distanza e il rapporto da mantenere intatto per via del mio lavoro che mi costringe a stare fuori per la maggior parte del tempo. Ci tengo a noi. In alcun modo avrei rinunciato alla nostra relazione, così mi presento alla sua porta e i suoi occhi chiari mi guardano con perplessità. "Tom!" esclama, tenendo la porta semi chiusa. 

"Che ci fai qui? Non ti aspettavo prima della fine del mese" mi sfilo il berretto della divisa, sorridendole. "Sono riuscito a liberarmi prima" mi affaccio sullo zerbino per poterla baciare e lei si scosta, volgendo il viso così da scoccarle un bacio sulla guancia. "Non mi fai entrare?". Ci pensa su e alla fine mi lascia passare, raggiungendomi nel soggiorno. Senza troppi giri di parole, le confermo che sono riuscito a farmi trasferire in città, più vicino a lei e alla mia famiglia. Non sono mai stato bravo a comprendere le persone, e non so leggere nella loro mente ma guardandola adesso, sono quasi sicuro che la notizia non la rende felice. "Non ce la faccio più" sbotta all'improvviso, dichiarandosi stremata per gli ultimi cinque anni che le ho fatto passare. "Abbiamo tirato troppo la corda e ora non ho più le forze. Non voglio più aspettarti".

"Non devi aspettarmi. Sarò a pochi chilometri da te. Mi hanno trasferito".

"E quando ti richiameranno in missione? Dovrò aspettarti altri cinque, sei mesi e al tuo ritorno comportarmi come se tutto tra noi fosse normale? Non c'è più niente che ci accomuna... avrei dovuto farlo tanto tempo fa..." provo a farle cambiare idea ma ad un tratto dichiara che c'è un altro. "Dimmi che stai scherzando" Angel scuote la testa, mettendosi a braccia conserte. "Ho accantonato i sentimenti per lui perché volevo aspettare di vederti per potertene parlare di persona... non ti ho tradito, non fisicamente ma... con lui potrei essere davvero felice".

𝙄𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙞𝙙𝙙𝙡𝙚 𝙤𝙛 𝙬𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧 | Evans, Stan, HiddlestonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora