Una domenica senza fine - parte 2

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Mia madre ha trascinato Serena nel suo regno dello sferruzzamento selvaggio e del ricamo, non fa proprio per me. Me la do a gambe prima che si rendano conto della mia assenza. Non muoio dalla voglia di vedere corredini fatti a maglia. Non metto in dubbio che possano essere belli, ma ne faccio volentieri a meno.
Raggiungo gli altri componenti della mia famiglia nella sala da pranzo. Mio padre sta mettendo delle bottiglie di vino rosso in tavola, mentre le mie sorelle stanno portando dei piatti da portata. I mie cognati sono sbracati sul divano e stanno guardando un programma sportivo. Le mie nipotine notano la mia presenza e mi corrono incontro, attaccandosi alle mie gambe e richiedendo la mia attenzione. Sono le uniche che si sono accorte che sono entrato nella stanza, a parte Daniele che era con me.
«Ciao sgorbietti!». Le spettino amorevolmente e loro mi lanciano un’occhiataccia. «Siete le mie principesse».
A queste parole, i loro volti si illuminano e mi tirano la giacca finché non mi abbasso alla loro altezza, sbaciucchiandomi tutto. È bastato poco per comprarmi nuovamente il loro affetto. Tengono molto ai loro lunghi capelli e averle spettinate è stato un affronto da parte mia. Loro mi vogliono bene lo stesso e questo è quello che conta.
«Ciao straniero!». Lucrezia si accorge finalmente di me e viene ad abbracciarmi. «È un po’ che non ti vedo».
«Sono sempre qui in azienda. Se vuoi vedermi, sai dove trovarmi», le dico pizzicandole la guancia. «Sorellina bella».
Lei sbuffa, baciandomi poi la guancia. Mi prende il mento con una mano e mi osserva attentamente.
«Da quanto tempo non ti radi?», domanda socchiudendo gli occhi.
«Qualche giorno, credo. Perché? Non ti piace il mio nuovo look?». Ho deciso di farmi crescere un po’ la barba, alla mia donna piaccio così, dice che sono più sexy. Voglio essere sempre al meglio per lei e, se a lei piaccio così, non capisco perché dovrei radermi tutti i giorni. Una rottura di palle in meno cui pensare.
«Ti stanno venendo i peli bianchi, non so se lo avessi notato». Come se non me ne fossi già accorto da solo, ma non me ne frega assolutamente. Sto invecchiando, e allora? Se non invecchiassi, sarebbe molto peggio! Non ho paura di mostrare i segni dell’età, non sono mica una donna che deve sempre dire di avere venticinque anni, anche quando ha già passato i cinquanta.
«E che problemi ci sono? A me piacciono i miei peli bianchi», borbotto cominciando a spazientirmi. Non mi piace quando cominciano a controllare quello che faccio. Sono grande abbastanza da sapere che cosa è meglio o no per me.
«Piacciono anche a Serena?», domanda dubbiosa. Crede davvero che alla mia donna non possano piacere?
«Domandaglielo a lei», rispondo allungando un braccio e afferrando al volo la mano della diretta interessata.
«Che cosa mi dovresti domandare?». Serena sembra confusa e non la biasimo. Non ha idea di che discorsi del cavolo stavo facendo con mia sorella. Anzi, che domande del cavolo mi stava ponendo la mia sorellina!
«Stavo facendo notare al tuo compagno che gli stanno venendo i peli bianchi e che con la barba lunga si notano. Mi stavo chiedendo se a te piacesse così». Lucrezia fa una smorfia. Se a lei non piace, non vuol dire che anche Serena la pensa allo stesso modo, non siamo tutti uguali.
«Mi piace da morire così», risponde l’amore della mia vita. Le sue guance diventano rosso fuoco in un baleno e io la stringo a me.
«Hai ottenuto quello che volevi?». Sfido Lucrezia con lo sguardo. «Devo piacere solo a lei. Tutto il resto del mondo non conta».
Mia sorella mi mostra la lingua e torna al tavolo imbandito. Mia madre nel frattempo ci ha raggiunti e ci fa accomodare tutti ai nostri posti.
Dopo aver mangiato gli antipasti, mio padre prende la parola. Mi sembrava davvero strano che nessuno finora ci avesse chiesto come fosse andata l’ecografia.
«Allora, com’è andata in ospedale l’altro giorno?», domanda guardando prima me e poi Serena. Lei comincia a muoversi nervosamente sulla sedia. Credo che dovrò prepararle una bella camomilla dopo questa giornata massacrante. Il problema sarà fargliela ingurgitare, considerando quanto lei odi tutte quelle bevande da malati.
«Ci hai solo detto che è andato bene, ma vorremmo saperne di più». Stavolta è mia madre a parlare, rivolgendosi a me.
«Glielo diciamo?», chiedo sommessamente a Serena, la quale si stringe nelle spalle e si fa piccola. Secondo me vorrebbe tanto trovarsi da tutt’altra parte in questo momento, e io con lei. Alla fine annuisce, passando un braccio intorno alle spalle di Daniele che aveva appoggiato la testa sul suo fianco, in cerca di coccole.
«Dirci cosa?». Mio padre comincia a preoccuparsi, lo percepisco dal suo sguardo
Prendo un bel respiro e poi, con un sorriso a trentadue denti, sgancio la notizia bomba. Immagino già le loro facce sconvolte.
«Aspettiamo due gemelli», esclamo alla fine guardando mio padre negli occhi.
Mia madre afferra il suo tovagliolo e comincia a sventolarlo davanti al viso.
«Gemelli?», sbotta mia sorella Chiara per poi prorompere in una fragorosa risata.
Inarco un sopracciglio e la guardo perplesso. Che cosa ci sarà di tanto divertente in tutto questo?
«Gemelli eterozigoti», specifica la mia donna prendendo in mano per un momento la situazione. Avrei voglia di lanciare un bicchiere di acqua fredda in faccia a mia sorella, magari la smette di fare la cretina.
«Che cosa vuol dire?», chiede Daniele con la sua sana curiosità.
«Vuol dire che dentro la mia pancia stanno crescendo due cuginetti», gli spiega con dolcezza. Mio nipote si illumina all’improvviso e comincia a sorridere felice. «Due cuginetti maschi con cui giocare con le macchinine!».
Mi copro gli occhi con una mano e scuoto la testa. Se dovessero essere due femmine, ci sarebbero un sacco di persone deluse dentro e fuori la mia famiglia.
«Non è detto che siano maschi», continua Serena con pazienza. «Potrebbero essere anche due bambine, oppure una femminuccia e un maschietto».
Daniele mette il broncio. «Uffa, pensavo già di avere qualcuno con cui giocare».
«Ci sarà comunque», gli fa notare posandogli un bacio tra i capelli.
Mia madre si sta ancora facendo aria con il tovagliolo, lo sguardo perso nel vuoto.
«Devo raddoppiare i miei lavori», esclama all’improvviso facendo voltare verso di lei l’intera tavolata.
Che lavori dovrebbe raddoppiare? Non credo di comprendere quello che sta dicendo, ma non credo nemmeno di essere l’unico. Tutti la stanno guardando come se avessero un grosso punto interrogativo impresso in fronte.
«Che stai dicendo, Rossella?». Mio padre è il primo a voler sapere che cosa sta dicendo la moglie. Magari crede che sia uscita di senno dopo aver saputo questa notizia.
Mia madre sbatte ripetutamente le ciglia e un sorriso appare sulle sue labbra. «Altri berrettini, scarpine, copertine. Ci sono molte cose cui pensare ora. Due nipotini in più da viziare».
Mio padre inarca un sopracciglio e sbuffa.
«Queste sono solo cazzate, ci sono cose più serie cui pensare», borbotta scacciando l’idea di mia madre con una mano, come se non avesse alcuna importanza. La signora Rossini non gradisce il comportamento del marito, ma fa finta di niente.
«Per esempio?», chiede Lucrezia perplessa.
«L’appartamento non va bene per voi. Avrete bisogno di più spazio», risponde versandosi un altro goccio di vino, sotto l’occhio attento di mia madre che gli abbassa la bottiglia in modo da evitare che se ne versi troppo.
«Su questo, papà ha ragione», commenta Chiara mandando giù un boccone di pane. «Non avete nemmeno una stanza per i bambini e non va bene. Ci vorrebbe almeno un trilocale».
Mio padre sembra assorto in mille pensieri e sorseggia lentamente il vino dal suo calice. Quando lo appoggia nuovamente sul tavolo, mi rivolge uno sguardo deciso.
«Vorrei che andaste a vivere nella casa sul lago», esordisce a un tratto, lasciandomi completamente senza parole.
Mia madre aggrotta la fronte e poi anche lei mi guarda attentamente. «Per voi sarebbe perfetta e almeno non andrebbe in disuso. Ormai non ci va più nessuno».
Serena si volta verso di me, sembra alquanto stupita e non sa che cosa dire.
«Solo se va bene anche alle tue sorelle. Quella casa è intestata a tutti e tre, siete voi che dovete decidere cosa farne», aggiunge mio padre rivolgendosi anche a Chiara e Lucrezia.
«Non possiamo accettare, cercheremo qualcosa in zona». La voce di Serena arriva flebile, e non credo che l’abbiano sentita in molti.
Le mie sorelle si stanno parlando silenziosamente, solo attraverso sguardi che capiscono solo loro. Hanno sempre avuto quel dono e io ne facevo sempre le spese. Non ho mai capito come facessero a capirsi al volo senza nemmeno dire una parola.
«Non dire stupidaggini. È vostra, a noi non serve». Lucrezia si alza e si mette dietro di noi, posando le mani sulle nostre spalle. «Non abbiamo bisogno di quella casa e a voi serve più spazio. Due bambini non sono facili da gestire, contemporaneamente poi penso sia anche peggio».
«Grazie, sei molto rassicurante», brontolo roteando gli occhi.
Lo sappiamo benissimo anche noi che due figli sono una grande responsabilità, non abbiamo bisogno che ce lo ricordino tutti. Non abbiamo mica fatto apposta a concepire i gemelli, è successo e basta e faremo tutto il necessario per crescerli al meglio.
«Scusa, volevo solo che lo sapessi». Alza le mani in segno di resa e se ne torna al suo posto.
«Comunque, sul serio, la casa è vostra, se la volete», continua mia sorella Chiara. «Senza obblighi o costrizioni. Pensateci su, avete qualche mese per prendere una decisione».
Chiara mi sorride e io ricambio con gratitudine. È bello che ci abbiano offerto la casa sul lago, ma non so se a Serena piacerebbe vivere lì. Troppe cose cui pensare oggi e la testa comincia a scoppiarmi. Non vedo l’ora che questa giornata finisca, così potrò starmene un po’ da solo con la mia donna e potrò parlare in santa pace con lei, senza nessuno che possa commentare e dire la sua ogni due secondi.
«Vi ringrazio, ci penseremo», dico alla fine. Stamattina la mia futura suocera, stasera loro: non c’è proprio verso di stare tranquilli cinque minuti oggi. E, per non farci mancare niente, mia madre lancia la domanda che tutti noi temevamo.
«Quando avete deciso di sposarvi?».
E ora? Serena ed io non volevamo parlare di questa cosa. Le nostre madri non vedrebbero l’ora di organizzare il nostro matrimonio, ma noi vogliamo fare di testa nostra. No, rimaniamo sulla nostra idea principale: non dire niente fino a data da destinarsi. Lo diremo a tutti a tempo debito e non sarà certamente questa sera.
«Non abbiamo ancora deciso una data. Appena lo sapremo, sarete i primi a cui lo diremo». Mento spudoratamente, un sorriso fa capolino sulle mie labbra e tutti credono alle mie parole.
Serena posa una mano sulla mia e la stringe appena, come segno di ringraziamento per non aver detto niente.
«Almeno dicci se volete sposarvi prima o dopo la nascita dei bambini». Mia madre mi sta implorando con lo sguardo, ma io non cederò.
«Non lo sappiamo ancora». Serena prende la parola e partecipa anche lei a questo scambio di battute. «Dobbiamo ancora pensarci».
Mi sorride e io non posso far altro che ricambiare felice. Afferro la sua mano, portandomela alla bocca e baciandone il palmo.
La mia famiglia ha la decenza di non aggiungere altro, decidendo di sorvolare sull’argomento e parlando di qualsiasi altra cosa. Serena non ha bisogno di ulteriore stress, deve stare tranquilla, per il bene di tutti. Dopo aver mangiato la torta e aver fatto più di un brindisi, noto che comincia a lasciarsi andare: le sue guance hanno perso ogni traccia di colore e comincia a sbadigliare, è stanchissima. La accompagno sul divano e la aiuto ad appoggiare i piedi sul tavolino. Chiude gli occhi, addormentandosi un istante dopo. La copro con una copertina di pile che trovo tra i cuscini e le bacio la fronte. Daniele ci raggiunge e la osserva attentamente, anche lui è stravolto.
«Vuoi dormire qui con la zia?», gli domando sommessamente per non rischiare di svegliare la mia donna.
Lui annuisce stropicciandosi gli occhi. Si sistema accanto a lei e posa la testa sulle sue gambe. Serena si sveglia giusto il tempo di accorgersi della presenza del piccolo, gli accarezza dolcemente i capelli, prima di rimettersi a dormire. Copro anche mio nipote con un’altra coperta. Le dita di Serena stanno carezzando la guancia di Daniele e lui si stringe di più a lei. Sono così teneri insieme. Sono certo che sarà una madre meravigliosa, nonostante lei abbia paura di non esserlo.
Mia madre mi raggiunge, mettendosi accanto a me e osservando anche lei quella scena.
«Daniele adora Serena», dice a bassissima voce.
«La cosa è reciproca». Le faccio notare osservando le dita della mia donna che sfiorano il viso di mio nipote.
La mia genitrice si aggrappa al mio braccio e mi trascina in un angolo più tranquillo, facendomi sedere su una poltrona accanto alla vetrata che dà sul giardino. La osservo confuso, non ho idea di che intenzioni abbia. Lei prende un bel respiro e poi si accomoda sul bracciolo, afferrandomi una mano e mettendosi a giocare con le mie dita.
«Volevo solo dirti che sono orgogliosa dell’uomo che sei diventato», comincia con un filo di voce. Si volta verso di me e mi carezza dolcemente i capelli. «Hai scelto una compagna di vita perfetta per te e state per diventare genitori. Non è un compito semplice, ma sono convinta che ve la caverete alla grande. Noi ci saremo sempre per voi, qualunque cosa voi abbiate bisogno».
Mi sorride, baciandomi poi il capo.
«Pensateci bene per la casa. È vostra, se a voi piace. Penseremo noi a sistemarla, non vi dovreste preoccupare di niente».
Detto questo, si alza e torna dal resto della famiglia.
Mi è sempre piaciuta quella casetta in riva al lago, da piccolo mi piaceva sedermi fuori in giardino e guardare le barche passare. Mi divertivo a contarle e mi immaginavo su una di esse, il vento che mi scompigliava i capelli. Se fosse per me, avrei detto immediatamente di sì all’offerta dei miei, ma non posso decidere io per entrambi. Sono decisioni importanti e dobbiamo prenderle insieme, voglio prenderle insieme, è giusto che sia così in una coppia. Magari a lei non piace vivere in riva al lago e preferisce la città. A me non importa dove andremo, la cosa più importante è che lei sarà con me, tutto il resto passa in secondo piano.
Osservo la mia donna dormire appoggiata a un morbido cuscino che mia madre le ha sistemato sotto la testa nel passare. Daniele si è girato e ora la sta quasi abbracciando. Mi sciolgo letteralmente a quella vista e immagino i miei tre amori stretti l’uno all’altra che dormono tranquilli. Al solo pensiero mi sento pizzicare gli occhi e il cuore mi si riempie di gioia: non vedo l’ora di scoprire il sesso dei gemelli e, ancora di più, muoio dalla voglia di stringerli fra le mie braccia e dire loro quanto li amo.

*Note dell'autrice*
Bene, eccoci qua con la seconda parte di questa domenica convulsa! Possiamo dire che anche la famiglia di Marco ha preso bene la notizia. Sono perfino disposti a dar loro una casa più grande. I nostri piccioncini accetteranno? Vedremo :) A chi era mancato Danielino bello? A me tantissimo! Lui è sempre un amore, non c'è niente da fare. Serena e gli ormoni impazziti: lacrime a fiumi! Martedì prossimo faremo la conoscenza di due nuovi personaggi... positivi o negativi? Lo scopriremo presto!
Un grazie immenso a tutti voi che passate di qui, che leggete, commentate... mi rendete felice!
A martedì :)
Un bacione,
Ire

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