Se il buongiorno si vede dal mattino - parte 1

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Sono dieci minuti che cerco il mio portafoglio e non lo trovo. Non può essersi volatilizzato! Non può essere sparito nel nulla! Sposto i cuscini del divano, trovo solo le briciole delle patatine che abbiamo mangiato ieri sera guardando un film sulla nostra TV nuova. Non ne ho mai avuta una tanto grande e fa davvero strano guardare qualcosa su una superficie di quelle dimensioni. Diablo mi osserva dal bracciolo, sembra davvero concentrato.
«Non te lo sei mangiato, vero?», chiedo al felino che in tutta risposta sbadiglia disinteressato. «Okay, come non detto. Vorrà dire che ne farò a meno».
Fra poco Luca sarà qui e io devo ancora finire di prepararmi. Ho chiesto anche a Sara di unirsi a noi oggi, la prima uscita con dei pazzi furiosi. Onestamente l'ho invitata per avere almeno una persona sana di mente accanto a me. Mia madre e Luca faranno a gara per avere l'ultima parola e io avrò bisogno di un parere sincero e spassionato che da loro non potrò mai nemmeno pretendere. E poi devo studiarla bene fuori dall'ambito lavorativo per capire se potrebbe davvero andare d'accordo con Paolo. Sono entrambi piuttosto timidi e riservati. Lei è molto carina ed educata, lui lo è altrettanto. Credo che il mio giudizio iniziale alla fine non cambierà: quei due sarebbero perfetti insieme. Paolo deve togliermi dalla sua testa, è per il suo bene. Non mi potrà mai avere e a me dispiace che possa soffrire a causa mia, non lo merita e non lo trovo giusto. Lo so che non si può amare a comando, però sarebbe bello se Sara potesse prendere il mio posto nei suoi pensieri. Ne hanno bisogno entrambi. Io continuo a sperarci.
Luca arriva puntuale come al solito, quell'uomo spacca davvero il secondo e non è affatto un modo di dire. Lo raggiungo lentamente, non ho più l'agilità di una volta; i gemellini mi stanno facendo sentire come un pallone, fra poco rotolerò per raggiungere la mia destinazione. Sara è seduta sul sedile posteriore e mi sorride non appena si accorge del mio arrivo, aprendo la portiera.
«Ciao tesoro», la saluto baciandole la guancia. «Sei la mia salvezza in questa giornata che si prospetta alquanto difficile».
«Come sei melodrammatica». Luca sbuffa alzando gli occhi al cielo.
«Tu e mia madre nello stesso negozio? Sarà decisamente complicato!», esclamo senza alcuna vergogna. Entrambi hanno gusti particolari ed entrambi vorranno impormi le loro idee, ma nessuno avrà scampo con me, non oggi.
«Pessimista», continua lui borbottando.
«Luca, tesoro, non sono pessimista, sono soltanto realista. Voi due avete gusti completamente diversi: tu mi faresti indossare un abito che mi farebbe assomigliare a una meringa e credo che mia madre mi farebbe indossare un abito floreale, anche se non sarebbe proprio adeguato a un matrimonio classico. Voi due oggi mi farete impazzire, ne ho la certezza matematica. Perciò smettila di sparare minchiate e andiamo a prendere mia madre prima che cominci a telefonare, ricordandoci che siamo in mostruoso ritardo».
Appena finisco il mio discorso, il mio cellulare comincia a suonare nella mia borsa. Osservo il display ed era proprio questo quello che temevo.
«Stiamo arrivando, mamma», le dico senza aggiungere altro.
«Vi aspetto allora», commenta lei dall'altra parte della linea. Perché dove voleva andare altrimenti? Se avessimo ritardato se ne sarebbe andata per conto suo da un'altra parte? Per carità, con mia madre tutto è possibile, però mi avrebbe fatto davvero parecchio strano. Non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di andare a caccia di vestiti mostruosi.
«Ma voi siete sempre così?», chiede Sara a un tratto.
«Così come?». Luca la osserva attraverso lo specchietto, mettendo poi in moto la macchina e immettendosi nuovamente in strada, diretto a casa Boissone.
«Non lo so, vi rimbeccate in continuazione, ma siete sempre insieme».
«Sempre, sempre, sempre, fin da quando eravamo dei mocciosi. Quando ne avremo abbastanza l'uno dell'altra, vorrà dire che sta per finire il mondo». La decisione con cui si esprime il mio migliore amico mi fa sorridere. Io la penso esattamente allo stesso modo, la nostra amicizia non avrà mai fine.
«Non litigate mai?», domanda curiosa, sembra anche un po' scettica dal tono della voce, non la biasimo.
«Non abbiamo mai litigato seriamente, anche perché senza questo rompiscatole io proprio non ci so stare». Questa volta sono io a rispondere, posando la mano sulla coscia del mio Luca. Lui mi sorride, osservandomi di sottecchi per non distrarsi alla guida.
«Marco non è geloso di lui?». Bella domanda! Forse un po' geloso lo è, ma non come intende lei.
«Anche il suo Alex allora dovrebbe essere geloso di me», rispondo stringendomi nelle spalle. «Diciamo che si sono rassegnati».
Non le ho ancora detto della mia idea di farla uscire con Paolo e penso che questo sia il momento migliore per renderla partecipe.
«Sara, vorrei farti conoscere un nostro amico, se ti va», comincio tenendo un profilo basso. Non vorrei si spaventasse per la mia esuberanza, in fin dei conti è grande abbastanza per cercarsi un uomo da sola. Non ne ho ancora parlato con Luca per mancanza di tempo, e la sua fronte corrugata mi fa capire che non ha compreso quali sono le mie intenzioni.
«Non mi sembra il caso». Come non le sembra il caso? Speravo in un po' più di collaborazione da parte sua. Non avevo previsto una sua risposta negativa alla mia proposta, non era così che doveva andare.
«È molto carino, è dolcissimo, secondo me». Non mi lascia nemmeno il tempo di tessere le lodi di Paolo, che lei mi blocca bruscamente.
«Scusami Serena, ma proprio non me la sento di uscire con un ragazzo dopo quello che è successo».
«Capisco», mugugno insoddisfatta. «Scusa».
Avevo già detto al diretto interessato che gli avrei fatto conoscere una ragazza carina e lei ha rovinato tutti i miei piani. Cupido, però, non si arrenderà alla prima difficoltà. Troverò un modo per far incontrare quei due. Rimaniamo in silenzio fino a destinazione, nessuno ha una gran voglia di fare conversazione. Luca ci avrebbe anche provato, ma ogni volta lo incenerivo con lo sguardo.
Mia madre ci sta aspettando fuori dal cancello, controllando l'ora sull'orologio al suo polso. Quando si rende conto che stiamo arrivando, ci saluta con la mano. Sembra entusiasta di questa gitarella per negozi, sicuramente lo è più di me. Non ho una gran voglia di mettermi a litigare con loro alla ricerca del mio abito da sposa. Spero solo che quei due manterranno un profilo basso, altrimenti li caccerò poco elegantemente fuori dal negozio.
«Ciao ragazzi». Saluta sedendosi accanto a Sara. «Tu devi essere la nuova collega di mia figlia, ho sentito parlare di te. Io sono Giovanna».
Sara stringe la mano che mia madre le sta offrendo e le regala un sorriso timido. «È un piacere conoscerla».
Avevo accennato a mia madre che ci sarebbe stata anche lei, almeno si sarebbe preparata psicologicamente alla presenza di una terza persona pronta a consigliarmi. Avrà sicuramente storto il naso, ma non importa, io penso al mio benessere in questo momento o i gemellini ne risentiranno di tutto questo stress.
Mia madre parla lungo tutto il tragitto, io decido di scollegare il cervello per evitarmi un sicuro mal di testa. Saranno delle ore parecchio pesanti, meglio preservare la mia sanità mentale, per quanto possibile. Venti minuti dopo, Luca sta parcheggiando la macchina davanti a un grosso palazzo, di fronte a noi il negozio che più temevo. Non ci sono altri posti per andare a vedere dei vestiti da cerimonia? Esiste solo questo cacchio di negozio? La parte con gli abiti da sposa si trova in un altro ingresso e io mi auguro fortemente di non trovare quella persona: speranza vana, la vedo subito all'interno.
«Ci sono altri negozi da queste parti?», chiedo a pochi passi dall'entrata.
«È quello più rifornito, mi sono informato», risponde Luca con decisione. «Perché quell'aria da cane bastonato?».
«C'è Grazia, l'ex di Marco là dentro e io non ci voglio entrare», piagnucolo senza ritegno. Non la vedo da mesi e speravo di non vederla più per il resto della mia vita, ma a quanto pare la sfiga ci vede bene.
«Tu devi essere superiore a lei». Mia madre mi prende sottobraccio e spalanca la porta, trascinandomi nella tana del lupo.
«Oh Serena, che piacere rivederti», cinguetta Grazia con finto entusiasmo. La sua espressione cambia non appena si accorge del mio pancione.
«In cosa posso esserti utile?».
Un lampo di profondo odio passa nelle sue iridi castane, un sorrisetto tirato e di circostanza si forma sulle sue labbra sottili colorate di rosso. Posso scappare? Io taglierei la corda e mi rintanerei nella macchina di Luca, ma mia madre ha altri programmi.
«Mia figlia cercava un abito. Sa, fra un mese si sposa con il suo Marco, un uomo davvero in gamba e sa, mi stanno anche per far diventare nonna. Due gemelli, si rende conto?».
Ora vorrei che il pavimento si aprisse sotto i miei piedi e mi inghiottisse.
«Congratulazioni». Quella semplice parole le esce in un ringhio e io ho come la sensazione che vorrebbe cavarmi gli occhi in questo preciso istante.
«Seguitemi».
Mia madre la segue a testa alta, orgogliosa di quello che le ha appena detto. Luca, invece, mi trascina in disparte.
«Quella sarebbe la pazza furiosa che voleva riprendersi Marco?», chiede guardandola attentamente. Lui non l'aveva mai vista, per sua fortuna. Solo Marica aveva avuto il dispiacere di avere a che fare con lei.
Annuisco mordendomi un'unghia per il nervoso.
«Tu sei un miliardo di volte migliore di lei, te lo posso garantire», commenta poi voltandosi verso di me e prendendomi il viso tra le mani. «Lui ha scelto te, avrebbe preso a sprangate lei. Sta per sposare te, non lei. Quella che porta in grembo i suoi figli sei tu, non lei».
Luca cerca di rassicurarmi in ogni modo possibile, ma la voglia di prendere l'uscita è ancora tanta. Mia madre ci fa cenno di raggiungerli.
Sara mi affianca e mi carezza un braccio. «Luca ha ragione. Tu devi essere superiore a lei. Prendi un bel respiro e cammina a testa alta, Marco sceglierà sempre te».
Inspiro, espiro, inspiro, espiro. I miei amici hanno ragione, devo essere superiore a lei. I due mi prendono sottobraccio e mi accompagnano alla gogna. Grazia ci sta aspettando spazientita e non nasconde tutto il suo malumore.
«Qui ci sono alcuni esempi di abiti. Guardati un po' in giro e poi avvisami quando trovi qualcosa di tuo gradimento. Dubito che troverai un vestito che possa contenere la tua rotondità». La cattiveria con cui sputa quelle parole fa inumidire i miei occhi, ma non le darò la soddisfazione di piangere davanti a lei.
«Senta signorina, i commenti li tenga pure per lei». Mia madre la liquida con un gesto secco della mano.
«Mi perdoni, signora». Finge di essere dispiaciuta e ci lascia soli davanti a tutti quei vestiti da sposa.
Trovo uno sgabello in un angolo e mi siedo, nascondendo il viso tra le mani. Le lacrime premono per uscire, ma questa volta non l'avranno vinta. Sbuffo sonoramente.
«Vuoi che vada a prenderla a calci?». Luca si offre di farle del male fisico e io sono quasi tentata di lasciarlo fare. Io devo essere superiore.
«Tranquillo, al massimo lo faccio io nell'uscita». Lo rassicuro regalandogli un sorriso sghembo. «Ora concentriamoci sul motivo per cui siamo qua. Dobbiamo trovare il mio vestito e io ho bisogno del vostro aiuto».
«Hai ragione tesoro». Mia madre mi posa un bacio tra i capelli e comincia a guardarsi in giro, seguita a ruota da Luca. Io me ne sto seduta tranquilla, con Sara al mio fianco e li osserviamo mentre sgambettano da una parte all'altra. Mi diverto un mondo a vedere le loro espressioni buffe quando vedono capi non di loro gradimento. Ogni tanto mi mostrano dei modelli, ma io li scarto uno alla volta, scuotendo vigorosamente la testa. Non indosserei mai vestiti troppo ingombranti. Vorrei qualcosa di semplice, che valorizzasse le mie forme e che non mi facesse sentire una meringa alla panna. Non voglio nascondere il mio pancione, sarò orgogliosa di esibirlo quel giorno. Questi figli li abbiamo molto desiderati, non sono stati un errore. Il mio occhio cade su un vestito che loro non hanno mai preso nemmeno lontanamente in considerazione. Mi alzo lentamente e lo raggiungo, come se una forza invisibile mi stesse trascinando proprio da lui. È rosa cipria, un colore che adoro. Lo fisso con le lacrime agli occhi: è lui.
Mi volto verso i miei compagni di ricerca e mi porto una mano alla bocca, singhiozzando come una scema.
«Proviamolo», dice mia madre con gli occhi lucidi. Corre a chiamare Grazia, la quale ci raggiunge con un'espressione di puro odio in viso.
«Voglio provare questo abito». Lo sfioro con le dita e perfino al tatto percepisco che è quello giusto per me.
«Dubito che ci entrerai», commenta lei acida.
«Lo scopriremo presto». Non ho alcuna intenzione di badare alle sue parole. So io quello che voglio e lei non l'avrà vinta.
Mi aiuta a indossarlo e mi calza a pennello. Mi osservo allo specchio e quando mi volto verso di loro, mia madre e Luca si stanno abbracciando felici. Sara alza il pollice nella mia direzione, Grazia fa una smorfia disgustata.
Ho trovato il mio vestito e non vedo l'ora di indossarlo quel giorno, quando diventerò la moglie di Marco.

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